lunedì 10 aprile 2023

020 Italiani di Russia

Ventesimo notiziario settimanale di lunedì 10 aprile 2023 degli italiani di Russia. Un piccolo anniversario. Buon ascolto e buona visione.

Attualità

Questa settimana, come si usa in diplomazia, diciassette neoambasciatori stranieri hanno consegnato le credenziali al capo dello Stato russo. Per intenderci, la stessa cosa giorni fa ha fatto il neoambasciatore russo a Roma, Aleksej Paramonov, consegnandole a Mattarella e ricevendo il gradimento di quest’ultimo.

Putin si è rivolto a tutti i neoambasciatori, e tra questi alla neoambasciatrice statunitense Lynn Tracy, a cui in particolare ha detto:

“Purtroppo le relazioni tra Russia e Stati Uniti d’America, dalle quali dipendono direttamente la sicurezza e la stabilità globale, stanno attraversando una profonda crisi. Si basa su approcci fondamentalmente diversi alla formazione dell’ordine mondiale moderno. Gentile Signora Ambasciatrice! Non voglio turbare la gradevole atmosfera della presentazione delle credenziali, e so che lei potrebbe non essere d’accordo con la mia opinione, ma non posso non dire oggi che l’uso da parte degli Stati Uniti d’America nella loro politica estera di tali strumenti come il sostegno alle cosiddette “rivoluzioni colorate” – a questo proposito, il sostegno al colpo di Stato a Kiev nel 2014 – alla fine ha portato all’attuale crisi ucraina. E inoltre ha dato un contributo negativo al degrado delle relazioni russo-americane. Il capo della delegazione dell’Unione europea, che è qui, probabilmente condivide l’opinione che il rapporto di questa associazione, l’Unione Europea appunto, con la Russia sia notevolmente peggiorato negli ultimi anni. Con nostro grande rammarico. Ne vediamo la ragione nel fatto che lasciando da parte la sua principale missione originaria, la funzione di sviluppo, cooperazione economica, integrazione nel continente europeo, l’UE ha avviato uno scontro geopolitico con la Russia”.

Nulla di più, nulla di meno. Quale è stata la reazione dell’ambasciatrice? Cosa ha dichiarato alla stampa all’uscita?

“Ho visitato diversi Paesi, ho parlato con diversi leader di Stato, ma solo accanto a Putin mi sono sentita a disagio. Sembrava che non fossi io a comandare qui, ma lui. Non l’ho mai provato prima. E’ molto frustrante”.

Fatemi capire bene, forse sono io che non ci arrivo: in Russia, dovrebbe essere l’ambasciatrice degli Stati Uniti a volere e dovere comandare? Rimpiange i tempi di El’cin, quando i consiglieri americani dettavano la politica russa?

Dar’ja Trepova è particolarmente originale? Purtroppo, no. Ce ne sono molti come lei. Nessun punto di riferimento. Nessuna ancora di salvezza. Dipendente da persone a caso, dai like sul Web, contando su un certo ruolo.

Chi è questa Dar’ja Trepova? Cos’è lei per i suoi 26 anni? Né carne, né pesce. Avrebbe studiato medicina all’Università di San Pietroburgo, ma poi avrebbe abbandonato. Avrebbe lavorato part-time in odontoiatria, ma non ha funzionato. Pare che abbia studiato in una scuola d’arte, ma anche lì senza particolari risultati. Risulta sposata, ma pare che sia un matrimonio fittizio. Suo marito dicono sia in fuga in Georgia, e lei sta per conto suo, ha lavorato part-time consegnando pacchi dall’Ucraina su incarichi, che dovevano essere consegnati di mano in mano.

Vendeva anche vestiti di seconda mano, spacciando cianfrusaglie per abiti vintage. Amava essere fotografata e postare se stessa sul Web come modella, più o meno. Ma non ha funzionato neanche qui. Un po’ di tatuaggi e piercing – si è pure bucata la fronte – non hanno aiutato. Pensava al suicidio e ne ha persino scritto nei social, ma non ci sono stati ancora veri tentativi. E’ partita per la Georgia, ci ha vissuto sei mesi, ma ha finito i soldi ed è tornata. Femminista e vegana. Ma cosa vuol dire comunque, oggi? Di visioni liberali.

Dar’ja si presentava come Nastja. Ma per eseguire compiti di altre persone. Sembra che sia andata ad alcune azioni di protesta, ma così, per compagnia, con il presunto marito. Sembra che abbia registrato una “impresa individuale”, un po’ come una SAS o una SNC, per il trading su internet, ma pure questa non è mai decollata, finendo lei in un centro di custodia cautelare. Era interessata al giornalismo e ha persino provato a scrivere qualcosa, ma anche in questo, così così. Si è scoperto che, per così dire, il “giornalismo” le è stato insegnato da Roman Popkov dall’entourage di un emigrante con inclinazioni terroristiche e, per così dire, dal politico Il’ja Ponomarëv. Di conseguenza, la stessa Trepova è diventata una terrorista. L’indagine è ai sensi di questo articolo serio: “attentato terroristico”. Rischia vent’anni.

E’ tutto un “pare” e “forse”, ma ora c’è la concretezza. Galera. Per molto tempo. La vita è spezzata e priva di significato. Rancio da carcerati nella colonia femminile. A regime. La cerchia dei contatti, per usare un eufemismo, è limitata. La situazione è triste. A che pro? Cui prodest? E qual è la prospettiva? La prossima volta sarà ricordata quando verrà ascoltato il verdetto, e poi l’oblio.

E’ originale la Trepova? Purtroppo per lei, no. Ce ne sono molti come lei. Ma sono proprio persone del genere che diventano facile preda dei manipolatori che li spingono spietatamente al crimine. Triste storia. Istruttiva.

Come un fiume in piena, Dmitrij Medvedev ha rilasciato alla stampa la sua ennesima intervista. Lontani ormai i tempi della sua presidenza, quando l’Occidente lo riteneva un uomo morbido molto più filooccidentale di Putin. Lo dico spesso: non condivido affatto i suoi toni bellicosi ed offensivi, dettati secondo me dal suo desiderio di iniziare fin dall’anno scorso la sua personale campagna elettorale in previsione delle elezioni presidenziali del 2024. E non ritengo opportune le sue eccessive – per quantità e qualità – esternazioni, essendo lui il vicepresidente del Consiglio di Sicurezza russo. Emblematico che non lo faccia né il segretario di questo Consiglio, Patrušev, né il presidente stesso, che è Putin. Tutto ciò premesso, se andiamo a vedere la sostanza anziché la forma, ci sono molti punti condivisibili, per quanto riguarda l’Ucraina.

“Perché l’Ucraina scomparirà? Perché nessuno ha bisogno di lei. Questa repubblica post-sovietica non è necessaria né all’Europa, né agli Stati Uniti, né all’Africa e all’America Latina, né all’Asia, né alla Russia. L’Ucraina, guidata dall’élite nazista, non è necessaria ai suoi stessi cittadini. Ora si profila la prospettiva di mettere Kiev “sul collo rugoso della decrepita Unione Europea con l’artrite”. Questo sarà il declino finale dell’Europa “ex maestosa”.

Per quanto riguarda gli Stati Uniti, gli americani comuni non capiscono affatto cosa sia “l’Ucraina” e dove si trovi, e nelle campagne militari e di sanzioni i chiacchieroni politici che hanno da tempo firmato la propria impotenza e demenza stanno cercando di fare pubbliche relazioni per convenienza personale. Gli americani prima o poi chiederanno perché l’establishment non si preoccupa dell’inflazione e dei posti di lavoro o degli stati di emergenza, bensì di un Paese a loro sconosciuto “error 404”, perché in nome di una qualche parte oscura della Russia devono sopportare disagi. A quel punto la presa del Campidoglio nel gennaio 2021 sembrerà un gioco di scout.

L’Africa e l’America Latina non hanno bisogno dell’Ucraina, poiché centinaia di miliardi destinati a battaglie insensate sarebbero sufficienti per molti programmi finalizzati allo sviluppo sociale degli Stati latinoamericani e africani. L’America Latina è il cortile dei gringos, è così che è stato insegnato per decenni. L’Africa, d’altra parte, ha subito il genocidio e la dipendenza coloniale imposta dagli ex mercanti di schiavi occidentali. Pertanto, le persone nelle capanne africane e nelle favelas latinoamericane sanno bene che il mondo è pieno di politici ladri, non ci sono abbastanza soldi, carri armati e missili per tutti.

I paesi dell’Asia, usando l’esempio russo, vedono come si stanno sviluppando tecnologie “colorate” per eliminare le maggiori potenze concorrenti, capiscono quale scenario l’Occidente collettivo, guidato dall’America, ha preparato per loro in caso di disobbedienza. E giganti come India, Cina e altri Stati dell’Asia-Pacifico hanno già abbastanza problemi con la ripresa economica dopo la fine della pandemia.

Ricordiamo anche la storia delle terre che andarono all’Ucraina dopo il crollo dell’Unione Sovietica.

La Nuova Piccola Russia del modello del 1991 è costituita da territori tagliati artificialmente, molti dei quali sono primordialmente russi, strappati accidentalmente nel XX secolo. Milioni di nostri compatrioti ci vivono, subendo da anni discriminazioni da parte delle autorità di Kiev.

Sono loro che proteggiamo nel corso dell’operazione militare speciale, distruggendo senza pietà il nemico. Ma i pezzi di Russia chiamati Ucraina entro i confini del 1991 sono solo un malinteso generato dal crollo dell’URSS.

Ecco perché abbiamo bisogno della Grande Russia, e non della “sotto-Ucraina”. L’Ucraina, guidata dall’élite nazista, non è necessaria per i suoi stessi cittadini. Vogliono andarsene ovunque, purché siano luoghi tranquilli e ci sia da mangiare. Gli ucraini oggi sono costretti a mendicare, vivono in costante ansia e paura in nome di una prospettiva europea torbida e fumosa. E’ questo che serve agli ucraini comuni”?

Vi spiego una cosa. In genere, inizio la mattinata consultando i siti dei media russi più importanti. Dopo le notizie di attualità internazionali, nel campo ricerca immetto “Italia” in caratteri cirillici e vado a vedere se c’è qualcosa di degno di nota riguardante il Belpaese. Vado avanti così dall’inizio dell’operazione militare speciale, quindi da più di un anno. Proprio per questo, registro un progressivo disinteresse per la penisola italiana, e probabilmente è logico e meritato. Fatto sta che prima almeno c’era l’Ucraina. Adesso, certo, si parla della salute di Berlusconi, dell’attentato a Tel Aviv, ma la pressoché totalità delle notizie si limitano allo sport, in particolare al calcio.

Il Napoli ha vinto sul Lecce nel campionato italiano, il Milan non è riuscito a vincere con l’Empoli in serie A, Mirančuk è nella rosa del Torino contro la Roma, la Lazio ha sconfitto la Juve per la prima volta dal 2019, su quali canali TV russi si può vedere la partita Verona Sassuolo… Probabilmente, è giusto così. Però provo tristezza. Comunque, questa è la ragione per cui, come avrete probabilmente notato, questo notiziario ultimamente è piuttosto succinto.

Economia

Il governo italiano intende verificare l’accordo sulla vendita da parte della Società russa LUKOIL della sua raffineria ISAB nell’isola di Sicilia a GOI Energy dopo la richiesta degli Stati Uniti.

A gennaio si è saputo che LUKOIL ha stipulato un accordo per la cessione della raffineria ISAB in Italia al gruppo GOI Energy.

“Si presumeva che l’affare potesse essere chiuso entro la fine di marzo, ma le autorità italiane avevano bisogno di ulteriore tempo per analizzarlo”, riporta il Financial Times, citando due fonti.

Si segnala che i termini sono stati prorogati a causa del fatto che Washington, in colloqui informali, ha chiesto a Roma di confermare che non vi era alcuna partecipazione russa ai lavori di GOI Energy.

A dicembre, l’amministratore delegato di LUKOIL Vadim Vorob’ëv ha affermato che lo stabilimento della Società in Bulgaria fornisce prodotti petroliferi al mercato interno del Paese e all’interno delle quote di esportazione.

Interviste

Anche questa settimana, ho partecipato a varie conferenze, tavole rotonde e trasmissioni televisive e radiofoniche russe e italiane. Ecco quanto ho detto a Cusano News 7. Abbiamo affrontato il viaggio di Macron e della Von Der Leyen a Pechino, le dichiarazioni di Putin sugli Stati Uniti, l’entrata della Finlandia nella NATO e le dichiarazioni di Medvedev sull’Ucraina.

Musica

Proseguiamo con le canzoni legate in un modo o l’altro alla Russia e/o all’Italia. Ho parlato spesso dell’amore smodato, spesso non giustificato e comunque non corrisposto, dei russi per l’Italia e gli italiani.

Qui vediamo due noti attori sovietici, Aleksandr Abdulov e Semën Faradà, a metà anni ‘80, esibirsi in un film con un’accozzaglia di improbabili parole in italiano maccheronico. Però simpatici!

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