Paradossalmente, la sinistra dovrebbe imparare da Macron, Scholz e Tusk: diversi tra loro, ma uniti se si tratta di raggiungere i loro scopi comuni. Se vogliamo, è proprio quel principio che fece il successo del vecchio PCI, quello di allora, non di adesso. Per esempio, si fossero presentati insieme i due Partiti socialdemocratici slovacchi, uno di Fico, l’altro di Pellegrini, avrebbero preso la maggioranza assoluta. Se in Germania si fossero presentati assieme Sahra Wagenknecht e Die Linke, sarebbero entrati entrambi al Parlamento Europeo, invece così solo la pur apprezzabile Wagenknecht.
Un esempio a parte è la Francia Indomita di Mélenchon. La sinistra francese è andata divisa alle Europee e infatti ha perso. Hanno imparato la lezione: al primo turno delle Politiche il Nuovo Fronte Popolare è andato coeso, socialisti, comunisti, indomiti, verdi. Non che non soffrano di contraddizioni fondanti: i socialisti sono totalmente appiattiti sull’atlantismo e sull’appoggio incondizionato ai neonazisti ucraini, i comunisti al contrario comprendono le ragioni russe, gli indomiti sono contrari alle forniture agli ucraini pur senza condividere le posizioni russe. Però intanto sono arrivati secondi dopo la destra della Le Pen, e questo consentirà loro di presentarsi al ballottaggio del 7 luglio. A chi dice che ciò sia una spartizione delle poltrone e che sia disonesto nei confronti degli elettori, basti considerare che se lo si dichiara prima, ci si può dividere anche 24 ore dopo le elezioni, però comunque si è in Parlamento.
Questo riguarda anche l’Italia. Se Santoro, DSP, PCI si fossero presentati assieme, pur dichiarando fin dall’inizio di non voler stare assieme, li avremmo in seno al Parlamento Europeo, invece così duri e puri fuori dall’arco parlamentare. Bella soddisfazione.
Colpisce, nella narrazione in voga, che ci sia qualcuno che davvero sia convinto che la destra e il centrodestra, grazie all’astensionismo, abbia perso. Per l’Italia, basti dire che alle precedenti Europee (2019, i confronti vanno sempre fatti con elezioni omogenee) la destra Sorella d’Italia aveva preso 1.726.189 voti, mentre ora 6.724.014, passando infatti dal 6,44% al 28,8%, confermandosi primo Partito d’Italia. L’astensionismo, dunque, ha danneggiato ben altri. Su scala europea, il Partito Popolare, cioè i democristiani, di centrodestra, a cui appartiene anche Ursula Von Der Leyen, ora hanno 187 deputati su 720, mentre ne avevano 182 su 751 (effetto Brexit). Se questo è perdere, vuol dire che ora la matematica è un’opinione come un’altra. Anche per l’astensione, facciamo attenzione: è vero, aveva votato il 50,97%, ed ora il 49,22% (un decremento di appena l’1,73%), ma nel 2014 aveva votato il 42,61%. C’è quindi poco da gioire.
Ottantaquattresimo notiziario settimanale
di lunedì 1 luglio 2024 degli italiani di Russia. Buon ascolto e buona visione.
Attualità
Dichiarazione del Ministero degli
Esteri russo del 24 giugno in merito all’attacco terroristico su Sebastopoli.
Il 23 di giugno il regime di
Kiev, con l’appoggio degli USA e dei suoi satelliti, ha compiuto un ennesimo,
mostruoso attacco terroristico ai danni della popolazione civile russa. Ad
essere attaccata è stata la città di Sebastopoli. L’attentato è stato volutamente
compiuto nella giornata in cui si celebra una delle più importanti festività
ortodosse: la Pentecoste, o “Festa della Santissima Trinità”.
Nell’attacco sono morte quattro
persone, tra le quali anche un bambino di due anni che stava giocando sul
tratto di spiaggia situato nei pressi della città e una bambina di nove anni.
Sono state 151 le persone che hanno richiesto assistenza medica, 82 delle quali
sono state ricoverate in ospedale: tra queste ci sono 55 adulti e 27 bambini, e
molti di loro sono in gravi condizioni. Tutti stanno ricevendo cure da
personale medico qualificato.
Secondo i dati del Ministero
della Difesa della Federazione Russa, per l’attacco sono stati utilizzati
missili americani tattici ATACMS, equipaggiati con testate a grappolo al fine
di incrementarne il potenziale distruttivo. Tutte le istruzioni di volo
assegnate ai missili sono state inserite da specialisti USA sulla base dei dati
di ricognizione satellitare in loro possesso. Nei cieli nei pressi della Crimea
era in servizio il drone americano da ricognizione Global Hawk.
Non ci sono dubbi sul
coinvolgimento degli USA in questo orrendo crimine. A questo crimine seguirà
necessariamente una risposta.
Le capitali occidentali
continuano a macchiarsi del crimine del silenzio e a tacere in merito alle
azioni brutali messe in atto dal regime di Zelenskij, mentre neppure dalle
organizzazioni internazionali giunge alcuna condanna.
Piangiamo assieme a Sebastopoli
tutta, che oggi ha proclamato una giornata di lutto. Esprimiamo le nostre
condoglianze ai parenti delle vittime e auguriamo una pronta guarigione a
coloro che sono rimasti feriti.
Dichiarazione del Ministero degli
Esteri russo del 25 giugno sulle misure in risposta alle restrizioni dell’Unione
Europea nei confronti dei media russi.
In risposta alla decisione del
Consiglio dell’UE del 17 maggio di vietare “qualsiasi attività di trasmissione”
di tre testate d’informazione russe (RIA Novosti, Izvestija e Rossijskaja
Gazeta), entrata in vigore il 25 giugno, sono state adottate contro-limitazioni
all’accesso nel territorio della Federazione Russa alle risorse di una serie di
media degli Stati membri dell’UE e di operatori mediatici comunitari che
diffondono sistematicamente informazioni inesatte sullo svolgimento dell’Operazione
Militare Speciale.
La Federazione Russa ha
ripetutamente avvertito a vari livelli che le vessazioni su base politica nei
confronti dei giornalisti russi e gli immotivati divieti dei media russi nell’UE
non sarebbero rimasti senza risposta. Ciononostante, Bruxelles e le capitali
dei Paesi del blocco hanno scelto di seguire la strada dell’escalation con l’ennesimo
divieto illegittimo, costringendo Mosca ad adottare contromisure speculari e
proporzionali. La responsabilità di questi sviluppi è esclusivamente della
leadership dell’Unione Europea e dei Paesi aderenti che hanno sostenuto questa
decisione.
Se le restrizioni sui media russi
saranno revocate, anche la parte russa riconsidererà la propria decisione nei
confronti degli operatori dei suddetti media.
L’elenco dei media italiani per
cui vengono introdotte le contro-limitazioni sulla trasmissione e sull’accesso
in Internet nel territorio della Federazione Russa comprende:
• La7
• La Stampa
• La Repubblica
• RAI
Estratti dalle risposte dell’Ambasciatore
della Russia in Italia Aleksej Paramonov, 27 giugno 2024.
Ucraina
Non è la Russia ad aver dato
origine all’attuale situazione in Ucraina. Tale crisi è la conseguenza delle politiche
aggressive che l’Occidente mette in atto già da molti anni, e il cui obiettivo
è sempre stato quello di trasformare l’Ucraina in una sorta di strumento militare
per fare guerra alla Russia.
Ed è proprio il porre fine al
conflitto in Donbass, ma adesso per vie militari, l’obiettivo perseguito anche
dall’Operazione Militare Speciale, che ha avuto inizio nel febbraio del 2022 e
che, in sostanza, è un’operazione di ripristino forzato della pace.
Sanzioni
La nuova situazione venutasi a
creare sul piano geoeconomico ha agito come una sorta di potente iniezione di
adrenalina nell’economia russa, e le ha permesso di raggiungere risultati
davvero notevoli in tempi molto brevi, ad esempio dal punto di vista di una
sovranità economica e tecnologica mai viste prima.
Iniziativa di pace
La Russia, in quanto potenza
mondiale consapevole delle proprie responsabilità, non si tira indietro dal
ruolo di primo piano che riveste nelle questioni globali. Al contrario, in un
contesto che vede l’aggravarsi della situazione sul piano internazionale, la
Russia guarda al futuro e propone le sue soluzioni per le problematiche più
urgenti, in primo luogo per quelle riguardanti l’ambito della sicurezza.
Ed è proprio in questa chiave che
occorre considerare l’iniziativa da poco avanzata dal Presidente della
Federazione Russa riguardante la creazione di un’architettura di sicurezza
continentale che operi per l’intero territorio euroasiatico.
Una notizia che è una
non-notizia, ve la riporto solo per dovere di cronaca perché riguarda l’Italia.
Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha confuso Italia e Francia durante
una raccolta fondi per la sua campagna di rielezione. Lo riferisce la stampa
della Casa Bianca.
Come riferisce RIA Novosti, una
delle agenzie che ora in Italia non potete più leggere, il leader americano si
è lamentato del fatto che l’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump si è
rifiutato di visitare il cimitero dei soldati caduti che hanno combattuto nelle
guerre mondiali.
Biden ha detto che Trump non
andrà in un cimitero in Italia, riferendosi in realtà a un cimitero in Francia.
Si precisa che il presidente
americano ha poi ribadito la riserva, sottolineando che anche suo figlio era
uno dei soldati caduti, “ma non in Italia, bensì in Iraq”. Nel frattempo, suo
figlio è morto a causa di un cancro dopo essere tornato negli Stati Uniti da
una missione militare.
Economia
La Russia intende calcolare il
danno ricevuto dalle sanzioni e presentare richieste monetarie ai Paesi che
hanno imposto le sanzioni.
Nel frattempo, i Paesi occidentali
nel 2022 hanno ricevuto meno merci russe di 64,1 miliardi di dollari, nel 2023
di 192,4 miliardi di dollari, cioè negli ultimi due anni, di 256,5 miliardi di
dollari.
Secondo il Servizio doganale
federale (FCS), le esportazioni russe sono aumentate nel 2022-2023, il che ha
consentito alla Russia di ricevere ulteriori 30,9 miliardi di dollari.
Pertanto, il commercio con i Paesi amici ha aiutato la Russia a compensare le
perdite nella direzione occidentale e a guadagnare ulteriori 287,5 miliardi di
dollari.
Allo stesso tempo, il 55% dei
beni russi che l’Occidente non ha ricevuto erano risorse energetiche (107
miliardi di dollari), gioielli (38 miliardi di dollari) e metalli (20,7
miliardi di dollari).
Le perdite degli importatori
occidentali di legno russo in due anni ammontano a 9,2 miliardi di dollari,
degli importatori di plastica e gomma 5,4 miliardi di dollari, attrezzature,
strumenti e trasporti 5 miliardi di dollari, prodotti chimici 4,5 miliardi di
dollari, cibo 1,3 miliardi di dollari, prodotti animali e materiali da
costruzione $ 1,2 miliardi, altri beni: $ 900 milioni.
Gli importatori occidentali di
prodotti vegetali russi (638,5 milioni di dollari), grassi e oli (464,5 milioni
di dollari), tessuti e abbigliamento (325 milioni di dollari) e oggetti d’arte
(44 milioni di dollari) hanno perso meno di altri.
Amarcord
Ho fatto le medie inferiori nel
1973-1976 a Roma, “Enrico Mestica”. Il nostro professore di italiano, che ci
pareva un vecchio del XIX secolo, aveva 65 anni. Era il presidente della
squadra di calcio di Fondi, serie D (esisteva ancora), e proprio da Fondi si
faceva tutte le mattine 100 km in treno per venire ad insegnare a noi
debosciati, e altrettanti al ritorno.
Ogni 24 marzo ci portava a
visitare le Fosse Ardeatine, con le sue 335 tombe. Impressionante. Come libro
di testo di educazione civica (chissà se è una materia che esiste ancora),
avevamo un’opera di Piero Calamandrei, uno dei fondatori del Partito d’Azione.
Non ricordo il titolo, ma il libro iniziava citando un suo scritto.
Durante il secondo conflitto
mondiale Kesselring fu il comandante delle forze armate germaniche in Italia, e
a fine conflitto (1947) fu processato e condannato a morte per i numerosi
eccidi che l’esercito nazista aveva commesso ai suoi ordini (Fosse Ardeatine,
Strage di Marzabotto e molte altre). La condanna fu poi commutata in ergastolo,
ma nel 1952 fu liberato per presunte gravi condizioni di salute. In realtà,
Kesselring visse altri otto anni libero nel suo Paese, dove divenne quasi
oggetto di culto negli ambienti neonazisti della Baviera. Una volta tornato
libero, Kesselring affermò di non essere affatto pentito di ciò che aveva fatto
durante i 18 mesi nei quali aveva tenuto il comando in Italia e, anzi, dichiarò
che gli italiani avrebbero dovuto erigergli un monumento per il bene che
secondo lui aveva loro fatto. Fu in risposta a queste affermazioni che Piero
Calamandrei scrisse la celebre epigrafe, dedicata a Duccio Galimberti.
Lo avrai
camerata Kesselring
il monumento che pretendi da noi italiani
ma con che pietra si costruirà
a deciderlo tocca a noi.
Non coi sassi affumicati
dei borghi inermi straziati dal tuo
sterminio
non colla terra dei cimiteri
dove i nostri compagni giovinetti
riposano in serenità
non colla neve inviolata delle montagne
che per due inverni ti sfidarono
non colla primavera di queste valli
che ti videro fuggire.
Ma soltanto col silenzio dei torturati
più duro d’ogni macigno
soltanto con la roccia di questo patto
giurato fra uomini liberi
che volontari si adunarono
per dignità e non per odio
decisi a riscattare
la vergogna e il terrore del mondo.
Su queste strade se vorrai tornare
ai nostri posti ci ritroverai
morti e vivi collo stesso impegno
popolo serrato intorno al monumento
che si chiama
ora e sempre
RESISTENZA
Il capo del personale della
Brigata Azov, Bogdan Krotevič, raccomanda alle nuove reclute della
sua unità “depoliticizzata” di leggere un libro di memorie del 1953 del
criminale di guerra nazista Albert Kesselring. Questo è tutto ciò che in Italia
se ne deve sapere.
Musica
Proseguiamo con le canzoni legate
in un modo o l’altro alla Russia e/o all’Italia.
Da un film del 1936, la canzone
si chiama Лейся, песня, напросторе, Scorri, canzone, nelle infinite
distese.
Murmansk, Krasnojarsk, Mosca,
Nižnij Novgorod, rompighiaccio nucleare “50 anni della Vittoria”, Penza, Armenia,
San Pietroburgo.
Trovate tutte le edizioni del notiziario (con il testo) in Blogspot.
Это началось еще в марте 2022 года, когда коллективный Запад заблокировал сайты ведущих российских СМИ (RT и т.д.), закрыл их аккаунты в Ютюбе, Фейсбуке, в том числе и МИДу РФ, и прочих платформах, запретил спутниковую трансляцию российских телеканалов (Россия 24, Первый, РТР Планета). Россия неоднократно предупреждала, что рано или поздно придут ответные меры, но ограничилась блокировкой доступа к Фейсбуку. Все без толку. Прошло 26 месяцев, настал черед РИА Новостей, Известий, Российской Газеты. Россия, наконец, среагировала, и заблокировала на российской территории доступ к самым одиозным западным пропагандистским медиа, в общей сложности их 28. Там такие ведущие газеты, как французская Монд, испанская Паис, итальянская Репубблика, и историческая американская русофобская «Радио Свобода».
В общем то, я сомневаюсь, что российская аудитория почувствует разницу, они и так пользовались популярностью разве что среди маргиналов и, по долгу службы, журналистов. Ну, для этого всегда можно воспользоваться системой VPN, которая врет, откуда Вы подключаетесь. Однако, это никогда не будет массовым явлением. Даже я, за два года, воспользовался ею лишь пару раз, один, чтобы получить доступ к избирательному архиву итальянского МВД, доступ из России к которому, кстати, был заблокирован не Россией, а самими итальянцами, и один, когда украинские неонацисты поместили мои данные на сайте «Война и санкции» (это типа «Миротворец»), с призывами расправиться со мной, как агент Кремля.
Никак не стыдясь, итальянские ныне санкционные газеты Репубблика и Стампа поспешили заявить, как будто заранее готовились: «Ограничение чтения газет означает нанесение вреда свободе людей и препятствовать обращению идей и различных мнений». Да? А блокировка российских СМИ – это препятствование пропаганде Кремля? Похоже, что да, им вторит итальянский МИД: «Неоправданная мера, принятая против итальянских вещателей и газет, которые всегда предоставляли объективную и беспристрастную информацию о конфликте на Украине. Эти средства массовой информации следовали объективным информационным критериям». Просто песня. Те самые, которые регулярно пишут, что у России кончилось оружие и они воюют лопатами, у них нет даже носков для солдат и они крадут микрочипы из украинских стиральных машин для повторного использования в ракетах. Я не шучу, они это пишут на полном серьезе.
И вот, наконец, представитель Госдепартамента США Мэтью Миллер: «это еще один признак того, что российское правительство расправляется с журналистикой, потому что они боятся, что их собственный народ услышит правду, услышит правду о действиях России внутри России, о действиях правительства по репрессиям собственного народа, о действиях России по вторжению и оккупации территории соседа. Мы уже некоторое время наблюдаем, как они расправляются с журналистикой». Заметили, как все слаженно? Такое ощущение, что итальянские органы и СМИ следовали «методичке», приготовленной в Вашингтоне, даже слова порой одинаковые.
Говорят, в СССР были запрещены западные буржуазные газеты. Ну, во-первых, не все как таковые, а отдельные выпуски с самым откровенным враньем. А еще запрещали порнуху. Я не молод, и с памятью пока у меня все в порядке. Помню, как я ходил в подземку на станции метро Комсомольская, где был единственный киоск Союзпечати, продававший газету Унита, кстати, всего 20 копеек. Проблема была в том, что как правило, она была двухнедельной давности, но это вопрос к советским и итальянским почтовым службам, речь идет о семидесятых годах, никакого вам интернета. Если прямо приспичило, навещал тогдашнего собкора Униты Карло Бенедетти, мы хорошо были знакомы, и он дружил с моим отцом. У него газета была за три дня. Почему рассказываю? Да потому что не было возможности читать в Италии Правду и Известия. Вот все что надо об этом знать. Коллективный Запад отбрасывает весь мир на полвека назад.
E’ cominciata nel marzo 2022, quando l’Occidente collettivo ha bloccato i siti web dei principali media russi (RT, ecc.), ha chiuso i loro account su YouTube, Facebook, compreso il Ministero degli Esteri russo, e su altre piattaforme, e ha vietato le trasmissioni satellitari dei canali TV russi (Russia 24, Pervyj, RTR Planeta). La Russia ha più volte avvertito che prima o poi sarebbero arrivate misure di ritorsione, ma si è limitata a bloccare l’accesso a Facebook. Tutto inutile. Passati 26 mesi, è stata la volta di RIA Novosti, Izvestija e Rossijskaja Gazeta. Alla fine la Russia ha reagito e ha bloccato l’accesso sul territorio russo ai più odiosi mezzi di propaganda occidentali, in totale ce ne sono 28. Si tratta dei giornali più importanti, come il francese Le Monde, lo spagnolo El País, l’italiano Repubblica e la storica americana russofoba Radio Liberty.
In generale, dubito che il pubblico russo sentirà la differenza; erano già popolari solo tra gli emarginati e, per dovere d’ufficio, tra i giornalisti. Certo, si può sempre utilizzare un sistema VPN, che racconta frottole sul luogo da cui uno si connette. Ma non sarà mai un fenomeno di massa. Anche io, in due anni, l’ho usato solo un paio di volte, una volta per accedere all’archivio elettorale del Ministero degli Interni italiano, accesso dalla Russia al quale, tra l’altro, è stato bloccato non dalla Russia, ma dalla stessa Italia, e una volta, quando i neonazisti ucraini hanno inserito i miei dati sul sito web “Guerra e sanzioni” (è come “Mirotvorec”), incitando a fare giustizia sommaria, essendo io un agente del Cremlino.
Senza vergogna, i giornali italiani Repubblica e Stampa, ora sanzionati, si sono affrettati a dichiarare, come se si fossero preparati in anticipo: “Limitare la lettura dei giornali significa nuocere alla libertà delle persone e impedire la circolazione di idee e opinioni diverse”. A sì? Bloccare i media russi è un ostacolo alla propaganda del Cremlino? Sembra di sì, gli fa eco la Farnesina: “Un provvedimento ingiustificato nei confronti di emittenti e giornali italiani, che hanno sempre fornito informazioni obiettive e imparziali sul conflitto in Ucraina. Questi media seguivano criteri di informazione oggettiva”. Se la dicono e se la cantano. Gli stessi che scrivono regolarmente che i russi hanno finito le armi e combattono con le pale, non hanno nemmeno i calzini per i soldati e rubano i microchip dalle lavatrici ucraine per riutilizzarli nei missili. Non sto scherzando, lo scrivono davvero.
E infine, il portavoce del Dipartimento di Stato americano Matthew Miller: “Questo è un altro segno che il governo russo sta reprimendo il giornalismo perché ha paura che il suo stesso popolo ascolti la verità, ascolti la verità sulle azioni della Russia all’interno della Russia, sulle azioni del governo di repressione del proprio popolo, delle azioni della Russia volte a invadere e occupare il territorio del suo vicino. Li vediamo da tempo dare un giro di vite al giornalismo”. Funziona tutto come un orologio svizzero. Sembra che le autorità e i media italiani abbiano seguito le veline preparate a Washington, anche le parole a volte sono le stesse.
Dicono che in URSS i giornali borghesi occidentali fossero vietati. Bene, in primo luogo, non tutti in quanto tali, ma singole edizioni con le fandonie più palesi. Ed erano anche vietati i materiali pornografici, i pornazzi. Non sono più giovane, ma la mia memoria è ancora buona. Ricordo come andavo nel sottopasso della stazione della metropolitana Komsomolskaja, dove c’era l’unica edicola Sojuzpečat’ che vendeva il giornale l’Unità, tra l’altro, per soli 20 kopejki, i centesimi di rublo. Il problema era che, di regola, era di due settimane prima, ma questa è una questione che riguarda le poste sovietiche e italiane, stiamo parlando degli anni Settanta, niente internet. Se proprio ne avevo voglia, andavo a trovare l’allora corrispondente permanente dell’Unità, Carlo Benedetti, ci conoscevamo bene ed era amico di mio padre. Lui aveva il giornale di tre giorni prima. Perché racconto questo? Perché in Italia non era possibile leggere la Pravda o le Izvestija. Ecco tutto ciò che dovete sapere al riguardo. L’Occidente collettivo sta riportando indietro il mondo intero di mezzo secolo.
Ottantatreesimo notiziario settimanale
di lunedì 24 giugno 2024 degli italiani di Russia. Buon ascolto e buona
visione.
Attualità
Commento dell’Ambasciata della
Russia in Italia
Antonio Tajani, Vice Presidente
del Consiglio e Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione
Internazionale della Repubblica Italiana, intervenendo il 15 giugno 2024 alla
cosiddetta “Conferenza sulla pace in Ucraina” in Svizzera, ha dichiarato:
«Siamo pronti a mandare un nuovo
pacchetto militare perché senza la nostra difesa è impossibile lavorare per la
ricostruzione. Vogliamo fermare questa situazione difficile”.
E’ difficile credere che siffatto
assai stimato politico di grande esperienza non si sia reso conto che il
riferimento alle forniture di armi fosse fuori luogo in un evento in cui, in
teoria, si discuteva di negoziati e diplomazia. Ovviamente, i numerosi impegni
in agenda, intensamente dedicati in Occidente alla tematica ucraina possono
aver giocato al Ministro un brutto tiro, facendogli credere che si trattasse
dell’ennesimo incontro nel quadro dell’UE, della NATO o del G7.
Sebbene sia più probabile che per
il Ministro degli Esteri italiano si sia trattato di un lapsus freudiano che ha
svelato il vero significato della cosiddetta Conferenza “sulla pace” in Ucraina
a Bürgenstock, organizzata dal regime di Kiev e dai suoi patroni occidentali,
che dietro un inutile paravento nascondeva i loro veri piani aggressivi, connessi
alle armi e alla guerra.
Se si vuol davvero parlare sul
serio di fermare “questa situazione difficile”, basterebbe non brandire il nono
pacchetto di aiuti militari italiani a Kiev, rinunciando ad ulteriori forniture
di armi per tornare, invece, al linguaggio della pace, abbandonando quello della
guerra.
Il 22 giugno in Russia si è
celebrato il Giorno della Memoria e del Dolore.
All’alba del 22 giugno 1941, le
forze di aviazione nemiche lanciarono dei massicci attacchi su aeroporti,
stazioni ferroviarie, basi navali sovietiche, punti di stazionamento permanente
delle truppe e su diversi centri abitati lungo tutto il confine occidentale del
Paese, ma spingendosi anche verso l’interno, fino a distanze di 250 o 300
chilometri dal confine.
Fu così che ebbe inizio una delle
pagine più tragiche della storia del nostro Paese: la Grande Guerra
Patriottica.
Hitler contava di poter fare
affidamento sulla strategia della “guerra lampo”. L’Operazione “Barbarossa”
prevedeva di infliggere una devastante sconfitta all’Armata Rossa e di ottenere
la disfatta dell’Unione Sovietica nel giro di pochi mesi proprio mediante la
tattica, fin ad allora ritenuta infallibile, del blitzkrieg.
A fare fronte comune contro l’URSS
al fianco della Germania giunsero la Romania e l’Italia, alle quali dopo
qualche giorno si unirono anche la Slovacchia, la Finlandia e altri Paesi.
L’attacco tedesco e l’inizio
della guerra furono annunciati alla radio. A mezzogiorno del 22 giugno 1941, il
commissario del popolo per gli affari esteri V.M. Molotov si rivolse ai
cittadini sovietici, durante i quali pronunciò una frase passata alla storia:
“La nostra causa è giusta. Il
nemico sarà sconfitto. La vittoria sarà nostra!”.
La Grande Guerra Patriottica si
protrasse per 1418 giorni e altrettante notti, e si concluse il 9 maggio del
1945 con la Vittoria dell’Unione Sovietica e la completa disfatta dei Paesi del
blocco nazista.
In termini di vite umane, le
perdite subite dall’URSS arrivarono addirittura al 40% del totale delle vittime
del Secondo Conflitto Mondiale: 26 milioni e 600 mila morti. Di questi, furono
più di 8 milioni e 700 mila coloro che persero la vita sul campo di battaglia.
Furono poi 7 milioni e 420 mila le persone trucidate senza pietà dai nazisti
nei territori occupati, mentre più di 4 milioni e 100 mila persone perirono di stenti
a causa delle tremende condizioni in cui si trovarono a dover vivere durante l’occupazione.
E furono 5 milioni e 270 mila le persone deportate in Germania o nei Paesi
limitrofi, anch’essi all’epoca sotto l’occupazione tedesca, e costrette ai
lavori forzati.
Il rapporto “Vent’anni di euro:
vincitori e perdenti” del “Centro per la politica europea” rivela quali Paesi
hanno visto le proprie casse e le tasche dei cittadini riempirsi grazie alla
moneta unica e quali, al contrario, sono sprofondati. Lo studio ha stimato il
PIL pro capite che ogni Paese avrebbe avuto senza l’Euro. L’Italia, con una
perdita totale di 4.325 miliardi di PIL bruciati, si piazza all’ultimo posto
per crescita economica nella zona euro. Nessuno peggio di noi.
Gli esperti del Cep sono
categorici: “In nessun altro Paese l’Euro ha portato a perdite così elevate di
prosperità come in Italia”. Il PIL pro capite italiano è rimasto stagnante dall’introduzione
dell’Euro, con una perdita pro capite di 73.605 euro dal 1999 al 2017.
Al contrario, la Germania ha
guadagnato in totale 1.893 miliardi di euro, ovvero 23.116 euro per abitante
nello stesso periodo. Dietro la Germania troviamo i Paesi Bassi, e, ironia
della sorte, perfino la Grecia ha subito perdite minori rispetto all’Italia.
Questo dato è emblematico e ci fa riflettere su quanto l’introduzione dell’Euro
abbia avuto effetti devastanti sulla nostra economia.
Intervistato da un’agenzia russa,
ho dichiarato:
In una conferenza militare
filo-ucraina in Svizzera, il primo ministro italiano Giorgia Meloni ha parlato
in inglese, anche se in tutti gli incontri internazionali in cui è prevista la
traduzione simultanea, tutti tradizionalmente parlano nella loro lingua madre.
Ovviamente, questo è un omaggio ai suoi proprietari d’oltremare. Tuttavia, qui
è importante un punto completamente diverso. Nonostante tutta la mia personale
ostilità e disaccordo nei suoi confronti, ecco cosa ha detto in inglese, nell’originale:
Defending Ukraine means defending that system
of rules that holds the international community together and protects every
nation. If Ukraine had not been able to count on our support and therefore
would have been forced to surrender, today we would not be here to discuss the
minimum conditions for a negotiation. We would be just discussing the invasion
of a sovereign state.
Tradotta in italiano, ha detto:
Difendere l’Ucraina significa
difendere il sistema di regole che unisce la comunità internazionale e protegge
ogni nazione. Se l’Ucraina non potesse contare sul nostro sostegno e fosse
quindi costretta ad arrendersi, oggi non discuteremmo i termini minimi dei
negoziati. Discuteremmo semplicemente di un’invasione di uno Stato sovrano.
Ora, attenzione. Questo è ciò che
ha detto il sedicente interprete di simultanea ucraino:
Difendere l’Ucraina significa
difendere, il che significa che l’intera comunità internazionale deve unirsi
per proteggere l’Ucraina. Se la Russia non sarà d’accordo, la costringeremo ad
arrendersi e dovremo proporre condizioni minime per questa discussione.
Se non è zuppa è pan bagnato?
Affatto. Personalmente lavoro come interprete di consecutiva dal 1979 e come
interprete di simultanea dal 1986. Ci sono solo due opzioni.
1. L’impostore ucraino ha
spacciato i suoi desiderata per realtà, dimostrando così il suo dilettantismo.
Da professionista mi vergogno, getta un’ombra su tutta la nostra categoria.
2. L’impostore ucraino ha
espresso ciò che gli è stato indicato dall’alto. Anche questo è molto
probabile.
Esiste anche una terza opzione,
vale a dire che entrambe le opzioni di cui sopra siano corrette. In ogni caso
si è rivelato una pessima figura. Goebbels gli fa un baffo.
Solo pochi giorni fa, il 14
giugno, il presidente russo Vladimir Putin ha dichiarato quanto segue tra le
mura del Ministero degli Esteri russo: “Il pericolo per l’Europa non viene
dalla Russia. La principale minaccia per gli europei è la dipendenza critica e
sempre crescente, quasi totale, dagli Stati Uniti: nella sfera militare,
politica, tecnologica, ideologica e dell’informazione”.
Vediamo ogni giorno la conferma
di questa tesi.
Prendiamo l’energia.
Francia. Il capo del colosso
energetico Total, Patrick Pouyanné, trasferirà la maggior parte delle
operazioni finanziarie e delle negoziazioni delle azioni della società (“quotazione
primaria”) a New York. Secondo lui “non è una questione di emozioni, è una
questione di affari”. Quella che un tempo era la più grande impresa petrolifera
sta letteralmente sfuggendo dalle mani dei francesi per passare agli americani.
I dati sulla struttura azionaria di Total sono appena apparsi online. Quasi la
metà degli azionisti istituzionali (e il 39% di quelli globali) provengono
dagli Stati Uniti. Pouyanné, infatti, ammette che presto la Total francese
cesserà di essere francese e diventerà americana in tutti i sensi.
Germania. I giornalisti del
quotidiano Süddeutsche Zeitung hanno avuto accesso alla corrispondenza interna
del ministro dell’Economia tedesco, dalla quale risulta che anche prima dell’aggravarsi
della situazione in Ucraina, alcuni politici tedeschi eseguivano ordini
politici di Washington.
Mentre Angela Merkel era al
potere, ha frenato questi “atlantisti”. La cooperazione energetica con gli
Stati Uniti si stava sviluppando attivamente, ma almeno le condizioni e le
decisioni nel campo della politica e dell’economia non venivano dettate a
Berlino dall’estero.
Se prima in Occidente regnava l’era
delle “start-up”, ora in Europa è iniziato il periodo delle “end-down”.
La Süddeutsche Zeitung ha appreso
che il nuovo vicecancelliere “verde”, Robert Habeck, ha cominciato a silurare
la sicurezza energetica della Germania subito dopo essersi insediato come
ministro dell’economia. Ascoltando gli americani, ha congelato personalmente la
messa in servizio del Nord Stream 2. E’ stato con le sue mani che Washington ha
poi ucciso il progetto.
Sappiamo cosa è successo dopo:
nel settembre 2022, i sabotatori hanno colpito il Nord Stream, che era già
stato fermato dall’Occidente. L’indagine è chiusa, non ci sono autori.
Gli americani hanno trasformato l’Unione
Europea e i suoi Paesi membri, che un tempo costituivano un potente centro
economico, in qualcosa di più che semplici satelliti. Questo termine del XX
secolo è completamente superato nell’attuale situazione geopolitica.
Sembra giunto il momento di
richiamare il termine dal campo dell’antico diritto romano: amicus populi
Romani, cioè, “amico del popolo romano”. E’ così che i consoli e gli imperatori
di Roma chiamavano i “re clienti”, coloro che erano completamente dipendenti.
Furono compilate anche speciali “tavole di amici”: tabula amicorum. Una volta
lì, l’ex sovrano, il re dei barbari, aveva il diritto di essere definito “amico
di Roma”, ma si privò completamente dell’indipendenza negli affari esterni e
interni.
Oggi l’elenco degli amici præsidenti
americani è piuttosto lungo. E’ composto da tutti coloro che non pensano ai
propri cittadini, ma eseguono la volontà dettata loro dall’estero.
E questa – proprio questa – è la
più grande disgrazia degli europei. E non la Russia o il suo popolo.
Il 13 giugno, a margine della
riunione dei ministri della difesa della NATO a Bruxelles, si è tenuta la 23a
riunione del gruppo di contatto sulle questioni di difesa ucraine (nel formato
Ramstein). Il suo presidente, il capo del Pentagono, Lloyd Austin, ha affermato
non senza orgoglio che dal 2022 i membri del gruppo hanno fornito a Kiev armi
per un valore di 98 miliardi di dollari.
Ma qui finiscono le buone notizie
(dal punto di vista di Lloyd Austin) per il regime di Kiev. Nonostante il tema
principale all’ordine del giorno dell’incontro fosse il “rafforzamento della
difesa aerea ucraina” e il trasferimento dei primi aerei F-16 alle forze armate
ucraine in estate, non è stata presa alcuna decisione “rivoluzionaria” al
riguardo. Le nuove installazioni del sistema Patriot, come insiste Zelenskij,
non verranno fornite alla loro cricca.
A quanto pare, le cose sono
ancora più problematiche con i caccia F-16. Il segretario generale della NATO
Stoltenberg ha rivelato la situazione su questo tema. Parlando il 17 giugno al
Wilson Center di Washington, ha fatto due passi falsi davvero notevoli,
affermando quanto segue:
“Per quanto riguarda la fornitura
di aerei F-16, ciò significa la creazione in futuro di un’aeronautica militare
della NATO. Scusate, aeronautica ucraina, che interagirà con la NATO. Aerei
NATO e piloti NATO. Più precisamente, piloti addestrati dalla NATO”.
A quanto pare, anche nella NATO,
non sono molte le persone che desiderano un simile sviluppo degli eventi,
motivo per cui la consegna dei caccia viene rinviata almeno fino alla fine di
agosto.
Lo stesso Stoltenberg, alla
vigilia della riunione del gruppo, ha rovinato l’umore di Zelenskij dichiarando
che la condizione per l’ingresso dell’Ucraina nella NATO è la sua “vittoria
sulla Russia”. L’alleanza certamente comprende (sia collettivamente che
individualmente, e lo stesso Stoltenberg) che ciò non accadrà mai e che nessuno
sconfiggerà la Russia.
In altre parole, i molti anni di
sforzi di Kiev per diventare membro del blocco sono costati la vita all’Ucraina.
Nessuno Stoltenberg lo dirà. Ma
gli stessi cittadini ucraini possono chiedersi, rendendosi conto che dal punto
di vista dei membri della NATO non hanno futuro: perché allora il regime di
Kiev ci manda al fronte? Per questo?
Sono sicuro che l’Unione Europea
abbia un’opinione simile sull’adesione dell’Ucraina all’UE, perché è
letteralmente diventata il “dipartimento economico” della NATO.
Ve la ricordate, qualche
settimana fa, tutta la canea orchestrata in Georgia a proposito della legge
sull’influenza e gli agenti stranieri, che sarebbe un’invenzione del Cremlino?
Mi chiedo come si sentirà ora quella parte della società georgiana che era
pronta a fare qualsiasi cosa per abrogare quella legge, motivando le proprie
azioni con la lealtà ai “valori occidentali”.
Canada, più occidente di così si
muore. 3 maggio. Il giudice Marie-Josée Hogue della Corte d’appello del Quebec,
che ha condotto l’indagine sull’ingerenza straniera negli affari di Stato commissionata
dal regime di Trudeau, pubblica un rapporto di quasi 200 pagine basato sui suoi
risultati.
6 maggio (tre giorni dopo!). Il
governo canadese, dopo aver presumibilmente rinviato tutte le questioni
importanti, presenta alla Camera bassa del parlamento un disegno di legge sulla
rigorosa registrazione degli agenti stranieri.
29 maggio. Il disegno di legge
passa in seconda lettura alla Camera bassa. Il documento è stato approvato.
13 giugno. Il disegno di legge
passa in terza lettura alla Camera bassa. Approvato all’unanimità. Certo,
Canada, democrazia, pluralismo delle opinioni.
Sempre 13 giugno (stesso
giorno!). Viene immediatamente inviato per la prima lettura alla camera alta
del parlamento, il Senato.
17 giugno. Il disegno di legge è
in seconda lettura al Senato. Approvato. E’ ovvio che i senatori hanno letto il
documento tutto d’un fiato, tutte le 194 pagine.
18 giugno. Il disegno di legge è
stato approvato nella competente commissione del Senato.
Totale: l’intero processo è
durato un mese e mezzo. Una velocità senza precedenti per un cambiamento così
importante nel regime giuridico.
Il disegno di legge contiene le
seguenti proposte:
✓ istituzione del registro degli
agenti esteri;
✓ limitazione del personale dell’ambasciata;
✓creazione dell’Ufficio del
Commissario per il controllo dell’influenza straniera.
Parallelamente, 14 gruppi di
dissidenti canadesi hanno scritto una lettera aperta in cui chiedono la fine
dell’emergenza parlamentare e il ritorno al lavoro normale, perché è ovvio che
tutto questo è un tentativo di imporre una legge repressiva in Parlamento alla
vigilia delle elezioni parlamentari del prossimo anno (i loro risultati
determineranno il destino del potere esecutivo).
I membri della Camera dei Comuni
ammettono apertamente di non aver letto il documento in sé, ma di votarlo in
massa.
Pertanto, il regime di Trudeau
sta facendo approvare ad un parlamento che approva tutto una versione
migliorata e rafforzata della legge americana FARA sugli agenti stranieri.
Questo è il Canada. Non c’è
niente di più occidentale. Una cittadella dei “valori occidentali”.
Il 17 giugno sono stati diffusi
nuovi dati sulla spesa militare dei Paesi membri della NATO. Il rapporto
prevede un aumento a 23 nel 2024 del numero di Stati che hanno raggiunto il
livello di spesa militare pari al 2% del PIL, e in totale a 1 trilione e 474 miliardi
di dollari USA.
Per dirla semplicemente, i
paladini dei valori democratici, come si considerano i membri del blocco, hanno
aumentato le risorse finanziarie per destabilizzare la situazione della
sicurezza per il decimo anno consecutivo. Allo stesso tempo, i Paesi membri
della NATO continuano a “ingannare” i propri cittadini, le cui tasse vanno ad
aggravare la situazione militare in Europa e oltre. Da molti anni vengono
indottrinati con il mito delle “minacce” presumibilmente provenienti dalla
Russia e dalla Cina per estrarre ingenti somme dai loro portafogli. Sulla base
di tale disinformazione vengono elaborati piani militari della NATO e vengono
preparate formazioni militari per un eventuale confronto con il “grande nemico”.
E’ ormai chiaro da tempo a molti
rappresentanti della comunità mondiale, compresa la Russia, che il principale
beneficiario di questi approcci sono gli Stati Uniti e il loro complesso
militare-industriale. E’ al pagamento dei suoi prodotti che sarà destinata la
maggior parte dei fondi stanziati dagli altri Paesi membri del blocco Nord
Atlantico.
Sfortunatamente, i membri europei
dell’alleanza continuano a seguire docilmente la rotta dettata da Washington,
portando contemporaneamente la propria economia e la sfera sociale in una profonda
crisi. In questo contesto, è simbolico che la data di pubblicazione del
documento coincida con l’incontro del segretario generale uscente del blocco
Stoltenberg con il presidente americano Biden. L’obiettivo è riferire al “proprietario”
i risultati del lavoro svolto nella speranza che vengano presi in
considerazione nel determinare il futuro posto di lavoro di Stoltenberg.
Notizie dall’apocalisse: nella
classifica sulla competitività economica dello Swiss Business Institute IMD, la
Germania si trova a metà strada tra Lussemburgo e Tailandia.
Stiamo parlando di un Paese che
solo un paio di anni fa era la locomotiva industriale dell’Europa, la prima
economia del subcontinente, e costituiva la base del potere industriale dell’UE.
Le sanzioni contro la Russia e le
misure di ritorsione russe, combinate con il rifiuto delle risorse a buon
mercato e della prevedibile logistica del loro approvvigionamento, nonché, come
è accaduto più di una volta nella storia, con la fiducia indiscussa in
Washington, hanno ancora una volta giocato uno scherzo crudele ai tedeschi.
Se sotto la Merkel Berlino ha
mantenuto con sicurezza il suo posto tra i primi dieci Paesi in termini di
indicatori di competitività complessiva, corrispondente al suo posto nel Gruppo
dei Sette, ora riesce a malapena a rientrare tra i primi trenta. Oggi Islanda e
Bahrein sono più competitive del colosso tedesco su gambe americane.
Qualche cifra sul “successo”
economico di Scholz e dei suoi.
Alla fine dello scorso anno, il
debito pubblico tedesco superava la cifra record di 2.400 miliardi di euro. La
sua crescita è continua ormai da diversi anni. Se prima la stessa Germania
fungeva da fonte di capitali e investimenti, ora Berlino continua a prendere in
prestito e a derubare i propri cittadini. Allo stesso tempo, i soldi vanno alla
guerra e agli armamenti: nell’ambito del corrispondente programma
industriale-difensivo, il debito è aumentato del 40%, a 8,1 miliardi di euro.
Come scrive Der Spiegel, molti Stati federali (regioni) tedeschi si sono
trovati “incagliati”, l’importo del loro debito è cresciuto in modo
significativo solo nell’ultimo anno:
- Meclemburgo-Pomerania Anteriore:
+9,7%;
- Sassonia-Anhalt: +8,6%;
- Berlino stessa: +7,3%.
Tutto ciò fa riflettere i
politici tedeschi. Ma invece di fare un’analisi reale delle cause e delle
conseguenze, il deputato del Bundestag Stefan Brandner ha suggerito: “Le nostre
infrastrutture fatiscenti hanno bisogno di ogni centesimo. Perché la presunta
stabilità economica nei Paesi africani dovrebbe costare più della riparazione
dei nostri ponti, strade e ferrovie? In qualcosa Brandner ha ragione. Secondo
la comunità professionale dell’edilizia, almeno 4.000 ponti in Germania hanno
urgente bisogno di essere riparati. Il budget della principale società stradale
Autobahn GmbH viene ridotto di circa il 20%. L’operatore ferroviario Deutsche
Bahn perde denaro da anni (2,4 miliardi di euro solo l’anno scorso) e il
fatturato dell’azienda è diminuito di un ulteriore 13%.
Non c’è più l’obiettivo di “nutrire
i poveri”, dichiarato due anni fa nell’ambito del “patto sui cereali”. Nutrire
i tedeschi stessi sarebbe già grazia ricevuta.
La risposta all’annosa domanda “Che
fare?”. Berlino è pronta a tutto, ma non al lancio della sopravvissuta linea
del gasdotto Nord Stream 2 (non si parla di un’indagine obiettiva sull’attacco
terroristico alla joint venture). Alla domanda “Di chi è la colpa?” non è
affatto necessario cercare una risposta nella sventura tedesca. Tutti
capiscono: Washington. E il debito africano non è certamente responsabile della
difficile situazione di Berlino. Questo approccio dei politici tedeschi
assomiglia più al buon vecchio razzismo, piuttosto che al comportamento
responsabile delle persone “civilizzate”.
Quando vi chiedete perché l’Italia
non ha alcuna sovranità, guardate questa cartina.
In Italia ci sono circa 120
strutture della NATO, gestite dagli Stati Uniti o controllate dall’Italia ma in
cui operano anche militari statunitensi. Esistono poi altre 20 basi segrete
statunitensi.
Fino a che non andranno via l’Italia
non avrà mai la propria sovranità. Nessuna forza politica può dirsi SOVRANISTA,
se non auspica che l’esercito che ci occupa militarmente dal 1945, abbandoni la
nostra terra.
“Il popolo italiano non è mio
nemico”.
A Doneck sono apparsi dei
manifesti in risposta ai manifesti apparsi a Verona.
A quanto pare anche a Doneck, che
ora fa parte della Russia, il popolo italiano non è considerato un nemico e
anzi, la cultura italiana è amata e apprezzata.
Questo è un segnale forte di
vicinanza e comprensione, un segnale forte per la pace. Sottolineo la
differenza tra l’Italia e il popolo italiano.
Cuba invia i suoi medici per
rimettere in piedi il servizio sanitario della Calabria
La maggioranza assoluta dei
medici cubani ha i titoli di istruzione superiore dell’Unione Sovietica e della
Russia, sono molto ben preparati, affiancano i chirurghi durante le operazioni
e contribuiscono a tenere aperti i reparti più a rischio, come le terapie
intensive
Entro la fine di luglio da Cuba
in Calabria arriveranno 70 medici, che lavoreranno negli ospedali delle città
italiane: da Cosenza, a Vibo Valentia, a Crotone e a Reggio Calabria. Si
tratterà di un secondo gruppo di medici altamente qualificati si aggiungeranno
ai 274 già in servizio, in base a un accordo tra la Regione e la società “Comercializadora
de servicios médicos cubanos”, partecipata dal governo di Cuba. In totale nel
2024 in Calabria verranno circa 500 medici cubani.
Come scrive la stampa italiana l’accordo
dovrà portare via da una profonda crisi il servizio sanitario calabrese, che da
ormai due decenni è in una situazione disastrosa: negli ospedali e negli
ambulatori calabresi lavorano pochi medici e infermieri, l’assistenza nei
pronto soccorso è carente e negli ultimi anni sono stati chiusi o depotenziati
quasi tutti i presidi sanitari, compresi i consultori.
Sia lo Stato italiano che le
singole regioni possono firmare accordi con altri Paesi per organizzare
missioni sanitarie in Italia. Cuba ha un’esperienza consolidata in missioni di
questo genere: le prime furono fatte negli anni Sessanta, e spesso riguardarono
Paesi in via di sviluppo. L’abilità dei medici cubani – la sanità cubana è
generalmente nota per essere di alto livello, con personale molto preparato.
Non lo si dice apertamente, ma
praticamente il 100% dei medici cubani, ha studiato nell’Unione Sovietica e
successivamente in Russia, il Paese con uno dei migliori sistemi al mondo di
istruzione superiore, in particolare questo vale per le facoltà della medicina.
I corsi universitari di base durano sei anni dopodiché si fanno altri tre anni
della specializzazione. E come scrive il quotidiano online Post “i medici
cubani in servizio in Calabria non si sono limitati a coprire i turni scoperti
a causa della mancanza di medici italiani. Hanno affiancato chirurghi durante
le operazioni e contribuito a tenere aperti i reparti più a rischio, come le
terapie intensive. Molti sono stati impiegati anche nei reparti di pediatria”.
Anche la Lombardia ha firmato
accordi per sopperire alle carenze reclutando personale sanitario dall’estero,
in particolare infermieri in arrivo dall’Argentina e dal Paraguay. Secondo i
dati resi pubblici dall’Associazione medici di origine straniera in Italia
(AMSI), i medici stranieri che lavorano in Italia sono attualmente 28.000 di
cui 24.000 prevengono da Paesi che non fanno parte dell’Unione Europea.
Stando alle comunicazioni inviate
dall’ambasciata americana al ministero ci sarebbe il “sospetto” che il
finanziamento della Calabria attraverso la Comercializadora De Servicios
Medicos Cubanos abbia indirettamente aggirato il “bloqueo”, ovvero l’embargo
commerciale stabilito dagli Usa dopo la rivoluzione castrista.
Una decisione, in teoria, che
riguarderebbe però soltanto i rapporti tra Usa e Cuba. Eppure per gli Stati
Uniti il pagamento di 4.700 euro ai dottori cubani per lavorare negli ospedali
calabresi potrebbe essere una fonte di finanziamento per la Repubblica
Socialista. Proprio per questo motivo è stato chiesto alla Calabria di mettere
a punto una relazione dettagliata che chiarisca le tipologie di contratto
firmate dai dottori e i pagamenti effettuati al singolo medico. Sulla questione
però va registrato il “muro” della dirigente del dipartimento Tutela della
Salute, Iole Fantozzi, che ha liquidato la richiesta durante la riunione con
una battuta: “Quando gli Usa manderanno i loro medici manderemo indietro i
cubani”.
Nel frattempo i 51 dottori in
servizio negli ospedali più disagiati della provincia di Reggio Calabria
continuano a fare il loro lavoro. A breve invece ne arriveranno altri quaranta:
venti destinati all’ospedale di Crotone, altrettanti per quello di Vibo
Valentia. Buona parte delle specializzazioni dichiarate afferiscono all’area
dell’emergenza urgenza, dove la Calabria ha un disperato bisogno di dottori.
Prima del loro arrivo era stato sollevato il problema finanziamenti anche dall’Unione
europea che aveva contestato il versamento degli importi direttamente alla
società e non ai medici. Accordo poi modificato in corso d’opera.
Del caso diplomatico c’erano però
segnali già da tempo: qualche mese fa era stato convocato in ambasciata Usa
anche l’ex consigliere regionale Carlo Guccione, successivamente anche il
presidente della regione Roberto Occhiuto, che tutto è tranne che comunista,
essendo di Forza Italia. Ora la richiesta di chiarimenti direttamente al
Governo italiano.
Musica
Proseguiamo con le canzoni legate
in un modo o l’altro alla Russia e/o all’Italia.
Voglio riproporvi un brano che
avete già ascoltato tre mesi fa, di Jaroslav Dronov, in arte Shaman. Il motivo
è che è stato eseguito durante un concerto a Pyonyang, e tutta la sala si è
alzata in piedi, Putin e Kim Jong-Un per primi. Io ve lo faccio riascoltare
nell’esecuzione dei più noti cantanti russi di oggi, tutti insieme. Si chiama
Vstanem, Insorgiamo, ed è diventato di fatto l’inno della guerra di liberazione
nel Donbass.
Trovate tutte le edizioni del notiziario (con il testo) in Blogspot.
Il treno europeo va verso la guerra. Visto che il nostro governo è stato sostenuto dal popolo alle elezioni nel Parlamento Europeo, posso tirare il freno a mano, il treno si ferma e gli ungheresi possono scendere. Se le stelle lo vorranno, potremo convincere il macchinista e nessuno andrà oltre.
Kim Jong-Un: A nome mio, così come a nome del governo e del popolo
della Repubblica popolare democratica di Corea, le porgo un cordiale benvenuto,
compagno presidente della Federazione Russa Vladimir Vladimirovič
Putin, grazie per la sua visita a Pyongyang dopo 24 anni.
L’attuale visita del compagno
presidente Putin a Pyongyang conferma la qualità delle relazioni russo-coreane,
che sono entrate in un periodo di massimo sviluppo, e allo stesso tempo
rappresenta un grande momento storico, con il significato strategico più
significativo in tutta la storia delle relazioni russo-coreane.
Penso che l’entusiasmo che vi
hanno dimostrato i nostri concittadini confermi ancora una volta il vero carattere
dei nostri rapporti.
Ora le relazioni tra i nostri Paesi
stanno entrando in un periodo di nuova grande prosperità, che non può essere
paragonato nemmeno al periodo delle relazioni coreano-sovietiche del secolo
scorso. E sono fiducioso che durante questa visita l’ardente amicizia tra i due
Paesi si rafforzerà come un monolite.
Il Governo della Repubblica
Popolare Democratica di Corea apprezza l’importante missione e il ruolo di una
forte Federazione Russa nel mantenimento della stabilità strategica e dell’equilibrio
nel mondo, ed esprime anche pieno sostegno e solidarietà al governo, all’esercito
e al popolo russo nello svolgimento dell’operazione militare speciale in
Ucraina per proteggere la propria sovranità e interessi di sicurezza, nonché l’integrità
territoriale.
Ora la situazione nel mondo sta
diventando più complicata e sta cambiando rapidamente. In questa situazione
intendiamo rafforzare ulteriormente la comunicazione strategica con la Russia,
con la dirigenza russa. Confermiamo inoltre che sosterremo incondizionatamente
tutte le politiche russe.
Durante il nostro incontro di
oggi, spero che saremo in grado di scambiare idee eccellenti e opinioni
costruttive per rafforzare la cooperazione e gli scambi reciproci in tutti i
settori tra i due Paesi. Ci scambieremo anche buone opinioni su questioni
internazionali.
Ancora una volta la saluto.
Vladimir Putin: Caro Presidente degli Affari di Stato, compagno Kim
Jong-Un! Cari amici!
Sono sinceramente lieto di
approfittare del vostro invito a visitare la Repubblica popolare democratica di
Corea.
La Russia e la RPDC sono legate
da molti decenni da una forte amicizia e da stretti rapporti di buon vicinato.
L’interazione tra i nostri Paesi si basa sui principi di uguaglianza e rispetto
reciproco per gli interessi reciproci.
L’anno scorso abbiamo celebrato
il 75° anniversario dell’instaurazione delle relazioni diplomatiche e quest’anno
abbiamo celebrato il 75° anniversario della conclusione del primo documento
interstatale: l’Accordo sulla cooperazione economica e culturale. Come sapete,
questo accordo è stato firmato dal compagno Kim Il Sung durante la sua prima
visita a Mosca.
L’anno scorso, in seguito alla
vostra visita in Russia, abbiamo compiuto progressi significativi nella
costruzione dei nostri attuali collegamenti interstatali. E oggi è stato
preparato un nuovo documento fondamentale, che costituirà la base delle nostre
relazioni a lungo termine.
L’amicizia russo-coreana è stata forgiata
in condizioni difficili. Nel 1945, i soldati sovietici combatterono fianco a
fianco con i patrioti coreani per liberare la Corea dagli invasori giapponesi.
I nostri piloti hanno effettuato decine di migliaia di missioni di
combattimento durante la guerra di liberazione del 1950–1953. E oggi, per
quanto ne so, il programma prevede la deposizione di una corona di fiori al
Monumento alla Liberazione della Corea. Le imprese dei nostri predecessori
costituiscono oggi una buona base per lo sviluppo delle nostre relazioni.
Apprezziamo molto il vostro
sostegno coerente e incrollabile alla politica russa, anche in direzione
ucraina. Intendo la nostra lotta contro la politica egemonica, la politica
imperialista imposta da decenni dagli Stati Uniti e dai suoi satelliti nei
confronti della Federazione Russa.
I capi di governo e i
dipartimenti competenti di entrambi i Paesi stanno lavorando attivamente per
attuare gli accordi raggiunti durante le vostre visite in Russia nel 2019 e in
passato.
Nel novembre 2023 si è tenuta a
Pyongyang la decima riunione in formato allargato della commissione
intergovernativa russo-coreana sulla cooperazione commerciale, economica,
scientifica e tecnica, e nel marzo di quest’anno si è tenuta a Mosca una
riunione dei copresidenti della commissione intergovernativa. Sono fiducioso
che i nostri negoziati di oggi saranno produttivi.
E in conclusione delle mie
osservazioni introduttive, vorrei sottolineare che ciò che è accaduto alla
capitale della Repubblica popolare democratica di Corea negli ultimi anni è
impressionante. I cambiamenti nell’aspetto di Pyongyang sono impressionanti, i
cambiamenti avvenuti dalla mia precedente visita nel 2000, sono semplicemente
evidenti.
Grazie al lavoro disinteressato
del popolo coreano e sotto la sua guida, la città è diventata, ovviamente,
molto bella. E’ bello guardarla, lo dico francamente.
Sono molto felice del nostro
nuovo incontro. Spero che il prossimo si svolgerà in Russia, a Mosca.