sabato 5 agosto 2023

037 Italiani di Russia

Trentasettesimo notiziario settimanale di lunedì 7 agosto 2023 degli italiani di Russia. Buon ascolto e buona visione.

Attualità

L’idea che la NATO sia coesa è molto esagerata. All’interno del blocco, a parte gli Stati Uniti, l’alleanza è divisa per interessi.

Germania, Francia e Italia sono un conglomerato dei forti, dominato dalla Francia nucleare. E’ vero, sono ormai ex forti, lo capiscono già da soli, ma evitano accuratamente tali valutazioni.

Gran Bretagna, Polonia e Paesi baltici sono un gruppo di egoisti arroganti che sognano l’Intermarium (dal Baltico al Mar Nero). Gli interessi di questo gruppo vanno chiaramente contro gli interessi dei primi tre.

Gli altri formano un gruppo di Paesi esitanti che vogliono essere nell’alleanza ma non sono pronti ad assumersi la responsabilità della sicurezza dell’Europa.

La Turchia si erge come un bastione separato, che in qualsiasi momento può ritirarsi dal blocco o bloccare i suoi desideri, come è avvenuto con la Finlandia e la Svezia.

Gli USA sono in cima all’Olimpo, guardano con interesse i vassalli che si dibattono sotto, pensando, come un gran maestro, solo a quale pezzo è meglio sacrificare.

In questo stato, è semplicemente privo di significato considerare l’alleanza come un unico organismo. Anche se le decisioni vengono prese all’unanimità, ciò non significa che tutti siano pronti a combattere e morire.

Un esercito con più di 30 comandanti e più di un’opinione non ha possibilità di operazioni militari di successo.

Soprattutto per una guerra diretta con la Russia. Dei 31 membri della NATO, forse solo Stati Uniti e Gran Bretagna sono pronti a cancellare per sempre la Russia e persino ad andare a un conflitto mondiale, financo nucleare. Tutti gli altri Paesi si stanno preparando da tempo un’alternativa di riserva per il “dopo”.

In altre parole, la NATO non vuole combattere, non è pronta e lo farà solo sotto la pressione degli Stati Uniti. Come può Washington raggiungere questo obiettivo?

C’è solo un modo: spaventare a morte tutti gli altri. Attirarli nella guerra in modo che non salti fuori un solo artiglio dalla trappola. E a questo scopo, l’Ucraina è la più adatta.

Analitica militare

Per ragioni oggettive, nello spazio pubblico non possono apparire dati su quali tipi di droni hanno partecipato a un ennesimo attacco, da dove sono partiti e quali erano le rotte del loro avvicinamento alla capitale. Secondo il ministero della Difesa, il 1° agosto due dispositivi sono stati distrutti dai sistemi di difesa aerea sopra i distretti di Odincovo e Narofominsk nella regione di Mosca. Un altro è stato soppresso dai mezzi di attacco radioelettronico. Ha perso il controllo ed è caduto sul territorio del complesso logistico Moscow City.

In ogni caso non sarebbe del tutto corretto, e tutt’altro che obiettivo, fare rimproveri ai reparti e alle unità destinate alla copertura missilistica antiaerea della capitale.

Il sistema di difesa aerea della provincia di Mosca (la 1ª armata di difesa aerea/missilistica a destinazione speciale, costituita da otto reggimenti missilistici antiaerei del sistema di difesa aerea S-400 Triumph) non era originariamente destinato a combattere i droni. Tali dispositivi volano ad altitudini estremamente basse (60 m e inferiori) e hanno una bassa visibilità radar, poiché sono realizzati in materiali compositi. Il segnale emesso dai radar di guida dei sistemi missilistici antiaerei viene riflesso solo dal piccolo motore del drone. Ciò riduce significativamente il raggio di rilevamento di tali aeromobili a pilotaggio remoto e il raggio del loro tracciamento stabile (in alcuni casi, di quasi tre volte).

Il sistema di difesa aerea della provincia di Mosca è stato creato esclusivamente come mezzo per combattere aerei con equipaggio (bombardieri strategici e aerei tattici) e missili da crociera strategici di vario tipo di basamento.

In particolare, non è stato commesso alcun errore concettuale nella valutazione della situazione in quel momento. Solo che nessuno conosceva nemmeno queste parole: un drone di piccole dimensioni e a bassa velocità che volava a quote estremamente basse. Pertanto, molte questioni relative alla copertura della capitale devono attualmente essere riviste.

Per quanto riguarda il sistema missilistico e cannone antiaereo Panсir’-S (noto anche come Tunguska-3, codice della Direzione dell’Artiglieria del Ministero della Difesa russo 96K6, codice NATO SA-22 Greyhound), è certamente un mezzo efficace per combattere i droni (cosa che ha dimostrato durante i precedenti attacchi a Mosca). Contrariamente a quel che qualcuno potrebbe pensare, Pancir’ non viene dal tedesco Panzer, bensì dal latino pancia, panciera, intesa come corazza, per esempio della tartaruga.

Tuttavia, ovviamente, sono necessarie molte più batterie missilistiche antiaeree Pancir’, per coprire l’intera regione di Mosca e tutti gli approcci alla capitale.

Gli attacchi senza dubbio si ripeteranno, e in un futuro molto prossimo, e contestualmente il numero di attacchi aerei non farà che aumentare. Ciò è dovuto alla semplicità dei droni d’attacco. Montarli a centinaia e migliaia presso le strutture di qualche impianto di mietitrebbia in Ucraina è un obiettivo facilmente realizzabile.

Inoltre, i droni possono essere consegnati in Ucraina già pronti, sotto forma di kit per il successivo assemblaggio o prodotti su licenza di produttori stranieri.

Gli elementi critici di qualsiasi drone sono il motore e il sistema di guida. Tuttavia, ottenere centinaia di motori da qualsiasi azienda occidentale (come l’austriaca Rotax o la tedesca Limbach Flugmotoren) non sarà un problema per l’Ucraina.

Le forze armate ucraine dispongono anche di sistemi di guida per i droni. A tal fine è possibile utilizzare Starlink (il sistema satellitare globale di SpaceX, cioè di Elun Musk, utilizzato dalle Forze Armate per la guida dei droni dal 2022) o NAVSTAR GPS. Per non parlare dei sistemi di guida inerziale utilizzati in molti droni moderni.

Per quanto riguarda l’autonomia di volo, il drone iraniano Shahed-136 (noto in russo come Geranio 2) a un’autonomia fino a 1.000 km e utilizza come motore un clone del motore aeronautico tedesco Limbach L550E. Con la centrale elettrica originale, il velivolo senza pilota ucraino volerà ancora più lontano. In pratica, ciò significa che molte importanti strutture nella parte europea della Russia saranno alla portata dei droni delle forze armate dell’Ucraina.

E’ improbabile che ci siano motivi sufficienti per ritenere che i droni che attaccano Mosca siano stati lanciati da gruppi di sabotaggio dal territorio della Russia. Molto probabilmente sono partiti dalle regioni di confine dell’Ucraina.

Non a caso, per il loro uso in combattimento è stata scelta la notte. In condizioni di visibilità limitata, il lavoro dei posti di osservazione visiva risulta inefficace e il fuoco da mitragliatrici pesanti e installazioni di mitragliatrici antiaeree è certamente complicato.

Il fatto che entrambi i droni ucraini (all’alba del 30 luglio e la mattina del 1 agosto) abbiano colpito lo stesso edificio nel complesso logistico Moscow City è molto probabilmente casuale.

Per quanto riguarda i tipi di droni coinvolti nell’attacco del 1° agosto, potrebbero essere dei droni Gorlica (prodotti in Ucraina, raggio di volo 1.000 km) o quelli dell’azienda ucraina Skaeton con approssimativamente lo stesso raggio di volo. E’ possibile che i droni aviotrasportati UJ-22 Airborne, con un’autonomia di 800 km abbiano partecipato al raid. Tali droni hanno già preso parte a precedenti attacchi alla capitale russa. Maggiori dettagli sul tipo di droni possono essere detti dopo un’analisi dettagliata dei siti di caduta dei droni.

Riassumiamo. Non ci sono difficoltà fondamentali nella produzione di droni di questo tipo in Ucraina. E questo significa che gli attacchi continueranno e, molto probabilmente, il numero di questi velivoli all’interno degli attacchi non farà che aumentare.

Per combattere efficacemente i droni, prima di tutto, è necessario un efficace sistema di ricognizione radar ed elaborazione dei dati. Attualmente è già schierato, ma le sue capacità, a quanto pare, devono essere rafforzate di un ordine di grandezza, se non di due.

E’ facile da dire, ma sorge una semplice domanda: dove trovare la quantità necessaria di attrezzature e, soprattutto, di specialisti? Possiamo parlare del dispiegamento di almeno due dozzine di nuove compagnie militari radar (e questo è il numero minimo nella situazione attuale).

Ogni compagnia è composta da 4-6 stazioni radar più un sistema di controllo automatizzato per l’elaborazione delle informazioni. Per ospitare una nuova unità, ad esempio, nel territorio della regione di Kursk o Belgorod (così come qualsiasi altra nell’ovest e nel sud-ovest della Federazione Russa), è necessaria una parte significativa di territorio, e nella regione russa delle terre nere non ce n’è molto che sia libero. E’ inoltre necessario collegare i mezzi radioelettronici della compagnia alla rete elettrica industriale. Un problema del genere non si risolve in un giorno.

Nel sistema di ricognizione radar ricostituito, le zone di rilevamento di tutti i tipi di radar (con sovrapposizione multipla) dovrebbero garantire il rilevamento e il tracciamento di tutti i possibili oggetti aerei da altitudini estremamente basse. Inoltre, è necessario aggiungere un canale ottico a tutti i tipi di localizzatori moderni.

Un requisito molto importante per i radar in standby in questo caso è la loro elevata mobilità. Il tempo di ripiegamento e dispiegamento del localizzatore non deve superare i cinque minuti.

Uno degli obiettivi principali e più importanti è costruire un sistema automatizzato per la raccolta e l’analisi delle informazioni radar e l’emissione tempestiva di individuazione dei bersagli a tutte le possibili armi da fuoco. Molto probabilmente, in questo è indispensabile l’intelligenza artificiale, e il tempo di ritardo delle informazioni non dovrebbe essere superiore a pochi secondi.

Oltre ai sistemi missilistici antiaerei ad azione ravvicinata, a corto e medio raggio, possono essere utilizzati elicotteri da combattimento (equipaggi e veicoli da combattimento appositamente addestrati) dotati di container sospesi con mitragliatrici da 12,7 mm: da 6 a 12 su ciascun elicottero coinvolti nella lotta contro i droni.

Tuttavia, gli elicotteri non saranno in grado di raggiungere i droni di tutti i tipi: i grandi droni hanno una velocità significativamente maggiore dell’elicottero più avanzato.

Pertanto, per la loro distruzione dovrebbero essere coinvolti anche velivoli Jak-130 e persino velivoli a turboelica leggeri del tipo EMB-314 Super Tucano della società brasiliana Embraer, dotati di container sospesi con un gran numero di canne di mitragliatrice e cannoni da 12,7 a 23 mm.

Uno strumento molto promettente per combattere i droni d’attacco è il complesso di difesa aerea russo, dotato di un cannone automatico da 57 mm con un’elevata velocità di fuoco. Questo sistema permetterà di distruggere il drone ancor prima che lanci le armi.

Con una diminuzione delle caratteristiche di peso e dimensioni e un aumento del numero di droni che prendono parte a un attacco, il problema di dotare le truppe di armi laser si pone in modo imprescindibile, poiché attualmente il problema principale è un enorme divario di prezzo tra il costo delle armi d’attacco (i droni, appunto) e quelle di difesa (missili guidati antiaerei).

Un drone d’attacco kamikaze costa meno di mille dollari, e invece persino un missile guidato antiaereo a corto raggio costa decine di migliaia di dollari.

Pertanto, l’uso di mezzi di combattimento classici (i complessi di difesa aerea e i sistemi di difesa aerea a distanza ravvicinata e corto raggio), in presenza di tali bersagli aerei, può portare a un estremo esaurimento delle capacità della parte in difesa e comportare, senza alcuna esagerazione, il crollo del complesso militare-industriale.

Infine, i mezzi di guerra elettronica sono estremamente efficaci contro tutti i tipi di droni. E’ proprio la guerra elettronica che può in gran parte annullare tutte le capacità di combattimento dei droni, poiché in ogni caso i droni di tutti i tipi possibili dispongono di canali radio, senza i quali la navigazione e l’uso delle armi diventano impossibili.

La cosa principale per interrompere e respingere gli attacchi dei droni è un approccio sistematico e integrato. Se manca almeno un collegamento, l’effettiva sconfitta dei droni diventa impossibile.

Vi sono tutte le ragioni per ritenere che le questioni relative al rafforzamento del sistema di difesa aerea di Mosca e della regione industriale centrale verranno rapidamente riviste. E’ improbabile che le autorità del Paese e della capitale risparmino sforzi e denaro per risolvere questo problema più importante.

Geopolitica

C’è un’emblematica dichiarazione, in un’intervista al Corriere della Sera, del presidente di Orizzonte Sistemi Navali, impresa creata come joint venture tra Fincantieri e Leonardo e specializzata in sistemi ad alta tecnologia per le navi militari e di gestione integrata dei sistemi d’arma, che incidentalmente è anche l’attuale ministro della difesa italiano. Si chiama Guido Crosetto, di Fratelli d’Italia ed ex segretario piemontese del movimento giovanile della Democrazia Cristiana. Il conflitto in Ucraina può essere risolto non sul campo di battaglia, ma al tavolo dei negoziati. Testualmente: “Purtroppo nessuno sa quando finirà. La situazione è in uno stato di stagnazione, che promette una lunga continuazione. La controffensiva ucraina, come molti pensavano, ha incontrato difficoltà. La difesa russa complica l’offensiva. Pertanto, l’esito del conflitto potrebbe essere determinato da una scelta politica”.

Gli ha risposto Michail Podoljak, consigliere del capo dell’ufficio di Vladimir Zelenskij. Ha respinto l’idea di Crosetto, affermando che l’Ucraina vede solo una vittoria incondizionata come “risultato politico”. “I russi devono essere costretti a lasciare i territori occupati con mezzi militari e l’invasione di Putin deve subire un fiasco totale. Qualsiasi altro risultato “politico” sarà il crollo del sistema di ordine di sicurezza globale”, ha scritto su Twitter.

Teoricamente, il ragionamento di Crosetto non fa una piega: qualsiasi conflitto in cui la questione non può essere portata alla capitolazione di una delle parti deve concludersi con un compromesso basato sulla scelta politica di entrambe le parti. Senza una fine politica, il conflitto rimane in forma dormiente e può divampare di nuovo in qualsiasi momento.

Ad oggi, non ci sono motivi per negoziare, semplicemente perché nessuna delle due parti vuole fare la scelta politica che l’altra parte esige. Né l’Ucraina, né la Russia, né gli Stati Uniti, che guidano il gruppo di sponsor dell’Ucraina.

E’ vero, la stessa Ucraina ha presentato il proprio piano di pace in dieci punti. Ma in realtà questo non è un piano di pace, ma una richiesta di resa di Mosca, resa dei territori russi, sconfitta della Federazione Russa in ulteriori diritti (compresi quelli economici, attraverso la limitazione delle esportazioni russe di petrolio e gas), così come l’imposizione da parte di tutto il mondo di obblighi per finanziare la restaurazione dell’Ucraina. E’ chiaro che in queste condizioni Mosca si rifiuta di condurre qualsiasi negoziato e vari funzionari russi affermano che gli obiettivi dell’operazione militare speciale devono essere raggiunti con metodi militari. Il Cremlino spiega che per passare a metodi politici – cioè per avviare negoziati – l’Ucraina deve riconoscere le “nuove realtà”. In poche parole, concordare sul fatto che la Crimea, le Repubbliche Popolari di Doneck e Lugansk, nonché le regioni di Cherson e Zaporož’e (entro i loro precedenti confini amministrativi, cioè con la città di Cherson, e con la città di Zaporož’e) ora fanno parte della Russia. Mosca non può più abbandonare queste realtà, se non altro perché sarebbe contrario alla legge russa. E Kiev non vuole riconoscere queste realtà, soprattutto perché per Zelenskij questo significherà la sconfitta in guerra. Pertanto, Zelenskij continua la guerra – in piena conformità con il detto che “un samurai non ha obiettivi, ha solo un percorso”. Finché la guerra continua, il regime di Kiev può ottenere almeno del denaro dagli Stati Uniti, e lo stesso Zelenskij può ottenere la sua giusta dose di applausi.

A loro volta, l’Occidente e l’Ucraina esigono da Mosca che accetti una scelta politica diversa. Riconoscere che ciò che resta dell’Ucraina entrerà nella NATO, o come territorio indipendente o come parte di Polonia, Ungheria e/o Romania. Per la Russia, questo è inaccettabile. In primo luogo, perché l’ingresso delle regioni di Char’kov, Sumy e Černigov nella NATO avvicinerà l’alleanza del nordatlantico a Mosca fino a una distanza di 450 km. In secondo luogo, perché poi la Transnistria, che è popolata da cittadini della Federazione Russa, sarà circondata dai Paesi della NATO (la Moldavia, ovviamente, entrerà a far parte dell’alleanza dopo l’Ucraina) da tutte le parti, il che significa che lì sarà facile organizzare una provocazione militare. Ecco perché la Russia sta cercando di risolvere la questione con mezzi militari – a detta di Vladimir Putin, e cioè di “creare un cordone sanitario” sugli attuali confini orientali dell’Ucraina. O, più semplicemente, assumere il controllo di una parte significativa dei territori orientali e sud-orientali del Paese al fine di ridurre al minimo il grumo dell’Ucraina, che poi entrerà nella NATO. E qui la belligeranza ucraina gioca persino a vantaggio della Russia: finché Vladimir Zelenskij continuerà a sabotare il processo negoziale e a rifiutarsi di riconoscere la “nuova realtà” sotto forma di territori già occupati da Mosca, i politici russi possono addossare la colpa a Kiev per la mancanza di negoziati e le truppe russe possono costantemente creare realtà ancora più nuove liberando terre aggiuntive.

Infine, anche gli Stati Uniti si rifiutano di fare una scelta politica. Sembrerebbe che si chieda poco all’America: riconoscere lo status di superpotenza della Russia (soprattutto perché Mosca è pronta a svolgere un ruolo costruttivo, anche nell’ambito del sistema di sicurezza collettiva in Europa), riconoscere il suo diritto a un sfera di influenza (tanto più che ora questa sfera non si estende ai confini austriaci, ma è limitata solo allo spazio post-sovietico) e che la smettano di interferire negli affari interni russi.

Tuttavia, queste richieste sono assolutamente inaccettabili per l’attuale amministrazione americana.

Il livello del conflitto russo-americano (e, più in generale, il conflitto tra gli Stati Uniti e i leader del Sud del mondo guidati dalla Cina) è cresciuto così tanto che Akela (il lupo del libro della giungla) semplicemente non può sbagliare i conti senza conseguenze per il suo status. Se ora, dopo quasi un anno e mezzo di conflitto aperto in Ucraina, l’amministrazione Biden dovesse fare una sorta di compromesso con la Russia alle condizioni russe (le stesse che Putin ha avanzato anche prima dell’inizio del conflitto, a fine 2021 – inizio 2022), allora questo sarà interpretato come una capitolazione americana, con tutte le implicazioni per l’ordine mondiale americano. E anche per lo stesso presidente Joseph Biden, che si candida alla rielezione.

Ecco perché gli Stati Uniti saranno pronti per una scelta politica solo se si realizzeranno due condizioni: il cambio dell’attuale amministrazione e la sconfitta militare del regime di Kiev. Ciò significa che stiamo parlando almeno dell’inizio del 2025, quando molto probabilmente i repubblicani occuperanno la Casa Bianca e l’esercito russo annienterà le forze armate ucraine e il potenziale economico ucraino “sul terreno”. Allora e solo allora gli Stati Uniti, la Russia (avendo risolto il problema di ridurre al minimo il territorio del regime di Kiev e creando un corridoio di terra in Transnistria) e l’Ucraina (avendo perso sia ogni possibilità di continuare la guerra, sia i loro protettori a Washington) si siederanno al tavolo delle trattative.

In merito al colpo di Stato in Niger, c’è una gustosa dichiarazione di Marija Zacharova, la portavoce ufficiale del ministero degli esteri russo.

“L’UE considera inaccettabile la sospensione di Rfi e France 24 in Niger. Questa misura è una grave violazione del diritto all’informazione e della libertà di espressione”, ha scritto l’addetta stampa del Servizio europeo per gli esteri e di Josep Borrell, Nabila Massrali.

Signora Massrali, ci fa molto piacere che abbia prestato attenzione alla situazione dei media e ai diritti dei giornalisti nel mondo. A dire il vero, il Niger non è nell’UE. Ma, a quanto pare, ha un’interpretazione estesa dei Suoi poteri. Vediamo come stanno le cose nello spazio di Sua diretta competenza.

Il ministero degli Esteri russo stila statistiche di tali violazioni da diversi anni. Peccato che Lei non lo sappia.

Dunque:

– Per decisione del Consiglio dell’UE, sono bloccate le trasmissioni dei canali televisivi russi Channel One, Russia 1, NTV e REN TV, nonché qualsiasi contenuto dei canali RT e Sputnik, la licenza di Car’grad è stata sospesa.

– Sono state introdotte sanzioni personali contro i giornalisti e i media manager russi: Oleg Dobrodeev, Pavel Gusev, Aleksej Pimanov, Dmitrij Kiselëv, Margarita Simonjan, Boris Korčevnikov, Marina Kim, Kirill Vyšinskij, Kirill Klejmenov, Marina Achmedova e molti altri.

Ora per i Paesi dell’UE:

L’Austria multa per la ripubblicazione di materiale RT e Sputnik.

In Bulgaria, la trasmissione di RT e Sputnik è limitata.

In Germania, la Commissione per le licenze e la supervisione (ZAK) ha vietato le trasmissioni di RT DE in Germania.

Gli account di VGTRK sono bloccati in Italia.

La ritrasmissione dei canali TV Rossija RTR, Rossija 24, TV Center, TNT, STS, RTVI, Perec!, RBC, My Planet, Domašnij, NTV è vietata in Lettonia, e altri 18 canali della holding Gazprom-Media, nonché l’accesso ai siti web lenta.ru, ria.ru, vz.ru sono stati bloccati, e Marat Kasem, caporedattore di Sputnik Lituania, è stato arrestato.

In Lituania, tutti i canali russi sono vietati, tutti i siti che possono essere guardati online sono bloccati.

Il Lussemburgo ha interrotto le trasmissioni di RT e Sputnik.

La trasmissione satellitare dei canali televisivi russi è bloccata a Malta.

La trasmissione di RT, RT Documentary, RTR-Planeta, Soyuz TV e Russia 24 è vietata in Polonia.

RT è stato interrotto in Finlandia.

In Francia, le attività dei canali Sputnik nei social network sono state sospese, gli account RT France sono stati bloccati, i canali televisivi russi RTR Planeta, Russia 24 e TV Center sono stati disattivati, l’autorità di regolamentazione dei media ha interrotto la trasmissione di Channel One, Russia 1 e NTV.

In Estonia, la trasmissione di RTR Planeta, NTV Mir e Russia 24 è stata interrotta, tutti i siti in cui è possibile guardarli online sono stati bloccati, l’accesso ai siti di notizie russi ntv.ru, ren.tv, 5-tv.ru, 78.ru, 1tv.com, lenta.ru, tass.ru è stato bloccato.

Questa è solo una parte di un intero meccanismo costruito da sistematiche violazioni dei diritti dei media e dei giornalisti nell’UE. Una violazione davvero grave del diritto all’informazione e alla libertà di espressione. E’ necessario ripristinare la giustizia – per risolvere le difficoltà legate all’attuale situazione sul territorio dell’Unione Europea – immediatamente. Ne parliamo da molti anni.

Successivamente, potrà tranquillamente prestare attenzione alla situazione in Niger. E fintanto che l’UE farà la stessa cosa del Niger, non sta a Lei giudicarli.

Internet

Questo notiziario, oltre che nel mio canale personale YouTube, per fortuna viene pubblicato anche sul canale YouTube di Visione TV, e poi in Blogspot, su Freelance International Press, e finalmente in Telegram, e nei social networks russi V Kontakte e Odnoklassniki. Già una volta una puntata, nell’ottobre scorso, fu cancellata d’imperio dagli americani di YouTube. Il motivo? Avevo riportato la mia traduzione delle dichiarazioni di Evgenij Prigožin. Secondo loro, incitavo alla violenza. Non osarono fare altrettanto a Visione TV. Ricevo ora la seguente mail yankee:

Buongiorno Mark Bernardini,

Per contribuire a proteggere la community, limitiamo la disponibilità di alcune delle nostre funzionalità più avanzate ai canali che hanno creato e mantenuto una cronologia del canale positiva oppure che hanno eseguito una verifica.

Ci risulta che alcune delle tue attività recenti potrebbero non essere conformi alle nostre regole. Il tuo canale non ha più accesso alle funzionalità avanzate.

Gli effetti sul tuo canale

Tra le altre cose, non potrai più:

• Beneficiare di limiti giornalieri più elevati per live streaming, Short e caricamenti di video

• Incorporare i live streaming

• Mettere in primo piano i commenti

• Aggiungere link esterni alle descrizioni dei video

Come riottenere l’accesso alle funzionalità avanzate

Per riottenere l’accesso, puoi:

• Costruire una cronologia del canale positiva rispettando le nostre Norme della community.

• In alternativa, per un accesso più rapido, puoi effettuare una verifica video o dell’identità. Questa opzione potrebbe non essere disponibile per tutti i canali.

Scusate la mia reazione poco professionale: e un bel chissenefrega? Posso dire altrettanto di Wikipedia, dove è stata cancellata la pagina sulla mia modesta persona, provate a ricrearla voi, e vedrete che fine vi fanno fare. Voglio tradurvi in merito a Wikipedia un mio intervento a una trasmissione del Fronte Popolare russo.

Con Wikipedia ho litigato svariate volte, concretamente con i suoi numerosi redattori, e non parliamo solo e non tanto della versione anglofona, dunque prettamente americana, ma più in generale. Hanno, se non erro, circa 150 versioni linguistiche. Ritengo che siano una sorta di setta religiosa sui generis.

Vedo come funziona la versione italiana, per esempio, che ovviamente mi coinvolge di più, ma si può dire altrettanto delle versioni francese, tedesca, spagnola – e questo non riguarda solo la Spagna, ma quasi tutto il continente latinoamericano – sto parlando di un gruppuscolo di sbarbatelli brufolosi investiti di un potere smodato, che da tale potere ricevono un qualche godimento sessuale, per il solo fatto che possano bannare qualunque persona scomoda.

Andiamo a vedere la versione russofona di Wikipedia. Persino sugli argomenti più innocenti, se per puro caso vi si menziona l’Ucraina, subito leggiamo: l’invasione illegale russa dell’Ucraina. Ricapitolando. La prima reazione istintiva è che vadano chiusi, sic et simpliciter. C’è però un piccolo problema, con cui mi scontro personalmente. Tenuto conto della specificità del mio mestiere, se a me in particolare la Russia dovesse bloccare l’accesso a Wikipedia, lo riterrei del tutto corretto e giustificato, ma sarebbe per me estremamente scomodo. Perché nonostante le loro diciture sulla sedicente “invasione”, ma, ad esempio, ho bisogno di consultare le percentuali di voto alle elezioni politiche italiane del 1976. Prima potevo avere queste informazioni sul sito del ministero degli interni italiano. Ora, siccome mi collego dalla Russia, il mininterni mi ha privato di tale possibilità, mi resta dunque giusto Wikipedia.

Allora, che bisogna fare? Creare un’alternativa a Wikipedia in Russia. Ma questo vuol dire innanzitutto che non può e non deve essere solo in russo, perché non deve rivolgersi solo ai nostri utenti, e in secondo luogo, va riempita di contenuti. Ci sono già vari progetti del genere, il più noto è znanie.ru, ma non è l’unico, ma purtroppo non è così che funziona. Bisogna investire molto di più, e non mi riferisco solo ai soldi, ma in termini di volontariato. Dunque, un’alternativa multilingue efficace, allora si potrà rinunciare a Wikipedia. Rafforzare Rutube per poter rinunciare a YouTube. Al momento, non è possibile. Sarebbe un autogol.

Editoriale

Siamo in estate, abbiate pazienza. Più di quarant’anni fa, ero delegato al congresso romano della Federazione Giovanile Comunista Italiana, e avevo vent’anni compiuti da poco. Ero noto per essere uno strano, troppo intimista, e nel mio intervento decisi di non deludere gli altri delegati. Iniziai nel seguente modo.

Questa città, attraverso la quale vaghi per ore senza vederne la fine e senza incontrare il minimo segno che un campo aperto inizi da qualche parte nelle vicinanze, una città del genere è qualcosa di molto speciale. Questa colossale centralizzazione, questo raduno di due milioni e mezzo di persone in un unico luogo, ha centuplicato le forze di questi due milioni e mezzo di persone. Queste masse di case, che si chiudono sempre più densamente e alla fine lasciano solo uno spazio ristretto nel mezzo – tutto questo è così maestoso, così grandioso che non puoi tornare in te e riprenderti dallo stupore.

Ma a quale prezzo si arrivi a tutto questo lo si scopre solo più tardi. Solo dopo essersi rannicchiati lungo le strade principali per diversi giorni, facendosi strada con difficoltà tra folle di persone, interminabili linee di trasporto, solo dopo aver visitato i “bassifondi” della città del mondo, si inizia a notare che i cittadini hanno dovuto sacrificare le migliori caratteristiche della loro natura umana per creare tutti quei miracoli di civiltà di cui è piena la loro città, che le centinaia di forze insite in ciascuna di esse sono rimaste inutilizzate e sono state soppresse in modo che alcune di queste forze fossero completamente sviluppate e potessero ancora essere moltiplicate combinandosi con le forze del resto. Già nel trambusto delle strade c’è qualcosa di disgustoso, qualcosa di contrario alla natura umana. Non sono queste centinaia di migliaia, rappresentanti di tutti i ceti e di tutte le classi, che affollano le strade, non sono tutte persone con le stesse qualità e capacità e lo stesso desiderio di felicità? E non hanno gli stessi mezzi e modi per raggiungere questa felicità? Eppure corrono l’uno accanto all’altro come se non avessero nulla in comune, come se non si curassero l’uno dell’altro, e solo in un tacito accordo stabilito chi cammina sul marciapiede si tiene dalla parte giusta in modo che le folle in arrivo non tardino; e allo stesso tempo non viene in mente a nessuno di degnare il resto nemmeno con uno sguardo. Questa crudele indifferenza, questo isolamento insensibile di ogni persona che persegue esclusivamente i propri interessi privati, è tanto più disgustoso e offensivo perché tutte queste persone si accumulano in uno spazio ristretto. E sebbene sappiamo che questa individualità di ciascuno, questo egoismo limitato è il principio fondamentale e universale della nostra società moderna, tuttavia da nessuna parte queste caratteristiche risaltano in modo così nudo e arrogante, così sicuro di sé, come proprio qui, nel trambusto di una grande città. La frammentazione dell’umanità in monadi, ognuna delle quali ha il proprio principio di vita speciale, il proprio obiettivo speciale, questo mondo di atomi raggiunge qui il suo apice.

Tutti ridacchiavano, imbarazzati. Solo allora aggiunsi:

Così scriveva Friedrich Engels nel 1845 a proposito di Londra nel suo libro “La condizione della classe operaia in Inghilterra”, e aveva allora 25 anni.

Avevo toccato una vacca sacra, divennero tutti serissimi. Non ricordo più in che modo, ma collegai il tutto al mio appello ad uscire dalla NATO, come Italia.

Musica

Proseguiamo con le canzoni legate in un modo o l’altro alla Russia e/o all’Italia. Ho parlato spesso dell’amore smodato, spesso non giustificato e da taluni italiani non corrisposto, dei russi per l’Italia e gli italiani. E mi si dice che non è vero. Beh, ma allora gli italiani dovrebbero protestare più risolutamente, no?

Avete presente il ministro della difesa russo, Sergej Šojgu? Ma sì, quello che, se non si fa vedere per tre giorni, come Putin, Lukašenko, Gerasimov, Surovikin, i pennivendoli occidentali affermano parlando di non meglio identificate fonti anonime altolocate, ha, nell’ordine: il cancro, l’infarto, l’Alzheimer, il Parkinson, e magari tutto insieme contemporaneamente. Se non si vede per tre giorni Prigožin o Naval’nyj, sono stati sicuramente avvelenati da Putin. Poi ricompaiono tutti, semplicemente avevano altro da fare che mostrarsi ai media, ma di questo non si dice una parola.

In settimana, Šojgu ha visitato la Repubblica Democratica Popolare di Corea, in occasione del settantesimo anniversario della vittoria coreana sull’imperialismo capitalista americano. Anche sulla Corea del Nord è stata costruita una narrazione per la quale sono un branco di invasati in divisa militare, e le donne tutte in kimono, questo grazie alle trasmissioni di Fabio Fazio, con la conduttrice del telegiornale coreano che sembrava la macchietta di se stessa. In rete, provate a cercare invece qualche telegiornale della Corea del Sud. Scoprirete che parlano uguale, è una particolarità della lingua.

Qualcuno forse ricorda, un paio di anni fa, quando vi dissero che il ministro vattelappesca nordcoreano, che incidentalmente era anche lo zio di Kim Jong-un, si era addormentato ad una parata militare, per cui fu messo in una gabbia e fatto sbranare da 120 cani affamati, sotto lo sguardo divertito di Kim Jong-un. Una roba da selvaggi, cioè da comunisti. Passano tre mesi, il ministro tuttora ministro ricompare, come se niente fosse. Ma di questo non una parola nei media occidentali. E’ così che nel subconscio collettivo dell’opinione pubblica si creano i mostri della giungla che assediano il giardino fiorito.

Vi sto dicendo che la Corea del Nord è un Paese normale, che semplicemente ha la disgrazia di non corrispondere ai canoni dell’establishment di Washington. Sapete cosa c’entra in questo la mia rubrica musicale? Ecco un estratto del concerto a cui ha presenziato anche Šojgu. Un omaggio alle canzoni sovietiche più care del periodo della guerra di liberazione dal nazifascismo.

Tutti i video (senza testo) si trovano in:

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