sabato 10 giugno 2023

029 Italiani di Russia

Ventinovesimo notiziario settimanale di lunedì 12 giugno 2023 degli italiani di Russia. Buon ascolto e buona visione.

Attualità

Dichiarazione di Putin di venerdì 9 giugno, con mia traduzione simultanea.

Innanzitutto, bisogna constatare in modo assolutamente puntuale che l’offensiva è iniziata, lo conferma l’impiego delle riserve strategiche dell’esercito ucraino.

In secondo luogo, l’esercito ucraino non ha raggiunto gli obiettivi che gli erano stati posti in nessuno dei settori delle azioni belliche, ed è un fatto del tutto evidente.

I combattimenti intensi stanno durando da cinque giorni, nelle ultime 48 ore l’avversario non ha avuto alcun successo.

E’ andata così grazie all’eroismo e al coraggio dei nostri soldati, alla corretta organizzazione e gestione delle armate e all’alta efficacia degli armamenti russi, in particolare quelli moderni.

Sì, è vero, non ne abbiamo ancora a sufficienza, ma l’industria della difesa si sta sviluppando in modo rapido, e sono convinto che tutti i loro obiettivi saranno realizzati, senza ombra di dubbio.

La Commissione europea ritiene che la vittoria delle forze filo-russe alle elezioni in Slovacchia e Austria sarà una “catastrofe”.

Le vittorie filo-russe in questi Paesi darebbero a Mosca un “potente strumento contro l’Ucraina”, renderebbero più facile combattere le sanzioni e renderebbero più difficile aiutare Kiev.

Le forze politiche filo-russe in Austria e Slovacchia sarebbero rappresentate rispettivamente dal Partito della Libertà austriaco e dal Partito Smer (Direzione – Socialdemocrazia).

In precedenza, la presidente slovacca Zuzana Čaputová aveva affermato che la politica estera del Paese, se i partiti “populisti” vincessero le elezioni parlamentari previste per settembre, potrebbe diventare più simile alla politica estera del premier ungherese Viktor Orbán.

La Russia ha inviato una nota ai Paesi della NATO a causa della fornitura di armi all’Ucraina. Il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov ha osservato che qualsiasi carico contenente armi per l’Ucraina diventerà un obiettivo legittimo per la Russia. Il ministero degli Esteri russo ha affermato che i Paesi della NATO stanno “giocando col fuoco” fornendo armi all’Ucraina. Il Cremlino ha affermato che pompare l’Ucraina con armi dall’Occidente non contribuisce al successo dei negoziati russo-ucraini e avrà un effetto negativo. Lavrov ha anche affermato che gli Stati Uniti e la NATO sono direttamente coinvolti nel conflitto in Ucraina, “compresa non solo la fornitura di armi, ma anche l’addestramento del personale nel Regno Unito, Germania, Italia ed altri Paesi”.

Un certo numero di Paesi occidentali ha introdotto nuove sanzioni contro la Federazione Russa a causa dell’Ucraina. Il presidente russo Vladimir Putin ha affermato che la politica di contenimento e indebolimento della Russia è una strategia a lungo termine dell’Occidente e le sanzioni hanno inferto un duro colpo all’intera economia mondiale. L’addetto stampa del presidente della Federazione Russa Dmitrij Peskov ha affermato in precedenza che la confisca di proprietà, arresti di aeromobili, proprietà, sanzioni contro uomini d’affari russi dimostrano il crollo della santità della proprietà privata in Occidente e il pericolo di fare affari lì.

Il primo ministro ucraino Denis Šmygal’ ha discusso con il ministro degli Esteri britannico James Cleverley della creazione di una “coalizione di combattenti”: secondo Šmygal’, i primi gruppi di piloti ucraini hanno iniziato ad addestrarsi sui caccia F-16 nel Regno Unito.

Cleverley è arrivato a Kiev con una visita non annunciata lunedì e ha incontrato Vladimir Zelenskij. Come ha riferito il 24 maggio Andrej Jermak, capo dell’ufficio di Zelenskij, l’addestramento dei piloti ucraini sui caccia F-16 inizierà molto presto: secondo lui, stiamo parlando di giorni.

Dov’è la notizia? Capirai che novità. Ebbene, Jurij Ignat, consigliere del comando delle forze aeree ucraine, ha affermato che finora nessuno dei piloti ucraini ha iniziato l’addestramento sui caccia F-16 nel Regno Unito.

“Finora non stiamo parlando di addestramento dei piloti. I primi gruppi di specialisti dell’aviazione sono partiti e stanno studiando la possibilità di un ulteriore dispiegamento dell’addestramento per i piloti ucraini”, ha detto Ignat.

Magari non sarebbe male se vi metteste un po’ d’accordo fra voi…

Abbiamo parlato tutta la settimana del bombardamento ucraino della centrale idrica di Novaja Kachovka. Pochi hanno parlato del fatto che altrettanto è stato fatto ad un condotto di ammoniaca, che da Togliattigrado, negli Urali, e attraverso Char’kov, portava questa materia prima a Odessa.

L’esplosione è stata effettuata da un gruppo ucraino di sabotaggio e ricognizione. Come risultato di questo atto terroristico, ci sono vittime.

Una delle sezioni del condotto è stata fatta saltare in aria. Si trova sul territorio della regione di Char’kov, appunto, proprio sulla linea di contatto. Spesse nubi di gas si sono alzate direttamente sopra il sito di detonazione. E sono arrivati alla foresta di Kremenskij. E’ già noto per certo che non sono stati registrati casi di avvelenamento tra i militari russi.

“Dopo di noi, pure il diluvio” si diceva. Oggi, “dopo di noi, persino l’inquinamento chimico”. Kiev è fedele alla strategia scelta.

Il condotto è esploso nella “zona grigia” vicino al villaggio di Masjutovka. Fino a poco tempo fa, quest’area era detenuta dalle forze armate ucraine, ma ora l’esercito russo si sta attivamente muovendo anche qui. Non si sa esattamente quanta ammoniaca sia entrata nell’aria. Gli ucraini parlano di oltre 130 tonnellate di sostanza chimica. Ma da dove abbiano preso questo numero non è chiaro.

E’ stato riferito che ci sono vittime tra la popolazione civile, vengono assistite. I militari non sono minacciati dal gas. E non dovranno modificare i loro piani a causa del sabotaggio.

Naturalmente, il sabotaggio doveva entrare nei media occidentali. E così è stato, ma con le intestazioni giuste. Il condotto è stato distrutto lunedì sera e martedì ai giornalisti era già tutto chiaro: i russi hanno sparato contro il condotto e “un’altra catastrofe ecologica” attende l’Ucraina.

Questo è davvero un disastro ambientale. Locale, ma a lungo termine. Tuttavia, non solo i residenti della regione di Char’kov sono vittime del sabotaggio. Il condotto distrutto non funzionava fin dall’inizio dell’operazione militare speciale. Ma la Russia per tutto questo tempo ha insistito sulla ripresa del suo funzionamento: l’ammoniaca è una materia prima per i fertilizzanti. E senza il percorso Togliattigrado-Odessa, secondo le stime Onu, già nel 2023 la situazione dei mercati alimentari nel mondo potrebbe peggiorare drasticamente.

Ma Kiev si è sempre opposta al lancio del condotto. Perché? Perché ne soffra il moscovita cattivo. E non importa che loro stessi sopportino perdite economiche. Deludiamo gli strateghi di Kiev: la Russia ha un piano B. Quando è diventato chiaro che era inutile negoziare con Kiev, Uralchim ha intensificato i lavori per la costruzione di un nuovo terminal nella penisola di Taman’, nel territorio di Krasnodar, che è molto più vicino. Per trasportare l’ammoniaca da qui e non attraverso il vicino pseudostato. Il primo troncone sarà pronto quest’anno.

Per quanto riguarda l’attacco terroristico al condotto Togliattigrado-Odessa, sarà sempre la Russia a liquidarne le conseguenze, tanto per cambiare. Secondo gli ambientalisti, le tracce della sostanza chimica nell’aria possono persistere fino a una settimana.

L’offensiva delle truppe ucraine nella zona del conflitto è piena di interrogativi e incertezze, soprattutto dopo che la Russia ha costruito una potente linea difensiva, ha detto il ministro della Difesa italiano Guido Crosetto in una conversazione con il giornalista televisivo Bruno Vespa.

“Quello che accadrà nelle prossime settimane è ora imprevedibile”, ha detto il ministro italiano.

Ha aggiunto che la Russia ha “la superiorità in termini di dimensioni dell’esercito, più dotato di mezzi militari”.

“Questo tentativo ucraino di riprendere i territori è pieno di domande e incertezze, e gli stessi ucraini lo capiscono. Ecco perché chiedono aerei”, afferma la TASS citando Crosetto.

Il ministro ha riconosciuto che “è difficile spiegare e capire” perché l’Occidente stia lottando per la pace dando armi a Kiev.

Il processo di negoziazione sui termini della pace può essere avviato con un cessate il fuoco, e nella situazione attuale con la diga distrutta della centrale idroelettrica di Kachovka, gli obiettivi degli ucraini sono molto complicati, ha detto.

Il 9 giugno, il presidente russo Vladimir Putin ha annunciato che tutti i tentativi di controffensiva compiuti da Kiev stavano fallendo.

Negli ultimi giorni, la Russia ha registrato le perdite significative nelle forze armate ucraine, superando la cifra “classica”, ha affermato.

I Paesi dell’UE stanno combattendo contro la Russia, ha detto il presidente della Duma di Stato (la Camera bassa) Vjačeslav Volodin.

“Le loro attrezzature e armi militari, una volta nelle mani dei militanti del regime di Kiev, sono utilizzate per attacchi terroristici sul territorio della Russia, attacchi ai civili”, ha affermato.

Allo stesso tempo, i capi di Stato dell’UE fingono di non avere nulla a che fare con le azioni di Kiev, come se la leadership ucraina stesse usando armi occidentali a loro insaputa, ha detto Volodin.

Come ha sottolineato il politico, “invece di condannare questi sanguinosi crimini”, i leader dell’UE preferiscono discutere di sanzioni contro la Russia. Volodin ha sottolineato che tali azioni sono una politica di doppi standard da parte di Bruxelles, che l’UE ha usato e sta usando nei confronti di Mosca.

Secondo il presidente della Duma, gli Stati e i cittadini europei sono i primi a subire le sanzioni. Ha ricordato che l’anno scorso l’UE ha registrato un’inflazione record e ora l’Eurozona è ufficialmente entrata in recessione.

Il portavoce della Duma di Stato ha chiarito che le sanzioni hanno cessato di essere uno strumento efficace per frenare lo sviluppo della Russia, dal momento che Mosca “supera qualsiasi sfida e minaccia, diventando solo più forte”.

“Oggi è diventata rilevante un’altra domanda: quanti pacchetti di sanzioni contro la Russia sono rimasti prima del crollo dell’Unione europea?” ha concluso.

La Russia ha inviato una nota ai Paesi della NATO l’anno scorso a causa delle forniture di armi all’Ucraina. Il ministero degli Esteri aveva dichiarato che i Paesi dell’alleanza stanno “giocando col fuoco” consegnando armi a Kiev. Il ministro degli Esteri Sergej Lavrov aveva anche osservato che gli Stati Uniti e l’Unione Europea sono direttamente coinvolti nel conflitto, non solo trasferendo armi, ma anche addestrando personale nel Regno Unito, Germania, Italia e altri Paesi.

Il conflitto in Ucraina non si trasformerà in una guerra mondiale, ma potrebbe trascinarsi, e la controffensiva delle forze armate ucraine non porterà all’avvio dei negoziati di pace. Lo ha espresso l’ex Capo di Stato Maggiore delle Forze Armate Italiane, Presidente del Comitato Militare Ue, il Generale Claudio Graziano, osservando che, a suo avviso, le parti non sono ancora interessate al negoziato.

“La pace in Ucraina sarà decisa sul campo di battaglia. Una controffensiva non significa che essa porterà a negoziati. Al contrario, molti fattori ora indicano che la guerra durerà a lungo”, ha detto in un’intervista pubblicata sabato sul quotidiano La Stampa.

Tra questi, ha individuato principalmente il fattore tempo, poiché l’Europa avrà bisogno di un certo periodo per attuare la decisione di acquistare munizioni per l’Ucraina. “Queste munizioni arriveranno solo tra un anno, perché devono ancora essere prodotte. E ora Kiev ha i mezzi per un’offensiva molto limitata”, ha aggiunto.

Graziano ritiene inoltre che non sia vantaggioso per le parti avviare al momento trattative, perché per ciascuna significherebbe rinunciare ad alcune delle proprie pretese.

Editoriale

Ho partecipato da remoto all’ennesimo briefing settimanale organizzato da GIM Unimpresa, l’associazione degli imprenditori italiani in Russia. Ospite d’eccezione, stavolta lo storico Alessandro Barbero. E’ stato davvero interessante, e anche le domande che gli sono state rivolte erano per lo più molto pertinenti. A margine, tuttavia, gli è stato rimproverato velatamente di sorridere troppo, parlando di guerra. Si è scusato e ha risposto, secondo me giustamente, che è una sua particolarità caratteriale quando parla della sua materia, senza per questo ovviamente essere fautore della guerra.

Perché ve ne parlo? Ad alcuni miei commentatori dovrebbero fischiare le orecchie. Mi si rimprovera l’opposto contrario, e cioè di sorridere troppo poco. A parte che non è vero, qualcuno può spiegarmi cosa c’è da ridere, visto il carattere delle notizie che purtroppo dobbiamo affrontare da ormai nove anni? E soprattutto, ma questo vale sia per me che per il professor Barbero, non sarebbe più utile concentrarsi sui contenuti anziché sull’aspetto esteriore del relatore?

Italia

L’ex primo ministro italiano Mario Draghi è preoccupato per il destino dell’Europa, su cui, a suo avviso, “incombe una minaccia mortale”. Ed ecco la ricetta per salvare il continente dal disastro, secondo il quotidiano Corriere della Sera, Mario Draghi l’ha proposta durante il suo discorso all’università di Boston: “I valori esistenziali dell’Unione Europea sono la pace, la libertà e il rispetto dei diritti democratici, la sovranità, ed è per questo che gli Stati Uniti, l’Europa e i loro alleati non hanno altra alternativa che assicurare la vittoria dell’Ucraina in questo conflitto”. A proposito della “minaccia mortale” per l’Europa, l’ex primo ministro italiano ha formulato tutto in modo abbastanza corretto. Ma è possibile e necessario discutere con lui sulle ragioni di questa potenziale (e in parte già reale) catastrofe.

La posizione di proprietario di Palazzo Chigi (questo imponente edificio antico in piazza Colonna a Roma ospita il Consiglio dei ministri d’Italia) non è la più importante nella carriera di Mario Draghi. E’ meglio conosciuto come presidente di lunga data della Banca centrale europea. Per questo motivo, sono sicuro che Mario Draghi capirà l’analogia politica con la finanza. “Non c’è bisogno di essere dannosi, devi condividere! Qui vogliamo aiutare i ricchi a condividere con coloro che dipendono completamente dal bilancio, dalla riscossione delle tasse”, disse una volta il vice primo ministro e ministro delle finanze di El’cin Aleksandr Livšic negli affamati anni ‘90, esortando gli oligarchi del Paese ad abbandonare l’abitudine di considerare entrate fiscali obbligatorie (secondo la legge) per il bilancio come qualcosa di completamente facoltativo nella vita reale. Gli oligarchi non hanno ascoltato questo buon consiglio.

Qualcosa di molto simile è accaduto al problema di garantire (o meglio, non fornire) sicurezza in Europa. Nel giugno 2008, il nuovo presidente della Federazione Russa, Dmitrij Medvedev, aveva dichiarato, parlando a Berlino: “Sentiamo spesso appelli a Mosca alla moderazione. La moderazione è richiesta a tutti per fermare l’escalation su qualsiasi questione, per spezzare il circolo vizioso di azioni unilaterali e reazioni a queste azioni. Rifiutare i tentativi di forzare lo sviluppo degli eventi e perseguire una politica di fatti già compiuti. Un buon punto di partenza sarebbe semplicemente fermarsi e guardarsi intorno dove siamo e in cosa stiamo entrando, che si tratti del Kosovo, dell’espansione della NATO o della difesa missilistica. E’ anche abbastanza sintomatico che gli attuali disaccordi con la Russia siano interpretati da molti in Occidente dal punto di vista della necessità di rafforzare gli approcci semplicemente russi a quelli occidentali. Ma non abbiamo bisogno di essere “abbracciati” in questo modo.

Nello stesso discorso, Dmitrij Medvedev aveva proposto di preparare e firmare un nuovo trattato globale sulla sicurezza europea che tenesse conto sia degli interessi dell’Occidente che di quelli di Mosca. In risposta a questa offerta di “condividere la sicurezza”, l’Occidente agì nello spirito dei miopi oligarchi russi degli anni ‘90. I politici degli Stati Uniti e dell’Europa si sono finti sorpresi. Ad esempio, perché inventare qualcosa se esiste già un “meccanismo affidabile per garantire la sicurezza in Europa” come la NATO? Il problema era ed è che per la Russia un tale “meccanismo di sicurezza” come la NATO non è mai stato suo. Agli occhi di Mosca si tratta di un “meccanismo alieno” volto a “divorare la sicurezza” e non alla sua riproduzione. Ma questi argomenti del Cremlino non sono stati ascoltati, né nel 2008, né nel 2021-2022, quando all’Occidente è stata data l’ultima possibilità di riconsiderare la sua posizione. L’Occidente non ha approfittato di questa opportunità. Vladimir Putin ha deciso di avviare l’operazione militare speciale.

Ma se gli Stati Uniti e l’UE fossero stati più comprensivi, le cose sarebbero potute andare diversamente!

Ecco un’altra citazione dal discorso di Dmitrij Medvedev nel giugno 2008: “Come risultato della fine della Guerra Fredda, sono sorte le condizioni per stabilire una cooperazione veramente paritaria tra Russia, Unione Europea e Nord America come i tre rami della civiltà europea. Sono convinto che l’atlantismo come unico principio sia storicamente sopravvissuto alla sua utilità, ora dovremmo parlare dell’unità dell’intero spazio euro-atlantico – da Vancouver a Vladivostok. La vita stessa suggerisce proprio una tale formula di interazione. “La vita stessa ha suggerito”, ma l’Occidente non ha approfittato di questo suggerimento. Una grande occasione storica, forse una sola volta nel corso di diverse generazioni, è stata gettata con noncuranza e arroganza nel cestino dei rifiuti.

E oggi Mario Draghi lamenta l’amaro destino della civiltà europea e offre come “ricetta di salvezza” la stessa politica che ha provocato una potente crisi nel continente! Stranamente, come capo della Banca centrale europea, Mario Draghi era molto più flessibile! Su questa flessibilità – sul riconoscimento delle realtà e sulla volontà di adeguare il loro corso in accordo con esse – si basa in larga misura la notevole autorevolezza di Draghi come “guru finanziario”. Ma quando si tratta di questioni geopolitiche così fondamentali, la “flessibilità” sembra essere molto più difficile. Sembra che solo la prossima generazione di politici europei imparerà davvero come farlo.

Interviste

Anche questa settimana, ho partecipato a varie conferenze, tavole rotonde e trasmissioni televisive e radiofoniche russe e italiane. Immancabili Attimo fuggente di Giornale radio e Cusano News 7.

Musica

Proseguiamo con le canzoni legate in un modo o l’altro alla Russia e/o all’Italia. Ho parlato spesso dell’amore smodato, spesso non giustificato e da taluni italiani non corrisposto, dei russi per l’Italia e gli italiani.

Questa volta, una canzone che non ha nulla a che vedere con nessuno dei due Paesi, ma che personalmente non riesco ad ascoltare senza che non mi si inumidiscano gli occhi. Forse è perché sono di quella generazione lì, o forse perché ora sto invecchiando.

Negli anni ‘60, in Cile c’era un cantautore, si chiamava Victor Jara. Fu il cantore della Unidad Popular del presidente socialista Salvador Allende. Durante il golpe fascista dell’11 settembre 1973, quando Allende morì combattendo col mitra in mano mentre i fascisti bombardavano con gli aerei il palazzo presidenziale, Jara fu preso e imprigionato con centinaia di altri inermi cittadini del suo Paese nello stadio della capitale Santiago. Ne sopravvissero pochissimi. A Jara furono tagliate le mani, dicendogli “adesso vediamo come fai a suonare la chitarra”. Intonò a cappella “el pueblo unido jamás sera vencido”. E fu immediatamente finito con un colpo di pistola alla tempia.

Nel 1971 aveva scritto una canzone, dedicata ad Ho Chi Minh, la guerra statunitense in Vietnam sarebbe terminata solo quattro anni dopo. Si chiamava “El derecho de vivir en paz”, penso che in italiano si capisca anche senza traduzione. Quattro anni fa la canzone è stata rielaborata dai cantautori cileni di oggi. E davanti ai miei occhi scorrono immediatamente le immagini della povera gente del Donbass, massacrata e bombardata da nove anni ad opera dei fascisti ucraini, e dei prigionieri russi con le mani legate sulla schiena, prima gambizzati, e poi fucilati con colpi alla nuca.

Questa nuova versione contiene parole importanti, pesanti come pietre. “Il diritto di vivere senza paura nel nostro Paese, in coscienza e unità con tutta l’umanità, con rispetto e libertà, un nuovo patto sociale, di dignità ed educazione”. “Che non ci sia disuguaglianza, la lotta è un’esplosione, che scioglie ogni clamore, il diritto di vivere in pace”.

Beh, giudicate voi se sono andato troppo fuori tema.

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