venerdì 3 novembre 2023

20231103 Pranker, Giorgia Meloni

 

Da Mosca, Mark Bernardini per Giornale Radio, la radio libera di informare. Oggi siamo in collegamento con Vovan e Lexus, due pranker, letteralmente burloni, abbastanza famosi ovviamente in patria, ma anche su scala internazionale. Ora sono conosciuti anche in Italia, per avere orchestrato uno scherzo telefonico ai danni della presidente del consiglio Giorgia Meloni. Naturalmente, abbiamo anche noi alcune domande da rivolgergli, ben diverse da quelle che gli hanno rivolto vari giornalisti atlantisti italiani, con l’intento di screditarli.

Prima domanda. Potete raccontarci nel dettaglio come siete riusciti a farcela con la Meloni?

Lexus: Non riveleremo tutti i dettagli per non smascherare le persone coinvolte in questo schema. Nella conversazione in sé, non era necessario possedere competenze particolari, perché lei stessa era pronta a condividere ciò che stava accadendo nel suo Paese, quali problemi le erano accaduti di recente, compresa la migrazione.

Vovan: Dopotutto ci ha chiamato lei, al numero che abbiamo lasciato. A proposito, il numero non era africano, questo non le dava fastidio. Non divulghiamo i dettagli perché vogliamo continuare a lavorare, altrimenti la stampa ne parlerà subito e poi altri protocolli prenderanno più sul serio il loro lavoro, compresi dipendenti e funzionari.

Il sottosegretario Mantovano ha detto che la Meloni ha notato lo scherzo. Avete avuto la sensazione che se ne fosse accorta?

Lexus: Ho detto proprio ieri a La7 che se il vostro Presidente del Consiglio ha mezz’ora per divertirsi così, allora mi dispiace per il vostro popolo, per la vostra gente e per l’Italia tutta: purtroppo anche noi non abbiamo mezz’ora a vuoto. Se lei ce l’ha, la invidiamo davvero.

Vovan: Si è lamentata con noi che nessuno comunica con lei, nemmeno un politico europeo, ma almeno qualcuno l’ha chiamata. Quindi, ha pensato: beh, va bene, gente strana si è presentata come politici africani, parlerò con loro.

Lexus: Nonostante l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, a quanto pare non aveva cose più importanti da fare.

Vovan: Questa scusa è ancora peggiore che se avesse semplicemente confessato.

Perché avete scelto lei e non altri?

Vovan: Ne abbiamo scelti molti.

Lexus: Era sulla lista che abbiamo scelto noi stessi. Molti dei nostri followers ci hanno chiesto: quando chiamerete la Meloni? E abbiamo pensato: perché no?

Vovan: Se chiamiamo come africani, l’Italia è un’opzione ideale, abbiamo appena visto un servizio sulla situazione dell’isola di Lampedusa, sugli enormi flussi di migranti verso l’Italia, e poi la crisi in Niger, quindi qualcuno, cioè l’Italia, è interessato a parlare. A proposito, mi piacerebbe davvero parlare con i francesi, ma la lingua principale dei politici africani è il francese, e noi non lo parliamo, ma i francesi, e in particolare Macron, ovviamente vorrà comunicare nella sua lingua madre, ed è abbastanza ovvio che nello stesso Niger la seconda lingua è il francese. Pertanto, purtroppo, la Francia per ora non è accessibile. Rimangono ancora circa cinque Paesi con i quali non abbiamo ancora pubblicato scherzi. Anche in Italia conoscete le cosiddette “lettere africane”? Sono un principe, o sono un avvocato... A quanto pare, il principe ha lasciato un’eredità alla Meloni. Dopo la Francia bisognerà discuterne con il Niger, e se succedesse qualcosa di buono?

Posso confermare per esperienza personale che ho iniziato a ricevere questo tipo di lettere quasi trent’anni fa, immaginate com’era Internet a quei tempi. Tra tutti i politici e le figure che avete contattato, chi è stato il più sorprendente nelle loro risposte?

Vovan: Abbiamo già comunicato con così tante persone a diversi livelli che questo non è più sorprendente, e per noi sono più o meno tutte uguali: abbiamo chiamato, parlato, avanti un altro. Uno dei più sorprendenti è stato l’allora Primo Ministro della Macedonia del Nord: abbiamo comunicato due volte, la prima volta abbiamo fatto finta di essere Pëtr Porošenko, e per un anno intero ha pensato che fosse così, ci ha inviato foto tramite WhatsApp, poi lo abbiamo chiamato come Greta Thunberg, e lui le ha promesso di chiudere uno dei due aeroporti del Paese, perché poco rispettosi dell’ambiente. Quersto è il livello della politica. Ebbene, con Porošenko stesso, abbiamo parlato cinque volte dal 2014. Ha detto qualcosa di stupido, e allora? Piuttosto, è più sorprendente trovare un politico adeguato. Negli ultimi anni si è formata tutta una schiera di politici che non hanno opinioni proprie, escono a parlare e leggono un pezzo di carta, un manuale: noi sosteniamo... ecc., ma in realtà non dicono nulla, proprio come gli studenti nelle tesine universitarie. Il 95% è acqua. La Meloni non appartiene ancora a questa categoria, almeno con lei è stato interessante.

E un’ultima domanda. Tra i giornalisti italiani filo-atlantici, lo so, hanno cercato di denigrarvi, dicendo che con Putin non si poteva fare una cosa del genere. Personalmente mi sembra che ciò sia superfluo, ma cosa rispondete a questa accusa? Dopotutto, hanno detto che voi, proprio come lo stesso Putin, siete agenti del KGB, non hanno mai sentito parlare dell’FSB.

Vovan: Esiste una meravigliosa Italia libera e democratica, lasciate che i giornalisti italiani chiamino e imbroglino Putin, avete anche voi programmi televisivi del genere? Così tanti giornalisti divertenti. Non abbiamo nulla in contrario. Diciamo forse “non chiamare Putin”? Al contrario, organizziamo un concorso. Se con Putin non funzionasse, abbiamo ancora tanti politici divertenti come la Meloni, e sono tutti disponibili, ve li diamo tutti.

Lexus: Negli ultimi anni questo genere di giornalisti investigativi è cresciuto a dismisura, poiché molte inchieste riguardano la Russia: tutti i dati di questi media sarebbero forniti da fonti anonime. In questo differiamo: dimostriamo che siamo noi la fonte e il nostro interlocutore ha detto così e così. In Occidente, le informazioni dell’intelligence vengono quindi legalizzate come cosiddetti investigatori “indipendenti”. Noi non apparteniamo a una comunità del genere. Per quanto riguarda Putin, in primo luogo, nella situazione attuale, se chiami il presidente di un Paese che è in conflitto militare, almeno per ragioni morali sarebbe stupido, conoscendo la nostra posizione. Possiamo chiamare l’Ucraina, che è nostra avversaria. In secondo luogo, il sistema di sicurezza per tali conversazioni è di alto livello non solo in Russia, ma anche negli Stati Uniti, altrimenti avremmo raggiunto Biden, sia in Cina che in altre potenze mondiali.

Grazie per avere accettato questa intervista, vediamo quali saranno gli sviluppi quando tutto questo si sistemerà, almeno in Italia.

Vovan: Quando finiranno queste interminabili interviste?

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