domenica 16 aprile 2023

021 Italiani di Russia

Ventunesimo notiziario settimanale di lunedì 17 aprile 2023 degli italiani di Russia. Buon ascolto e buona visione.

Attualità

Il Ministero della Difesa britannico ha dichiarato che l’uranio impoverito delle munizioni che i britannici inizieranno a fornire all’Ucraina avrà un impatto sui militari “probabilmente (highly likely, sembra essere la loro parola preferita) basso”.

A quanto pare è stato testato sul gatto degli Skripal’ e sulle anatre dei laghetti di Salisbury.

La portavoce del ministero degli esteri russo, Marija Zacharova, ha parlato dell’uranio impoverito nelle munizioni, senza “l’altamente probabile”, ma per come è davvero.

Prima, un po’ di storia. E’ significativo che i primi a utilizzare l’uranio impoverito nelle armi perforanti siano stati… i nazisti. Il Ministro degli Armamenti e della Produzione bellica della Germania nazista, Albert Speer, ha ricordato: “Nell’estate del 1943, furono interrotte le importazioni di tungsteno dal Portogallo, il che creò una situazione critica per le munizioni con nucleo perforante duro. Ordinai quindi di utilizzare nuclei di uranio per questo tipo di munizioni”.

Nella seconda metà del XX secolo, i paesi NATO adottarono i progetti nazisti e iniziarono a produrre e utilizzare in massa munizioni all’uranio impoverito nelle loro operazioni. La più dolorosamente nota è stata l’aggressione alla Jugoslavia.

E qui veniamo ai fatti contemporanei.

Come ho già detto più volte, gran parte delle operazioni con munizioni all’uranio impoverito nel contingente NATO sono state condotte dalle truppe italiane. Abbiamo le cifre, sono disponibili. L’area di responsabilità dei soldati italiani in Jugoslavia comprendeva territori dove è stata sparata più della metà di tutte le munizioni all’uranio impoverito (1.237 colpi pari al 56,47%). In sostanza, le forze NATO misero in atto, volenti o nolenti, un esperimento in diretta non solo sui serbi, ma anche sugli stessi italiani. Ai serbi fu assegnato il ruolo di vittime dirette e agli italiani quello di vittime secondarie, per studiare gli effetti dell’uranio impoverito sul personale che lo utilizzava. Forse nessuno aveva previsto di valutare i risultati dell’esperimento. Ma i parenti dei soldati italiani morti di cancro costrinsero il Parlamento a farlo.

Un documento dell’università di Urbino di 252 pagine è uno dei tanti rapporti sugli effetti dell’uranio impoverito e del torio radioattivo sui membri delle forze armate italiane. In breve, secondo gli studi richiesti dalla commissione parlamentare, si è verificato un considerevole incremento delle malattie oncologiche nei luoghi in cui sono state utilizzate munizioni all’uranio impoverito. Il Giornale ha pubblicato i dati precisi relativi alle forze armate italiane che hanno utilizzato munizioni all’uranio impoverito. Su 7.500 persone esposte a sostanze tossiche e a radiazioni delle munizioni con uranio impoverito, 372 sono morte (tasso di mortalità del 5%: 1 su 20). E per giunta sono morte per complicazioni tumorali atroci: disfunzioni renali, cancro ai polmoni, cancro alle ossa, cancro all’esofago, sviluppo degenerativo del derma, linfoma di Hodgkin, leucemia.

Conosciamo persino i nomi delle vittime: il caporale Antonio Attianese, il soldato Leopoldo di Vico e molti altri. Sono tutti morti per gravi tumori.

Le cause intentate dagli italiani contro il Ministero della Difesa sono sempre più numerose e la motivazione principale è sempre la stessa: il cancro. Cancro provocato dalla manipolazione di munizioni all’uranio impoverito.

La Gran Bretagna, fornendo munizioni all’uranio impoverito all’Ucraina, vuole trasformarne il territorio in una terra bruciata e desolata. Non si parlerà russo, non si parlerà ucraino, ci sarà il silenzio assoluto. Come a Pripjat’ e Černobyl’.

L’ambasciata russa in Italia ha richiamato l’attenzione sulla “selettività dimostrativa” e sui doppi standard nella tutela dei diritti dei giornalisti. Questa osservazione è contenuta nel commento della missione diplomatica, pubblicato giovedì sulle sue pagine sui social network in risposta all’appello dei caporedattori di sei principali quotidiani italiani, che hanno invitato le autorità russe a rilasciare il corrispondente dell’edizione americana del Wall Street Journal, Evan Gershkovich, arrestato per spionaggio.

“La selettività dimostrativa solleva interrogativi. La lettera esprime “seria preoccupazione” per il collega americano colto con le mani nel sacco a spiare, ma allo stesso tempo non presta alcuna attenzione alle tante altre recenti violazioni di alto profilo dei diritti dei giornalisti e dei media. Noi, in particolare, non sappiamo nulla di simili appelli “forti” alle istituzioni diplomatiche di Paesi che da molti anni compiono persecuzioni disumane nei confronti del giornalista Julian Assange, di Marat Kasem dello “Sputnik Lituania”: forse “per puro caso” o per qualche “omissione”, sono detenuti nelle carceri lettoni decine di operatori dei media, tra cui il caporedattore, detenuti con inverosimili accuse politicamente motivate. “La stampa italiana non ha alzato la voce in difesa di RT DE e RT France, che sono state portate alla bancarotta da illegittimi divieti di trasmissione, per non parlare di altre molestie e divieti contro i media russi nell’Occidente “libero”.

“Infine, non abbiamo notato la giusta reazione dei media centrali dell’Italia in risposta ai brutali omicidi dei giornalisti russi Dar’ja Dugina (morta a seguito di una bomba piazzata nella sua auto), Oleg Klokov (morto durante il bombardamento di un attraversamento civile da parte delle forze armate dell’Ucraina), Vladlen Tatarskij (morto a seguito di un’esplosione in un caffè di San Pietroburgo). I tentativi di giustificare gli autori e gli organizzatori di crimini così gravi privano di per sé chiunque, e soprattutto i vertici dell’opinione pubblica, del diritto morale di fare appelli moralizzanti”, concludono i diplomatici.

L’appello dei direttori dei quotidiani Corriere della sera, Stampa, Repubblica, Messaggero, Foglio e Nazione è stato reso pubblico nei giorni scorsi e rivolto al nuovo Ambasciatore russo in Italia Aleksej Paramonov, che non si è ancora ufficialmente insediato. L’ambasciata ha richiamato l’attenzione anche su questo.

Ed ecco la dichiarazione ufficiale dell’ambasciata. Nel rispetto delle procedure diplomatiche consolidate non spetta ad un nuovo Ambasciatore che non è ancora arrivato alla sede e che non ha ufficialmente assunto le sue funzioni, fare delle dichiarazioni pubbliche. Cionondimeno, l’Ambasciata ritiene necessario da parte sua commentare questo appello collettivo.

Il corrispondente del quotidiano americano Wall Street Journal, Evan Gershkovich, è stato colto in flagrante mentre cercava di ottenere informazioni segrete su una delle imprese del complesso militare-industriale russo. Tali attività non hanno nulla a che fare con il suo mestiere professionale e l’arresto stesso per sospetto di spionaggio a favore di uno Stato straniero è stato effettuato in piena conformità con i requisiti della legge e le norme della legislazione russa. Come è consuetudine in ogni Paese dove regna lo Stato di diritto, tra cui, indubbiamente, l’Italia, spetta al tribunale accertare la verità e le misure di responsabilità dei reati commessi.

In questo contesto, lasciano perplessi le richieste degli onorevoli rappresentanti delle testate del Paese che proclama tra i suoi principi giuridici essenziali “La legge è uguale per tutti”, di intervenire sulla procedura dell’amministrazione della giustizia. Nella loro lettera, i vertici dei più importanti quotidiani italiani, infatti, tentano di indurre le autorità russe a trasgredire alla loro stessa legislazione. Riteniamo che sia chiaro per tutti che tale approccio sia assurdo ed inopportuno.

Desta interrogativi anche la dimostrativa selettività dell’appello. Nella lettera si manifesta “una profonda preoccupazione” per un collega americano colto con le mani nel sacco mentre svolgeva attività di spionaggio, ma allo stesso tempo non si presta nessuna attenzione ad altre recenti reali numerose violazioni clamorose dei diritti di giornalisti e media. In particolare, non si troverebbero dei simili “forti” appelli alle missioni diplomatiche dei Paesi che da molti anni mettono in atto una disumana persecuzione nei confronti del giornalista Julian Assange. Tuttora, non si farebbero vedere degli esempi di intercessione in favore di più di una dozzina di professionisti dei mass media detenuti per motivi politici nelle carceri lettoni con accuse inverosimili, tra cui Marat Kasem, caporedattore di Sputnik Lituania. Magari è stato per puro difetto di attenzione che i media italiani abbiano mancato di alzare la voce in difesa di RT DE e RT France, costretti al fallimento da illegittimi divieti di trasmissione, per non parlare di altre repressioni contro i media russi nell’Occidente “libero”.

Finalmente, non abbiamo notato la reazione dovuta dei media centrali italiani ai brutali omicidi dei giornalisti russi Dar’ja Dugina, Oleg Klokov, Vladlen Tatarskij. Per quanto vaste siano le divergenze di valutazione degli eventi in corso nel mondo tra i vertici dei principali media italiani e i loro colleghi russi, la consapevole indifferenza, ed in alcuni casi pure dei tentativi di trovare giustificazioni per gli autori e gli organizzatori di tali orrendi crimini, di per sé, priverebbero qualsiasi persona, specialmente leader dell’opinione pubblica, del diritto etico di fare appelli moralizzanti.

Dall’inizio del 2022, il Servizio Federale di Sicurezza russo ha registrato più di cinquemila attacchi hacker alle infrastrutture critiche della Federazione Russa.

L’analisi delle minacce informatiche identificate ha rivelato dati che indicano che gli Stati Uniti e i Paesi della NATO sfruttano il territorio ucraino per condurre massicci attacchi informatici a strutture civili in Russia.

Attualmente, l’infrastruttura di rete dell’Ucraina viene utilizzata da unità di operazioni informatiche offensive dei Paesi occidentali, consentendo loro di impiegare segretamente nuovi tipi di armi informatiche.

Per nascondere il suo coinvolgimento, Washington cerca di presentare solo l’Ucraina come “autrice” di attacchi informatici, vale a dire il gruppo di hacker IT Army of Ukraine, che ha effettuato migliaia di attacchi informatici alle risorse informative russe.

Allo stesso tempo, vengono sviluppati attacchi informatici con la partecipazione diretta del Comando congiunto del Pentagono in collaborazione con gruppi hacker internazionali (Anonymous, Silence) e nazionali (Ghost Clan – USA, RedHack – Turchia, GNG – Georgia, SkvadZOZ – Polonia, ecc.).

Girano in questi giorni un paio di video amatoriali sulla spedizione di armi italiane, concretamente di carri armati, all’Ucraina. In Francia, Macron si è offerto come mediatore del conflitto, e Mosca, secondo me giustamente, gli ha risposto che chi fornisce armi a uno dei due contendenti, con cui gli ucraini continuano quotidianamente ad ammazzare donne e bambini, non può essere considerato seriamente super partes. Ecco, spero bene che non faccia altrettanto la Meloni, altrimenti basterà mostrarle questi filmati.

Per questa settimana è tutto, anzi no. Da quando esiste questo notiziario settimanale, scorrendo i commenti, ne ho lette di ogni: le bandierine delle bamboline non sono italiane bensì ungheresi, hai la faccia di quello che ci fa un favore, gira la ghiera della telecamera altrimenti sei sfuocato, non incrociare le braccia, non gesticolare, il volume è troppo basso, anzi no, è troppo alto, hai cambiato il colore della camicia, tagliati la barba, mettiti la cravatta… A me francamente pare che discutere della mia modesta persona sia poco produttivo, pensiamo piuttosto a commentare gli argomenti affrontati. Sbaglio? A risentirci e rivederci, sempre su Visione TV!

Interviste

Anche questa settimana, ho partecipato a varie conferenze, tavole rotonde e trasmissioni televisive e radiofoniche russe e italiane. Voglio darvi intanto un sunto di una trasmissione russa su Berlusconi, con sottotitoli italiani (è un esperimento, ditemi voi se lo gradite); e poi, al solito, quanto ho detto a Cusano News 7.

Non posso spiegarvi pubblicamente il significato del bunga bunga, diciamo che è il suono durante un rapporto sessuale. Non dico di più, tanto è tutto chiaro per tutti.

[...]

A un certo punto, evidentemente, si è stancato, o forse vedeva come il suo patrimonio si stesse assottigliando a vista d’occhio.

[...]

La restrizione principale consisteva nel non potere fare delle dirette, solo registrate, e niente telegiornali.

[...]

Canale 5, Rete 4, Italia 1, sono poi confluite in unico consorzio, Mediaset, tuttora esistente e che tuttora gli appartiene.

[...]

E chi è Bettino Craxi? Tra le varie cose, testimone di nozze al matrimonio di Berlusconi. E’ tutto strettamente interconnesso. E’ forse un crimine? Certo che no. Però fa venire i brividi.

[...]

Ruby era stata arrestata, e Berlusconi telefonò personalmente al Procuratore capo di Roma, intimandogli di liberarla, perché era la nipote del primo ministro egiziano Moubarak. Ovviamente, quest’ultimo non sapeva manco chi fosse. Rendetevi conto del livello.

[...]

Si era posto un obiettivo: non finire in galera, cosa umanamente comprensibile, e lo ha raggiunto.

[...]

La sua campagna elettorale era basata su una serie di enormi manifesti in tutte le città con una serie di slogan assolutamente banali, tipo “Meno tasse per tutti”. E però lo hanno votato.

[...]

Possiamo dire che Berlusconi sia un mafioso? No, non lo penso. Possiamo affermare che Berlusconi sia legato alla mafia? Sì, indubbiamente.

Musica

Proseguiamo con le canzoni legate in un modo o l’altro alla Russia e/o all’Italia. Ho parlato spesso dell’amore smodato, spesso non giustificato e comunque non corrisposto, dei russi per l’Italia e gli italiani.

Persino in questo cartone animato di epoca sovietica, arcinoto a tutti e tuttora molto amato: “Nu, pogodi!”, di venti puntate andate in onda tra il 1969 e il 2006. Questo pezzo è del 1972. Notare anche il testo in russo, a parte il ritornello.

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