Per i già ottimi rapporti tra Italia e Russia la vittoria di Vladimir Putin alle presidenziali avrà un effetto positivo.
Per i già ottimi rapporti tra Italia e Russia la vittoria di Vladimir Putin alle presidenziali avrà un effetto positivo. Lo ritiene il noto politologo italiano, presidente dell’Istituto di Alti Studi in Geopolitica e Scienze Ausiliarie e redattore della rivista “Geopolitica” Tiberio Graziani:
"La vittoria di Putin riconfermerà le alleanze e i partenariati tra Italia e Russia, questo sicuramente da parte di Mosca. E per quanto concerne la parte di Roma, del governo Monti, forse, ci saranno delle prese di distanza su alcuni argomenti, cioè quegli argomenti che sono più “europeisti” nel senso euro-atlantici, non tanto finalizzati alle necessità dei popoli europei, ma alle necessità delle oligarchie euro-atlantiche. Però, per il resto, per quanto riguarda l’assetto industriale italiano e quello russo, chiaramente, le partnership proseguiranno e, anzi, saranno consolidate anche in virtù della nuova presidenza di Putin".
Secondo il dottor Graziani, proprio alla componente euro-atlantica della politica europea, che esprime gli interessi soltanto di una parte delle forze politiche dell’Unione Europea, è dovuto il fatto che la stampa europea continui a rimasticare il tema dei brogli elettorali in Russia. E’ così che in Europa si manifesta il sostegno di una parte dell’opposizione russa da parte degli Stati Uniti:
"L’Europa risente molto della
pressione statunitense. Questo si è visto anche sui media nelle ultime settimane, che hanno in una maniera unanime tentato di screditare la figura di Putin: prima proprio delle elezioni già si parlava di brogli sulla stampa europea. Per quanto riguarda l’accreditamento nelle cancellerie europee del nuovo presidente, questo sicuramente dovrà esserci per forza, i governi europei dovranno riconoscere ovviamente la realtà dei fatti, anche se le oligarchie europee lavoreranno di più sui media, sulla comunicazione: già quest’oggi abbiamo visto sui maggiori giornali delle capitali europei viene riportata la possibilità di brogli, si fa molto perno sui così detti brogli che ci sarebbero stati, per attivare quella opposizione che si trova in Russia, che è un’opposizione, come ben sappiamo, che in pratica si trova soltanto nella capitale. Ciò riflette un nuovo fatto sul piano socio-economico che sta venendo in Russia, certamente da prendere in considerazione, il fatto che si sta creando sostanzialmente una sorta di nuova borghesia cittadina, che è prevalente in alcuni quartieri di Mosca. Questa appartiene ovviamente all’evoluzione socio-economica degli ultimi 20 anni, che è avvenuta in Russia. E’ come se si stesse formando un ceto sociale alleato a una certa rete di intellettuali e che sono forse quelli più filo-occidentali e da un certo punto di vista, per quanto riguarda la storia della Russia, forse “meno russi”, tra virgolette, ovviamente".
E’ a capo di questa “nuova borghesia cittadina” che vuole mettersi l’ala liberale dell’opposizione russa. Eppure in Russia questo tipo di liberalismo sfocia in demagogia. Alla Russia, dice il dottor Graziani, il liberalismo occidentale non serve:
"L’enfasi sul liberalismo in Russia è sicuramente una retorica. La Russia, a mio avviso, non ha bisogno di soluzioni liberali o neo-liberali, ma ha bisogno di una guida sicura, certa e ferma, che possa portare la Russia ad ammodernare quei settori che sono vitali al giorno d’oggi per le nazioni-continenti come appunto è la Russia, quindi l’ammodernamento delle strutture militari, del complesso militare-industriale, l’ammodernamento delle infrastrutture viarie e ferroviarie e l’ammodernamento, ovviamente, dei processi produttivi industriali".
Nel suo programma elettorale Putin ha già annunciato alcuni indirizzi di sviluppo dell’economia russa. Dopo l’inaugurazione del presidente russo, fissata per il 7 maggio, potrà iniziare la realizzazione del programma.
Avete ascoltato un servizio di Olga Dubickaja.
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