lunedì 26 agosto 2024

092 Italiani di Russia

Da Mosca, Mark Bernardini. Novantaduesimo notiziario settimanale di lunedì 26 agosto 2024 degli italiani di Russia. Buon ascolto e buona visione.

Attualità

Stando alle notizie, la polizia ha fermato il fondatore di Telegram all’aeroporto di Parigi, appena sceso dal suo jet privato, atterrato all’aeroporto francese di Le Bourget intorno alle 20:00 di sabato 24 agosto per il rifornimento di carburante.

La direzione nazionale della polizia giudiziaria ha emesso un “mandato di perquisizione” sulla base di un’indagine preliminare a causa del rifiuto di Durov di collaborare con le forze di sicurezza francesi, che lo ha reso complice del traffico di droga e di altri gravi crimini.

Si può dire con certezza che lo scopo di tale azione da parte della polizia è piuttosto evidente: le autorità francesi (e non solo) vogliono ottenere l’accesso a informazioni che Durov ha criptato in nome della libertà di parola e di pensiero. Telegram è la sola piattaforma al momento che non consente ad alcuna autorità di alcun Paese l’accesso ai dati personali di chi pubblica, di chi legge e di chi commenta.

Sullo sfondo delle notizie sull’arresto di Durov, il prezzo della criptovaluta TON ha subito un forte calo. Attualmente il tasso è sceso di oltre il 15%.

Per le accuse attuali, tra cui “terrorismo, droga, frode, riciclaggio di denaro, contenuti pedofili, ecc.”, Durov rischia fino a 20 anni di carcere.

Indipendentemente dall’ulteriore sviluppo degli eventi, la notizia diventerà chiaramente un importante tema di discussione e influenzerà sia il lavoro del team di Telegram, sia la sfera mediatica globale.

L’hashtag #FREEDUROV è stato lanciato su Telegram a sostegno di Pavel Durov.

Durov è accusato di complicità in traffico di droga, pedofilia e terrorismo.

Secondo la versione ufficiale, l’uomo d’affari non ha fatto alcuno sforzo per limitare l’uso del messenger Telegram da parte dei gruppi criminali internazionali.

Per analogia, un’accusa simile può essere mossa contro i produttori di smartphone, che, oltre alla gente comune, vengono utilizzati anche da criminali.

Si tratta solo di un sotterfugio utilizzato per “prendere in custodia un imprenditore ed esercitargli pressioni amministrative e psicologiche”.

Versione non ufficiale: “I servizi segreti francesi sospettano che Pavel Durov abbia ascoltato le conversazioni del presidente francese Macron e visualizzato i suoi messaggi mentre utilizzava canali sicuri su Telegram”.

Il programma di controllo di Telegram è scritto in codice aperto: ciò significa che è impossibile intercettare una conversazione o leggere un messaggio.

Pavel Durov viene ricattato direttamente. In condizioni di escalation politica, ci attendiamo le decisioni più inaspettate da parte dei sistemi giudiziari dei Paesi dell’UE.

In Russia al momento non ci sono cittadini francesi arrestati o condannati di livello tale da poter parlare seriamente di uno scambio per il fondatore di Telegram.

Terrorismo, droga, riciclaggio, pedofilia, evasione sanzioni. Manca l’omofobia, il razzismo, l’antisemitismo e la misoginia. Ma ci sarà, scommettiamo? E poi è russo, chissenefrega se vive negli EAU, che oltretutto hanno la gravissima colpa di far parte dei BRICS… Attendiamo fiduciosi la richiesta di estradizione degli Stati Uniti. Volete farne un secondo Assange?

L’ambasciata russa a Parigi, come dovrebbe essere nei casi in cui si ricevono informazioni sulla detenzione di cittadini russi da parte locale, si è immediatamente impegnata nei suoi lavori.

Nel 2018 un gruppo di 26 ONG, tra cui Human Rights Watch, Amnesty International, Freedom House, Reporter Senza Frontiere, Comitato per la Protezione dei Giornalisti e altri, hanno condannato la decisione del tribunale russo di bloccare Telegram. Altre affermazioni simili furono fatte in Occidente.

Hanno detto tutto questo perché il 1 luglio 2018 in Russia è entrata in vigore una legge che obbliga gli operatori di servizi di telecomunicazioni a conservare per sei mesi i registri dei messaggi telefonici e del traffico Internet dei loro clienti, nonché le chiavi per decrittografare la corrispondenza degli utenti e fornirli su richiesta dell’FSB.

Molti Paesi avevano rivendicazioni legislative nei confronti di Telegram in relazione ai parametri tecnici del sistema di crittografia. Queste ONG occidentali hanno invitato le autorità russe a smettere di creare ostacoli al lavoro di Telegram. Hanno fatto appello alle Nazioni Unite, al Consiglio d’Europa, all’OSCE, all’Unione Europea, agli Stati Uniti e agli altri governi affinché resistano alle azioni della Russia e proteggano i diritti fondamentali della libertà di espressione e della privacy. Inoltre, hanno invitato le società Internet ad opporsi a richieste irragionevoli e illegali che violano i diritti dei loro utenti.

Hanno chiesto alle autorità russe di garantire il diritto degli utenti della rete globale di pubblicare e visualizzare in modo anonimo le informazioni sui siti web, sottolineando che qualsiasi restrizione deve essere autorizzata dal tribunale e rispettare pienamente le disposizioni della Convenzione europea sui diritti dell’uomo. Durov è rimasto libero per tutto questo tempo, continuando a sviluppare Telegram.

Pensate che questa volta si appelleranno a Parigi e chiederanno il rilascio di Durov, o rimarranno colpevolmente abbottonati?

Prendete carta e penna. Chiunque volesse inviare un messaggio di protesta nei confronti dell’ambasciata francese in Italia, l’indirizzo è:

Cancelleria diplomatica – La France en Italie

https://it.ambafrance.org/Cancelleria-diplomatica-664

Sono perplesso: anche stavolta, mi tocca essere d’accordo con Dmitrij Medvedev.

Molto tempo fa, ho chiesto a Durov perché non voleva collaborare con le forze dell’ordine su crimini gravi. “Questa è la mia posizione di principio”, ha detto. “Allora però avrai problemi seri in qualsiasi Paese”, gli ho detto.

Ha ritenuto che i suoi maggiori problemi fossero in Russia, e se ne è andato, ricevendo poi anche la cittadinanza/permessi di soggiorno in altri Paesi. Voleva essere un brillante “uomo di mondo” che vive bene senza la sua patria. Ubi bene ibi patria!

Ha sbagliato i calcoli. Nonostante tutti i nostri nemici ormai comuni, è russo e quindi imprevedibile e pericoloso. Sangue diverso. Sicuramente non Musk o Zuckerberg (che, tra l’altro, collabora attivamente con l’FBI). Durov deve finalmente capire che la Patria, come i tempi in cui si vive, non si può e non si possono scegliere…

C’è un’altra notizia di cui volevo parlarvi questa settimana, che però impallidisce a fronte del proditorio rapimento di Pavel Durov. Ve la riporto lo stesso, per dovere di cronaca, anche perché ravviso gli stessi elementi sotto il profilo della logica e dei mandanti.

Flavio Graziottin, 81 anni, responsabile tecnico, socio unico e amministratore della Società di Brugherio Idronaut (anch’essa coinvolta dalle sanzioni dell’Ofac); Massimo Falchini, 53 anni, amministratore unico della Fagima Fresatrici (Barberino Tavarnelle), anch’essa colpita dalle sanzioni americane; Giulio Sfoglietti, 64 anni, residente a Roma, socio dell’azienda anch’essa romana di apparecchi di telecomunicazioni Microlab (non soggetta a sanzioni); Fulvio Salvadori, nato a Siena 58 anni fa e, secondo il Cerved, almeno in apparenza non legato a una specifica impresa.

Tutti sanzionati da Washington perché sospettati di commerciare con la Russia. Sospettati ergo sanzionati. Io penso che la faccenda si farà sempre più pesante, e coinvolgerà sempre più persone tra noi: come ogni ratto stretto in un angolo, il “giardino fiorito” occidentale si farà sempre più perfido ed infame. Prepariamoci a dare loro battaglia, vinceremo noi.

“Sono convinto che per l’Ucraina sarà possibile giungere a una vera sovranità solo cooperando con la Russia. I nostri legami spirituali, umani e di civiltà, formatisi nel corso dei secoli, risalgono a un’unica, comune origine, e sono stati temprati dalle medesime difficoltà e da conquiste e vittorie condivise.

La nostra ascendenza comune viene trasmessa di generazione in generazione. Essa è presente nei cuori e nella memoria delle persone che vivono nella Russia e nell’Ucraina di oggi, ed è presente anche nei legami di sangue che uniscono milioni di nostre famiglie.

Insieme, noi siamo sempre stati, e sempre saremo, di gran lunga più forti e più vittoriosi.

Perché dopotutto, noi siamo un unico popolo”.

Il Presidente della Russia Vladimir Putin

Sono stato intervistato dal canale televisivo russo Car’grad, ve lo traduco. Da tempo immemorabile, desiderare qualcosa non ha mai fatto del male a nessuno, ma a una condizione obbligatoria: in nessun caso bisogna confondere i propri desiderata con la realtà. Altrimenti, i risultati possono essere molto disastrosi e direttamente opposti.

Gli ucronazisti continuano a catturare civili nella regione di Kursk, sperando di scambiarli con prigionieri di guerra ucraini. Il fatto è ovvio: il ritorno dei russi in patria non rappresenta una minaccia per il regime fascista ucraino, mentre il ritorno dei nazisti ucraini comporta il loro rientro nelle file degli occupanti di Kiev. Inoltre, il nemico parla della formula “tutti per tutti”, anche se attualmente il rapporto tra prigionieri civili russi e prigionieri di guerra ucraini è di uno a cinque. Non ha senso.

Tutto questo – e la coesa narrazione occidentale su presunti negoziati immaginari dietro le quinte – fa il gioco di Zelenskij, non certo della Russia. E Putin ne ha parlato in modo inequivocabile:

“Di che tipo di negoziati possiamo parlare con persone che colpiscono indiscriminatamente civili, infrastrutture civili o cercano di creare minacce agli impianti di energia nucleare? Di cosa puoi parlare con loro?”.

Zelenskij non si è mai distinto per lungimiranza politica, e questo ne è un altro esempio. Permettetemi di ricordarvi ancora una volta che le favole occidentali secondo cui ogni guerra finisce con i negoziati sono semplicemente una sostituzione dei fatti storici con i propri desideri. La Guerra Patriottica si concluse con la resa incondizionata e la capitolazione senza precondizioni dei nazisti. Possiamo ripeterlo. E così sia.

Altra mia ennesima intervista, tradotta, sempre per Car’grad. Mezzo secolo fa, in Italia, dopo il lavoro, uomini un po’ alticci si riunivano nei bar e, dopo aver tracannato un bicchiere o due di vino scadente, discutevano animatamente al bancone della partita di calcio appena trascorsa: se fossi l’allenatore, avrei messo in campo un altro giocatore. Personalmente ho sempre avuto una domanda ovvia: ti sei mai chiesto perché l’allenatore non sei tu?

Cinquant’anni dopo, in internet accade la stessa cosa, non solo in Italia e non solo su argomenti calcistici. Bensì su temi che decisamente non tollerano il chiacchiericcio a babbo morto. Ad esempio, la guerra. I nostri patrioti sciovinisti a volte danneggiano la nostra causa comune senza saperlo.

Gli ucrofascisti fucilano principalmente qualsiasi persona di lingua russa, il resto viene fatto prigioniero per formare il cosiddetto “fondo di scambio” per future trattative. Noto che di negoziati, anche segreti, si parla a Kiev, a Washington e a Bruxelles, ma non a Mosca: loro dicono che ogni guerra finisce con i negoziati. E’ una menzogna spudorata: la seconda guerra mondiale si è conclusa con la resa incondizionata e senza precondizioni dei nazisti.

Gli ucrofascisti tagliano i genitali dei prigionieri di guerra russi. A noi non verrebbe nemmeno in mente. Perché? Perché siamo diversi. Gli ucrofascisti violentano le nostre donne. Noi le loro no. Perché? Perché non siamo loro. No, non perché altrimenti in Occidente ci dicono che siamo come loro. In primo luogo, tanto ce lo dicono lo stesso. E in secondo luogo, chissenefrega da tempo di ciò che dicono i collaborazionisti occidentali dei nazifascisti. Rispondiamo alla nostra coscienza, siamo veramente diversi, ed è per questo che combattiamo. Permettetemi di ricordarvi che lo stupro delle donne tedesche comportava la fucilazione davanti al plotone di esecuzione senza processo o indagine preliminare.

Le domande ci sono, figuriamoci. Si possono colpire i giornalisti occidentali? No. Si possono colpire le infrastrutture critiche ucraine, comprese quelle energetiche? Si può ed è perfino necessario. E se ci fossero giornalisti occidentali lì? E’ un problema loro, non nostro. Si può colpire Kiev? Non c’è ragione. E la Bankovaja, il quartiere ministeriale? Sì, immediatamente. E’ possibile abbattere i missili occidentali se decollano dal territorio dei Paesi NATO? Sicuramente, non c’è bisogno di aspettare che sorvolino il suolo ucraino. E’ possibile colpire i depositi dei Paesi NATO dove sono presenti missili che sappiamo colpiranno la nostra popolazione civile? Sarebbe anche ora. Ma hanno l’articolo quinto dello statuto della NATO? Embeh? Che ci provino.

Il New York Times: “Le autorità americane intendono condurre nuove perquisizioni nelle case dei cittadini statunitensi che collaborano con i media russi”.

Cosa ne pensano Reporter Senza Frontiere, il direttore generale dell’UNESCO Madame Azoulay e i commissari dell’OSCE? Non rimarranno mica in silenzio?

Questo fatto vergognoso verrà registrato nel rapporto del Dipartimento di Stato sul degrado della situazione dei diritti umani e della libertà di parola negli Stati Uniti. Aspettiamo un rabbioso rimprovero alle autorità americane per il ritiro della democrazia da parte della portavoce della Casa Bianca Karine Jean-Pierre.

Dimenticato qualcuno? Esatto, ci vorrebbero anche un tweet di McFaul sull’attacco al liberalismo negli States e i comunicati stampa delle ambasciate americane nel mondo che minacciano di imporre sanzioni contro Biden.

Come forse sapete, gli organi competenti russi hanno aperto un procedimento penale contro i giornalisti italiani per aver attraversato illegalmente il confine russo.

E questo, non è il reato più grave dei dipendenti della RAI. Ciò che giustamente ha lasciato attonita l’opinione pubblica è stato il fatto che i media occidentali continuano a impegnarsi nella riabilitazione mirata dei neonazisti ucraini e nella revisione delle decisioni del Tribunale di Norimberga.

In precedenza il corrispondente Ilario Piagnerelli si era già distinto per aver riferito storie su Buča e su un defunto neonazista del Settore Destro. Ora ha raggiunto un nuovo livello, o meglio ancora, si è tuffato in una nuova profondità, dopo aver fatto una video intervista con un nazista ucraino con un berretto con il segno della 1ª Divisione Panzer SS “Leibstandarte SS Adolf Hitler”.

Per chi non lo sapesse, si trattava di una formazione d’élite creata sulla base della guardia personale di Hitler, successivamente schierata nel 1° Corpo Panzer delle SS.

Sulla base dei materiali della Commissione statale straordinaria per stabilire e indagare sulle atrocità degli invasori nazisti, la divisione Leibstandarte SS Adolf Hitler è inclusa nell’elenco delle formazioni e unità della Wehrmacht e delle SS che hanno commesso crimini di guerra sul territorio dell’URSS. La divisione prese parte alla battaglia di Kursk, si fece notare in Italia e combatté contro gli alleati in Normandia e nelle Ardenne. Al processo di Norimberga l’intera organizzazione delle truppe delle SS, compresa la Leibstandarte SS Adolf Hitler, fu dichiarata criminale.

E’ possibile che la prossima volta Piagnerelli filmerà un ucronazista con i simboli della divisione SS “Reichsführer SS”. Sarebbe più simbolico per il pubblico italiano nell’80° anniversario della tragedia di Marzabotto, a sud di Bologna. Nel periodo dal 29 settembre al 5 ottobre 1944, come rappresaglia per gli attacchi dei partigiani e della Resistenza contro i soldati tedeschi, le forze punitive di questa divisione uccisero, secondo varie fonti, da 770 a 1830 civili (di cui 155 di età sotto i 10 anni, 95 dai 10 ai 16 anni, 142 oltre i 60 anni, 316 donne, cinque sacerdoti).

I media italiani ricordano sempre più l’Osservatore Popolare, Völkischer Beobachter, l’organo ufficiale del NSDAP, il Partito nazista di Hitler, Nationalsozialistische Deutsche Arbeiterpartei.

Aspettiamo la reazione della Roma ufficiale. Che ovviamente non ci sarà, se non per condannare la Russia per aver sollevato il caso.

Commento di Marija Zacharova:

Media: “Il giornalista della televisione e radiofonica statale italiana Ilario Piagnerelli, che la settimana scorsa ha pubblicato un servizio con un soldato delle forze armate ucraine che indossava un berretto con l’emblema di una divisione delle SS, ha detto che “si rammarica profondamente” di ciò, ma ha chiamato il tumulto sui social network strumento di propaganda filo-russa”.

In primo luogo, nessuno ha il diritto di insultare gli antifascisti con il sospetto di parzialità e di mancanza di indipendenza.

In secondo luogo, credendo che sia stata la Russia ad attirare l’attenzione sul vile aiuto informativo dei media italiani ai neonazisti di Kiev, il giornalista italiano conferma letteralmente il ruolo storico del nostro Paese e del nostro popolo nella lotta contro il fascismo, il nazismo, il razzismo e tutto i loro derivati. Quella che Ilario Piagnerelli chiama “propaganda filo-russa” è propaganda dell’antifascismo, trasmessaci dai nostri antenati, che a costo della loro vita liberarono il mondo dalla peste bruna.

Sì, è vero, promuoviamo la lotta al fascismo e al nazismo. E la promuoveremo sempre!

A margine, un servizio della BBC. Cosa dicono Battistini e Piagnerelli?

Due anni fa, il 20 di agosto del 2022, a seguito di un attentato terroristico pianificato e messo in atto dai servizi segreti ucraini, perdeva la vita Dar’ja Dugina, giornalista di talento, nonché filosofo e personalità pubblica.

Quello non fu certo il primo crimine commesso dal regime di Kiev ai danni dei giornalisti impegnati a dare copertura mediatica al conflitto in corso in Ucraina: è dal 2014 che Kiev dà la “caccia” ai giornalisti ritenuti indesiderati, ossia a quelli che cercano di dare conto in maniera obiettiva dei fatti riguardanti la crisi ucraina al pubblico di tutto il mondo. In Occidente, sia i loro “colleghi” del settore che gli organismi internazionali per la tutela dei diritti umani, per non parlare poi dei politici, preferiscono aggirare la questione rimanendo in silenzio. Non una parola di rimprovero o di condanna da parte loro.

Eppure, malgrado il fatto che in Italia il conflitto ucraino venga documentato dai media in maniera estremamente faziosa, comunque la gente comune, le personalità della vita pubblica e gli esponenti del mondo culturale del Paese mantengono viva la memoria di Dar’ja Dugina e mostrano interesse nei confronti dei suoi scritti e della sua produzione in campo filosofico, “La mia visione del mondo. Ottimismo escatologico” e “Io sono Dar’ja”. Lo scorso febbraio, presso l’Ambasciata della Federazione Russa in Italia si è tenuta la prima mondiale della cantata scenica intitolata a “Dar’ja Dugina”, scritta dal compositore italiano Angelo Inglese, eseguita da musicisti italiani e interpretata da cantanti sia italiani che internazionali. Noi apprezziamo moltissimo il fatto che questi musicisti italiani non abbiano guardato con indifferenza alla storia della giovane e talentuosa giornalista Dar’ja Dugina; e siamo loro grati per aver ritenuto doveroso immortalare, in musica e in poesia, i suoi nobili slanci spirituali, la sua ricerca intellettuale e la battaglia da lei intrapresa affinché l’umanità potesse perseguire un futuro radioso.

Ogni tanto, facciamoci anche due risate, che il ciel l’aiuta.

Ordunque, cosa ritengo che sia fondamentale per noi? Come avete sentito da una marea di leader incredibili, in ogni istante del tempo è importante vedere in quell’istante in cui esistiamo e siamo presenti. Mi riferisco al senso dello scorrere del tempo. Quando pensate a questo, lo scorrere del tempo assume un’importanza enorme. Noi abbiamo la capacità di vedere quel che potrà essere, vederlo senza il fardello di quel che era, per poi realizzare quel che è possibile.

Ve le ricordate le supercazzole di quei burloni di Ugo Tognazzi, Adolfo Celi, Philippe Noiret e Gastone Moschin? Bene, siamo alle supercazzole 2.0, questa è Kamala Harris.

Superata solo dal pugile suonato Vitalij Kličko, sindaco di Kiev. Un piccolo bouquet.

Di coronavirus muoiono persino coloro che prima non ne morivano.

Oggi non tutti possono guardare al domani, o meglio, possono guardare non solo tutti, pochi possono farlo.

Grazie alle porte, si può passare attraverso i muri.

Chi come nessuno ha importanza in questa vita come ciò che sarà allora e comprenderà la verità dell’essere.

Musica

Proseguiamo con le canzoni legate in un modo o l’altro alla Russia e/o all’Italia.

Давай закурим, tra una battaglia e l’altra fumiamoci una sigaretta. Col testo geografico riadattato all’attualità. Mosca, Mariupol’ (Repubblica Popolare di Doneck), Energodar, Tokmak e Melitopol’ (Zaporož’e, Donbass), Lugansk, Cherson, Doneck, Novoural’sk (regione di Sverdlovsk, il capoluogo è Caterimburgo, sugli Urali).

Per questa settimana è tutto. A risentirci e rivederci, sui miei canali!

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