lunedì 29 gennaio 2024

20240129 Спас Вечер на Спасе

На прошлой неделе Патриарх Московский и всея Руси Кирилл выступил с большим докладом на пленарном заседании Международных Рождественских чтений.

Он коснулся вопросов культуры, образования, миграционной политики, поддержки семьи и православного образования.

Предстоятель нашей Церкви призвал участников форума выстраивать работу всех направлений, опираясь на российские традиции и ценности.

В контексте темы, Патриарх предложил отказаться от духовно чуждых русскому народу праздников.

Полная передача: Спас ТВ

062 Italiani di Russia

Sessantaduesimo notiziario settimanale di lunedì 29 gennaio 2024 degli italiani di Russia. In via eccezionale, sarà quasi monografico. Perché? Perché c’è stato il 27 gennaio. E cos’è il 27 gennaio? Sì, è la giornata internazionale della memoria dell’Olocausto. E perché proprio il 27 gennaio? Perché, con buona pace di Roberto Benigni, quel giorno, nel 1945, l’Armata Rossa, e non gli Stati Uniti, liberarono gli ormai pochi sopravvissuti nel campo di concentramento nazista di Auschwitz. Esattamente un anno prima, il 27 gennaio 1944, ha liberato dall’assedio, durato quasi tre anni, la città di Leningrado, la attuale San Pietroburgo. Ecco perché i saluti romani in via Acca Larentia a Roma sono stati così al centro dell’attenzione in Russia: con i fascisti non si scherza. Buon ascolto e buona visione.

Attualità

Il Ministro degli Affari Esteri della Federazione Russa Sergej Lavrov è intervenuto alla riunione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite sull’Ucraina.

I punti chiave:

E’ abbastanza ovvio per la stragrande maggioranza degli esperti imparziali che il fattore chiave che ostacola la ricerca di modi per risolvere pacificamente la crisi ucraina è il continuo sostegno dell’Occidente al regime di Kiev, nonostante la sua evidente agonia e l’incapacità di portare a termine il compito impostogli di infliggere un “sconfitta strategica” contro la Russia.

Nonostante il completo fallimento delle forze armate ucraine sul campo di battaglia, i sostenitori occidentali del regime di Kiev con ostinazione maniacale continuano a spingerlo a continuare l’insensato confronto militare.

Siamo stati costretti a lanciare l’operazione militare contro un regime criminale che si era allontanato troppo dal senso di impunità e che non voleva, nonostante i nostri numerosi e pluriennali sforzi, abbandonare la guerra contro i propri cittadini nel sud e nel sud-est dell’Ucraina e la politica di discriminazione totale nei confronti degli ucraini di lingua russa, che in questo Paese costituiscono ancora la maggioranza.

Probabilmente è giunto il momento che gli europei – mi rivolgo alla loro parte sensibile – si sveglino e comprendano che con l’aiuto del regime di Zelenskij, gli Stati Uniti non solo stanno conducendo una guerra contro la Russia, ma stanno anche risolvendo l’obiettivo strategico di indebolire drasticamente l’Europa come concorrente economico.

Nonostante la censura più severa, sta emergendo la verità su come vivono in Crimea e in altri territori recentemente riuniti alla Russia. Contrariamente alle previsioni dei propagandisti di Kiev, russi, ucraini e altre nazionalità vivono lì in pace e armonia. E proprio come si addice ai fratelli e ai buoni vicini, vivranno dopo la realizzazione degli obiettivi dell’operazione militare speciale, sia con mezzi militari che pacifici. Permettetemi di ricordarvi che non abbiamo mai abbandonato quest’ultima e siamo sempre rimasti pronti ai negoziati.

La maggioranza degli ucraini sta cominciando a capire chi è il loro vero nemico e chi li ha ingannati per molti anni, spaventandoli con la Russia, diffondendo bugie sul nostro Paese e “cancellando” la nostra storia comune.

Dichiarazione del Ministero degli Affari Esteri della Federazione Russa in merito all’abbattimento del velivolo da trasporto militare russo IL 76

Nella mattina del 24 gennaio, il regime di Kiev ha compiuto un nuovo attacco terroristico, che ha provocato l’abbattimento di un velivolo da trasporto militare russo IL 76, precipitato nelle vicinanze del villaggio di Jablonovo, situato nel distretto di Koroča, nella regione di Belgorod. Il velivolo, partito dall’aeroporto militare di Čkalovskij e diretto a Belgorod, trasportava 65 militari delle Forze Armate Ucraine ai fini di uno scambio concordato in precedenza. Tutti i 65 militari ucraini, nonché i 6 membri dell’equipaggio e i 3 ufficiali russi che si trovavano a bordo, hanno perso la vita.

L’aereo è stato abbattuto per mano ucraina, colpito con missili antiaerei lanciati dalla zona situata nei pressi del centro abitato di Lipcy, nella regione di Char’kov.

Abbiamo assistito all’ennesima atrocità commessa dalla cricca criminale di Zelenskij, la quale subito dopo lo schianto dell’aereo, mostrando tutto il suo odio per il genere umano, ha annunciato la sua “peremoga” (“vittoria” in ucraino), affermando che l’abbattimento era stato opera delle “valorose forze armate ucraine”. Tuttavia, non appena è emerso che a bordo dell’aereo c’erano dei militari ucraini diretti verso il luogo dello scambio, la retorica proveniente dagli uffici delle autorità di Kiev è cambiata: è stato allora che hanno cominciato a negare il proprio coinvolgimento nella catastrofe.

A Kiev erano perfettamente a conoscenza dello scambio che sarebbe avvenuto di lì a poco. Conoscevano il tragitto e le modalità con le quali i prigionieri di guerra sarebbero stati fatti arrivare a destinazione. L’attacco all’aereo è stato un atto premeditato e compiuto in maniera consapevole. E tale attentato mostra chiaramente l’incapacità al negoziato del regime di Kiev. In base agli accordi precedentemente raggiunti, lo scambio sarebbe dovuto avvenire nel pomeriggio presso il posto di blocco di Kolotilovka, al confine tra Russia e Ucraina.

Non è la prima volta che la giunta militare di Zelenskij fa scempio dei suoi stessi militari finiti tra i prigionieri di guerra. Il 29 luglio del 2022, i banderisti condussero a sangue freddo un attacco missilistico contro un centro di detenzione situato a Elenovka, nella Repubblica Popolare di Doneck, nel quale, al momento dei fatti, erano detenuti i prigionieri di guerra del battaglione “Azov”. A causa dell’attacco, morirono oltre 50 persone e più di 70 rimasero ferite.

Condanniamo fermamente l’atto terroristico compiuto dal regime di Kiev nella regione di Belgorod. Tutti gli individui coinvolti, compresi gli organizzatori e gli esecutori tra le fila dei militari ucraini e dei funzionari civili, saranno individuati e saranno immancabilmente puniti come meritano, in conformità con la legislazione russa.

Quanto accaduto dimostra per l’ennesima volta l’essenza criminale della dittatura neonazista di Kiev. I suoi “capi” restano indifferenti di fronte alla vita umana. Vedono le persone come “beni sacrificabili” e le uccidono seguendo le disposizioni che arrivano dai loro padroni occidentali, usando le armi che l’Occidente fornisce loro.

E’ del tutto evidente che il regime criminale di Zelenskij, allevato dagli USA e dai suoi satelliti della NATO, rappresenta una grave ed effettiva minaccia non solo per la Russia, ma anche per l’Ucraina stessa, per i suoi cittadini comuni, e per il mondo intero. E lo stato di agonia in cui adesso versa tale regime lo rende capace di commettere le più mostruose atrocità.

Riteniamo che le organizzazioni internazionali, i governi nazionali e l’intera comunità mondiale debbano condannare questo atto terroristico e gli altri crimini commessi dal regime di Kiev. Il loro silenzio equivarrà ad appoggiare le sue barbarie e i suoi metodi terroristici.

La confisca dei profitti dagli asset russi da parte dell’Unione Europea avrà un impatto negativo sull’euro, ha affermato Fabio Panetta, capo della Banca Centrale Italiana.

Le relazioni internazionali fanno parte di un “gioco ripetitivo”: trasformare una valuta in un’arma ne riduce inevitabilmente l’attrattiva e incoraggia l’emergere di alternative, ha affermato al Financial Times.

Il politico ha ricordato che lo yuan cinese ha superato l’euro come valuta mondiale.

A dicembre, la Commissione europea ha approvato un meccanismo di “immobilizzazione delle entrate” provenienti dai beni russi congelati. L’iniziativa consente di utilizzare nell’interesse dell’Ucraina le imposte sui redditi percepiti grazie ai beni russi congelati in Occidente.

Il vice ministro degli Esteri russo Sergej Rjabkov ha affermato che la parte russa non esclude misure di ritorsione speculari in caso di confisca dei suoi beni.

Il 27 gennaio 2024, si è celebrato l’Ottantesimo anniversario della liberazione definitiva di Leningrado dall’assedio nazista, il più sanguinoso dell’intera storia dell’umanità.

L’assedio della città da parte della Germania nazista è stato un genocidio premeditato del popolo sovietico, dei cittadini di Leningrado di diverse etnie (russi, bielorussi, ucraini, tatari, ebrei e molte altre).

Hitler aveva pianificato la totale distruzione di Leningrado. Lo dimostra la relativa direttiva: “Il Führer ha deciso di cancellare Leningrado dalla faccia della Terra [...]. Si prevede un serrato accerchiamento della città, la quale, mediante cannonate di ogni calibro e continui bombardamenti aerei, andrà rasa al suolo”.

Per gli 872 giorni dell’orribile assedio (dall’8 settembre 1941 al 27 gennaio 1944), Leningrado è stata colpita da circa 150.000 proiettili e da più di 100.000 bombe. Sono morte più di milione di persone, di cui 600.000 a causa della fame.

872 giorni di fame e freddo, di lotta per la sopravvivenza, giorni di resistenza, di spargimento di sangue e di sofferenze, che sono divenuti un emblema del coraggio e dell’eroismo.

ll 27 gennaio si è celebrata la Giornata internazionale in memoria delle vittime dell’Olocausto, istituita il 1 novembre del 2005 con una risoluzione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. La Russia è stata uno dei coautori di tale risoluzione.

In questo giorno si svolgono in tutto il mondo eventi commemorativi che segnano l’importanza ancora attuale della lotta alla xenofobia, al razzismo e alle altre forme di intolleranza.

Il 27 gennaio del 1945, nel corso dell’”Operazione Vistola-Oder”, le truppe sovietiche liberarono il campo di concentramento di Auschwitz. Secondo i dati disponibili, durante il periodo in cui il campo di concentramento fu in funzione, vi transitarono almeno 1 milione e 300 mila persone: di queste, circa 1 milione e 100 mila furono sterminate.

La frase presente all’ingresso del campo di concentramento, che recita “Il lavoro rende liberi” (in tedesco: Arbeit macht frei) mostra tutta la mancanza di umanità e l’estremo cinismo dei criminali nazisti.

Quel giorno, i soldati dell’Armata Rossa salvarono in totale più di 7.000 prigionieri.

Durante la Seconda guerra mondiale, a causa dell’invasione tedesca, nei territori occupati dalla Germania nazista furono deliberatamente trucidati quasi 20 milioni di persone, di cui 7 milioni e 400 mila circa erano cittadini sovietici. Circa 6 milioni di ebrei furono sterminati dai nazisti unicamente a causa della loro appartenenza etnica.

La Risoluzione A/RES/60/7 dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite afferma: “L’Olocausto, che portò allo sterminio di un terzo della popolazione ebraica e di un numero incalcolabile di persone appartenenti ad altre minoranze, servirà sempre da monito per tutti i popoli sui pericoli insiti nell’odio, nel fanatismo, nel razzismo e nel pregiudizio”.

Musica

Proseguiamo con le canzoni legate in un modo o l’altro alla Russia e/o all’Italia.

Vista la puntata, inevitabile il riferimento alla guerra passata. Zemljanka, letteralmente “rifugio sotterraneo”, eseguita in treno locale ai giorni nostri, in provincia di Mosca.

Trovate tutte le edizioni del notiziario (con il testo) in Blogspot.

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sabato 27 gennaio 2024

Putin e Lukašenko sul nazismo

Apertura del memoriale ai civili dell’URSS vittime del genocidio nazista durante la Grande Guerra Patriottica

Putin:

Il 27 gennaio è una delle date più importanti della nostra storia comune e nazionale. In questo giorno del 1944, le truppe dell’Armata Rossa ruppero completamente il blocco di Leningrado e un anno dopo, nel 1945, liberarono Auschwitz.

Questi due eventi sono uniti non solo da un’epoca storica. La tragedia, il martirio dei leningradesi, così come dei prigionieri dei campi di sterminio, rimarranno per sempre la prova dell’essenza mostruosa del nazismo, della sofferenza inimmaginabile di milioni di cittadini innocenti e pacifici.

Da ottant’anni ormai il nostro dolore non si placa per queste terribili vittime, per i destini paralizzati, per tutti coloro che hanno attraversato prove incredibili. La nostra compassione viene trasmessa di generazione in generazione e non ha termini di prescrizione, proprio come non ce l’hanno i crimini dei fanatici di Hitler e dei loro complici, coloro che pianificarono a sangue freddo e commisero crudelmente il genocidio del popolo sovietico.

Questi crimini non furono commessi sul campo di battaglia. I massacri di anziani, donne, bambini e disabili disarmati e indifesi sono state azioni punitive ponderate e sistemiche.

Del numero totale delle perdite subite dall’Unione Sovietica durante la Grande Guerra Patriottica, più della metà erano civili. E questa è una prova convincente che i nazisti e i loro satelliti non combatterono contro un regime politico o un’ideologia, no. Il loro obiettivo erano le risorse naturali più ricche, i territori del nostro Paese e la distruzione fisica della maggioranza dei cittadini. Hanno preparato per il resto il ruolo di schiavi, privati della loro cultura, tradizioni e lingua nativa.

Questi obiettivi malvagi si riflettono in molti documenti nazisti e furono incarnati in terribili e agghiaccianti esecuzioni di massa e omicidi di civili. La bielorussa Chatyn’ e Chacun’ di Brjansk, Krasnoe, Babij Jar, Zmeëvskaja Balka e Žestjanaja Gorka sono solo una piccola parte dei luoghi in cui hanno avuto luogo i massacri.

La morte fu messa in catena di montaggio nei campi di concentramento, nei ghetti, nelle prigioni in Germania, nei territori occupati di Austria, Olanda, Cecoslovacchia, Polonia e Unione Sovietica. C’era un campo di sterminio qui, a Gatčina, e non lontano c’era un campo dove venivano tenuti bambini, bambini molto piccoli, dai quali i nazisti pompavano letteralmente il sangue per i loro soldati.

E, naturalmente, l’assedio di Leningrado non aveva precedenti in termini di crudeltà e cinismo. La decisione dei nazisti era sterminare l’intera città. Più di un milione di abitanti di Leningrado, sottolineo, civili, sono diventati vittime della fame, del freddo, del fuoco di artiglieria e dei bombardamenti senza fine.

Questi dati sono stati ottenuti attraverso ricerche di storici e scienziati autorevoli, documenti e provati in tribunale. Tale lavoro sarà svolto su tutti gli altri crimini commessi dai nazisti durante la guerra contro la popolazione civile del nostro Paese.

E’ a loro, a tutti i pacifici cittadini dell’Unione Sovietica la cui vita fu tolta dal Moloch del genocidio nazista, che è dedicato il memoriale che inauguriamo oggi. E’ destinato a diventare uno dei simboli della nostra memoria, del nostro dovere morale e sacro di indagare su tutti i crimini e identificare i responsabili.

Questo è importante per noi oggi, è importante per il futuro. Vediamo come in questi giorni vengono di fatto rivisti i risultati del processo di Norimberga, nel corso del quale al nazismo fu data una valutazione giuridica inequivocabile. In alcuni Paesi, non solo riscrivono la storia e giustificano i carnefici: revanscisti e neonazisti hanno adottato l’ideologia e i metodi degli hitleriani.

Negli Stati baltici, decine di migliaia di persone sono dichiarate “subumane”, “untermenschen”, private dei diritti più elementari e sottoposte a persecuzione. Il regime di Kiev esalta i complici di Hitler, le SS, e usa il terrore contro tutti gli indesiderabili. Continuano i barbari bombardamenti di città e paesi pacifici e l’uccisione di anziani, donne e bambini. In un certo numero di Paesi europei, la russofobia è promossa come politica statale.

Faremo di tutto, qualunque cosa per fermare e sradicare completamente il nazismo. I seguaci dei carnefici nazisti, non importa come si facciano chiamare oggi, sono condannati. E nulla può fermare il desiderio di milioni di persone non solo nel nostro Paese, ma su tutto il pianeta, di vera libertà, la giustizia, la pace e la sicurezza.

Gloria imperitura a tutti coloro che sono morti. Gloria al soldato sovietico che ha schiacciato il nazismo!

Lukašenko:

Grazie per avermi invitato. E’ molto importante per me essere qui in giorni così sacri per i nostri popoli.

Oggi, nel Giorno della completa liberazione dall’assedio di Leningrado, siamo immersi nei pensieri e nei sentimenti delle persone che hanno vissuto l’inferno sulla Terra. Anche dopo 80 anni, il ricordo di questi eventi fa stringere i cuori, sperimentare ancora una volta l’amarezza della perdita e la gioia della liberazione e l’incredibile intensità della lotta per la vita, per la nostra Vittoria.

Il prezzo della Grande Vittoria è il nostro dolore comune, comune a tutti i popoli condannati a morte dalla Germania nazista. I bielorussi lo sentono come nessun altro. Questo dolore è fuso nel bronzo e scolpito nella pietra su migliaia di fosse comuni di soldati sconosciuti, nei luoghi di esecuzioni di massa di civili e di imprese altruistiche di soldati dell’Armata Rossa, partigiani, combattenti clandestini da Mosca a Brest e Berlino.

Ciascuno di questi monumenti è un testimone, un accusatore e un giudice. Ogni monumento è una prova inconfutabile del genocidio del popolo sovietico. E’ una condanna per i secoli a venire, non importa quanto qualcuno non lo voglia oggi.

Il ricordo delle vittime di quella guerra, dell’eroismo dei nostri padri e nonni oggi disturba molti, soprattutto gli scagnozzi ideologici di assassini e traditori. Oggi lo sentono e onorano nei loro parlamenti i carnefici; sono loro che hanno iniziato la guerra alle tombe e ai monumenti in Polonia, nei Paesi baltici e in Ucraina. Pazzi totali.

Come si può pensare che distruggendo un monumento si distrugge la memoria che vive nel cuore della gente? Un popolo che ha trovato la forza di costruire nuove relazioni pacifiche con quegli Stati che proprio ieri portavano sofferenza e morte nelle nostre terre.

Il ricordo dell’eroismo dei vincitori, della loro impresa spirituale sarà preservato per sempre, anche qui, in questa immagine penetrante delle madri e dei bambini di Leningrado, Chatyn’, Babij Jar e di decine di migliaia di città e villaggi sovietici, distrutti e spopolati. Per noi bielorussi è importante che questo lugubre monumento conservi un pezzo della nostra anima ferita, il ricordo della tragedia del nostro popolo.

Sapete, cari amici, siamo onesti. Noi, nella vasta Russia come in Bielorussia, abbiamo migliaia, migliaia di monumenti, e la stragrande maggioranza di questi monumenti sono dedicati a quei meritevoli eroi, partigiani, soldati dell’Armata Rossa che hanno difeso la loro terra con le armi. E in qualche modo noi, forse non del tutto intenzionalmente, non abbiamo dimenticato, ma non abbiamo reso abbastanza quel tributo ai nostri soldati delle retrovie, quelli che hanno compiuto l’impresa nelle retrovie. Ne abbiamo parlato molto, ma la maggior parte dei monumenti sono dedicati a coloro che hanno difeso la propria Patria con le armi e hanno potuto difendersi.

E la grandezza di questa decisione è che rendiamo omaggio a quelle persone e ai bambini di cui ha appena parlato il presidente della Russia, che non potevano difendersi. Da loro venne spremuta l’ultima goccia di sangue per donarla ai fascisti, ai soldati fascisti. Probabilmente è logico che stiamo recuperando ciò che potremmo aver perso durante il periodo sovietico.

Ringrazio l’intero popolo russo, tutti coloro che hanno preso parte alla realizzazione di questo monumento. Grazie alla direzione della regione di Leningrado, alla Società storica militare russa e alla squadra di autori. Grazie da tutto il popolo bielorusso che ha sofferto a lungo.

Non possiamo cambiare il passato, ma possiamo proteggere il futuro. Lasciamo che questo memoriale protegga la nostra memoria storica comune, la fratellanza dei popoli e la forza dell’unità indistruttibile delle nazioni che si sono unite nella lotta contro il male del mondo e lo hanno sconfitto. Questo è molto importante per noi oggi.

Pace, buoni sentimenti e felicità a tutti voi!

giovedì 25 gennaio 2024

Poljanskij all'ONU, aggiornamento sull'aereo abbattuto

Discorso del Primo Vice Rappresentante Permanente Poljanskij alla riunione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite in relazione allo schianto dell’aereo IL 76

Mozione d’ordine sullo svolgimento della riunione (tradotto dal francese):

Signor Presidente,

Esprimiamo la nostra indignazione per la linea parziale della Presidenza francese riguardo all’organizzazione delle riunioni urgenti del Consiglio da noi richieste.

Il 24 gennaio si è verificata una terribile tragedia: a seguito di un attacco terroristico di Kiev, un aereo russo è stato abbattuto, provocando la morte di tutti i 74 passeggeri. La maggior parte di loro erano prigionieri di guerra ucraini che avrebbero dovuto essere scambiati. Lo stato maggiore ucraino ha immediatamente ammesso il suo coinvolgimento in questo attacco terroristico, ma poi ha cambiato idea e ora sta cercando in tutti i modi di “rinnegarlo”.

Abbiamo immediatamente richiesto una riunione urgente del Consiglio di Sicurezza dell’ONU per lo stesso giorno, il 24 gennaio. Il calendario dei lavori del Consiglio ne consentiva la realizzazione. La continuazione del dibattito aperto sulla soluzione del Medio Oriente era prevista per le tre del pomeriggio e, naturalmente, non lo abbiamo contestato, perché la terribile situazione a Gaza è di gran lunga la storia più importante. Noi, a differenza dei nostri colleghi occidentali, chiediamo regolarmente incontri al riguardo.

Ma il resto delle delegazioni presenti nella lista degli oratori del Medio Oriente lasciavano tempo per un briefing subito dopo sull’incidente con il nostro aereo.

Tuttavia, la Presidenza francese si è rifiutata categoricamente di farlo, fissando l’incontro da noi richiesto all’ultima data: la sera del giorno successivo, il 25 gennaio.

Vediamo nelle sue azioni, signor Presidente, lo stesso feroce algoritmo. All’inizio di gennaio avete ritardato in ogni modo possibile lo svolgimento della riunione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU da noi richiesta sull’aggressione degli Stati Uniti e dei loro alleati contro lo Yemen sovrano. Allo stesso modo, lo avete indetto con molto ritardo, nonostante la presenza di “finestre” nel programma di lavoro del Consiglio di Sicurezza, e addirittura in tarda serata, per “affossare” questo argomento, che è sconveniente per i vostri alleati euroatlantici, per quanto possibile.

Francamente, siamo profondamente delusi dal fatto che la Francia, che si è sempre vantata di una conoscenza impeccabile del lavoro del Consiglio di Sicurezza e, nel complesso, si è dimostrata molto degna in questo senso, sia scivolata in un gioco così rozzo con i suoi “compagni anziani” nella NATO. Lei, signor Presidente, ha abbandonato anche l’apparenza di un approccio imparziale nell’esercizio delle sue funzioni, per il quale si è persino guadagnato gli elogi dei rappresentanti del regime di Kiev. Ma voi, membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, uno Stato con una scuola diplomatica storicamente gloriosa, avete bisogno di tali dubbi “complimenti”?

Ci rammarichiamo che la diplomazia francese, che in precedenza aveva dimostrato un approccio sovrano, non sia riuscita a resistere al “rullo” della solidarietà tutta della NATO, mettendo gli interessi della NATO e dei suoi burattini come Kiev al di sopra delle responsabilità del presidente del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, causando così grave danno alla propria reputazione internazionale. Ci avete mostrato un chiaro esempio di una situazione in cui “la coda agita il cane”. La esortiamo, signor Presidente, a riflettere se un gioco del genere valga la candela.

Grazie per l’attenzione.

Intervento principale:

Signor Presidente,

Per concludere il nostro scambio con voi sulle questioni procedurali, vorrei solo notare brevemente che il “lavoro” da voi citato, nonostante tutta la sua importanza, non svolge alcun ruolo per il Consiglio di Sicurezza. Questa non è la Carta delle Nazioni Unite, queste non sono le regole di procedura del Consiglio, questo è puramente un “punto di riferimento”, niente di più. Siamo molto dispiaciuti che vi siate impegnati a valutare per noi se sia urgente o meno convocare una riunione. Siamo guidati dalla pratica. La nostra pratica, ad esempio, mostra che il 30 dicembre, su nostra richiesta (dopo il precedente atto terroristico del regime di Kiev, l’attacco a Belgorod), la presidenza equadoriana ha convocato una riunione lo stesso giorno. Questo è ciò che fa una presidenza responsabile. C’è, con tutto il dovuto rispetto, molto inganno nelle vostre azioni.

Signor Presidente,

Ieri abbiamo chiesto la convocazione urgente del Consiglio di sicurezza dell’ONU in relazione all’ennesimo mostruoso atto terroristico del regime di Zelenskij. Le forze armate ucraine hanno abbattuto un aereo da trasporto militare russo IL 76 nella regione di Belgorod. A bordo c’erano sei membri dell’equipaggio, 65 soldati delle forze armate ucraine catturati che venivano trasportati per lo scambio, nonché tre accompagnatori. Solo grazie all’impresa dei piloti, che fino all’ultimo momento hanno portato l’aereo il più lontano possibile dagli edifici residenziali, nessuno è rimasto ferito a terra.

Tutte le prove di cui disponiamo oggi indicano che si tratta di un crimine deliberato e ben ponderato. La leadership ucraina era ben consapevole del percorso e del metodo di trasporto dei soldati al luogo dello scambio concordato. Avrebbe dovuto svolgersi ieri, 24 gennaio, nel pomeriggio. Questa non è la prima operazione del genere, ma questa volta il regime di Kiev, per qualche motivo inspiegabile per qualsiasi persona sana di mente, ha deciso di interromperla, e nel modo più barbaro.

Come dimostra l’indagine preliminare, questo atto terroristico delle forze armate ucraine è stato compiuto utilizzando un sistema missilistico antiaereo. I missili sono stati lanciati dal centro abitato Lipcy, regione di Char’kov. Molto indica che potrebbero essere Patriots americani o Iris-T di fabbricazione tedesca. Se ciò fosse confermato, i Paesi occidentali che li hanno forniti risulteranno complici diretti di questo crimine. Proprio come sono complici delle forze armate ucraine quando bombardano zone pacifiche delle città russe con armi occidentali.

Con queste azioni mostruose, il regime di Zelenskij, se, ovviamente, esercita ancora almeno un certo controllo sulle azioni dei suoi militanti, ha dimostrato ancora una volta la sua natura disumana e la totale incapacità di negoziare. Il fatto che sia pronto a sacrificare un gran numero di propri cittadini agli interessi geopolitici occidentali non è più un segreto per nessuno in Ucraina: questo è lo scopo delle azioni che si stanno svolgendo in tutto il Paese per catturare gli uomini ucraini per le strade e mandarli in prima linea come “carne da cannone” in violazione della legislazione ucraina. Zelenskij e la sua cricca chiamano mobilitazione questo libero arbitrio. Tuttavia, l’attacco terroristico di ieri va ben oltre. Dopotutto, i soldati che dovevano essere scambiati ieri avevano madri, mogli e figli ad aspettarli. Il loro scambio è stato concordato con la parte ucraina, come è già stato fatto molte volte. Tuttavia, per una ragione a noi sconosciuta, Kiev ha deciso di distruggere i propri cittadini insieme ai russi che li accompagnavano. Proprio come ha fatto la giunta di Kiev nel luglio 2022, sferrando un colpo alla colonia di Elenovka, dove venivano tenuti i prigionieri di guerra ucraini. Allora morirono più di 50 persone.

Forse un rappresentante del regime di Kiev spiegherà qualcosa a tutti noi oggi. E’ importante capire se stiamo parlando di incoerenza nelle azioni dei soldati ucraini e dell’iniziativa indipendente di qualcuno, oppure di un crimine consapevole e ben ponderato che non rientra in alcun sistema di coordinate morali.

Tuttavia, tutto ciò che vediamo finora sono tentativi molto primitivi e codardi da parte dei rappresentanti delle autorità di Kiev, nonostante i fatti evidenti, di scrollarsi di dosso la responsabilità di questo crimine. Agendo in questo modo, hanno già mentito apertamente e si sono confusi e si stanno affossando sempre di più in questa menzogna.

Infatti, subito dopo l’attacco terroristico, lo stato maggiore delle forze armate ucraine, a caldo, ha rilasciato una dichiarazione trionfante, dalla quale risultava che l’aereo sia stato deliberatamente abbattuto proprio dai valorosi guerrieri ucraini. La notizia è stata rapidamente diffusa dai media ucraini, come RBC-Ucraina, UNIAN e Ukrainska Pravda. Tuttavia, quando è giunta la notizia che a bordo c’erano i propri prigionieri di guerra, il regime di Kiev è stato preso dal panico e ha iniziato febbrilmente a “coprire le loro tracce”. Le prime confessioni menzionate sul coinvolgimento delle forze armate ucraine sono state “ripulite” molto goffamente su Internet. Allo stesso tempo vengono lanciate nuove versioni, una più assurda dell’altra. In particolare, viene attivamente promossa la disinformazione sul fatto che l’IL 76 avrebbe trasportato missili, che sarebbe partito dall’Egitto o da Belgorod e che presumibilmente non avrebbe potuto trasportare soldati ucraini. La seconda “scuola” di pensiero dei propagandisti ucraini non è nuova: secondo la tradizione, cercare di dare la colpa di tutto alla Russia. Non ho dubbi che i nostri colleghi occidentali oggi praticheranno anche atti di bilanciamento verbale con l’unico scopo di proteggere in qualche modo il regime fantoccio di Kiev. A loro, come ai leader di Kiev, non importa nulla dei russi e degli ucraini morti, che per l’Occidente collettivo sono solo cittadini di seconda classe e “materiale di consumo” nella crociata geopolitica contro la Russia. Oggi i leader occidentali stanno cercando di convincere il pubblico che una situazione del genere rappresenta un investimento redditizio e un progetto commerciale attraente. Il cinismo di tale ragionamento è semplicemente fuori scala.

Signor Presidente,

Gli sponsor occidentali del regime criminale di Kiev si assumono la piena responsabilità dei suoi crimini. Proprio lunedì in questa stanza abbiamo discusso del “pompare” l’Ucraina con le armi. In tali situazioni, voi vi concentrate sul fatto che l’Ucraina presumibilmente le utilizza esclusivamente per legittima difesa. Forse lei potrebbe spiegare oggi cosa c’entra l’abbattimento di un aereo che trasportava i propri prigionieri di guerra con l’autodifesa nell’ambito di una procedura prestabilita dal Diritto Umanitario Internazionale?

Ci rammarichiamo inoltre profondamente che i rappresentanti delle organizzazioni internazionali, nello spirito dei più sfacciati doppi standard, si rifiutino timidamente di commentare quanto accaduto. Chiediamo ai membri del Consiglio di Sicurezza e alla leadership delle Nazioni Unite di condannare risolutamente questo e tutti gli altri atti terroristici della giunta di Kiev. Il silenzio in questa situazione non fa che rafforzare la fiducia del regime dittatoriale corrotto di Zelenskij nella propria impunità. Da parte nostra, faremo di tutto affinché tutti i responsabili di questo e di altri crimini della cricca neonazista di Kiev ricevano la meritata punizione.

Signor Presidente,

Nel 2014, la giunta Bandera abbatté l’aereo passeggeri di linea malese MH-17 sulla regione di Doneck, uccidendo quasi 300 persone innocenti.

Nonostante le prove evidenti del coinvolgimento dell’Ucraina in questo crimine, molti in Occidente hanno espresso e continuano a esprimere dubbi sul fatto che una provocazione così disgustosa possa essere pianificata e attuata a Kiev. Mi chiedo come digerirà ora l’opinione pubblica occidentale la distruzione di un altro aereo da parte delle forze armate ucraine? Questa volta sarà molto più difficile per il leader di Kiev tacere e insabbiare questo crimine, perché tutti i prigionieri ucraini morti hanno famiglie che aspettavano con ansia il loro ritorno e credevano che le autorità avrebbero rispettato la loro parte dell’accordo. E alla fine, il regime di Kiev ha sacrificato questi sfortunati due volte: prima, gettandoli in prima linea come “carne da cannone”, e poi, dopo che le truppe russe hanno salvato loro la vita, abbattendo a tradimento l’aereo che li trasportava dai cannoni antiaerei.

E infine, c’è un altro punto che dovrebbe essere preso in considerazione da coloro che ci chiedono negoziati pacifici con il regime di Kiev. Lasciando da parte il fatto che il leader di Kiev ha vietato a se stesso e ai suoi subordinati di negoziare con noi e che il relativo decreto non è stato ancora annullato, voglio porre a tutti una domanda: come possiamo trattare le dichiarazioni e le garanzie del regime e dei suoi sponsor occidentali dopo che il dittatore di Kiev ha dimostrato ancora una volta chiaramente di non poter rispettare nemmeno l’accordo tecnico sullo scambio di prigionieri? Mettiamo tutto questo nel contesto degli accordi di Minsk utilizzati per armare l’Ucraina e del rifiuto delle autorità di Kiev dal progetto di trattato di pace già siglato a Istanbul nell’aprile 2022 sotto la pressione dei loro curatori occidentali, e vi sarà chiaro perché noi, senza abbandonare in linea di principio l’opzione negoziale, continuiamo l’operazione militare speciale in Ucraina, lanciata per salvare la vita dei residenti del Donbass.

Grazie per l’attenzione.

Replica finale:

Signor Presidente,

In realtà non avevo intenzione di commentare l’intervento ucraino, come sempre paranoico e delirante. Dirò solo che, a quanto pare, la mia collega ha ricevuto istruzioni di continuare a mentire e a proteggere il regime di Kiev. Gli elenchi sono stati pubblicati, sono stati comunicati alla parte ucraina nel modo prescritto, come è stato fatto più volte. Non ha assolutamente senso negarlo. In contrasto, tra l’altro, con l’elenco delle stesse vittime della provocazione a Buča, che ancora non riusciamo a ottenere e di cui parliamo costantemente.

Ma non è questo che voglio dire. Volevo rispondere a ciò che ha menzionato nel suo discorso, signor Presidente, sullo schianto del volo Boeing malese MH17 nel 2014. E secondo la tradizione ipocrita occidentale, hanno incolpato la Russia per la tragedia. Vorrei ricordarvi brevemente i fatti concreti che di solito cercate di ignorare.

Dopo l’incidente aereo, è stata la Russia a insistere costantemente per condurre un’indagine internazionale imparziale e trasparente ed è stata in prima linea nell’adozione della pertinente risoluzione 2166 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Abbiamo fornito ai Paesi Bassi la massima assistenza, rispondendo sempre in modo completo e tempestivo alle richieste di assistenza legale. A differenza dell’Ucraina e degli Stati Uniti abbiamo trasmesso informazioni fondamentali per identificare i responsabili. I nostri dati non sono mai stati inclusi nel caso. Allo stesso tempo, le attività distorte della squadra investigativa congiunta hanno sollevato molte domande. Pertanto non siamo rimasti sorpresi dalla decisione del tutto parziale del tribunale distrettuale dell’Aia nel procedimento penale. E’ abbastanza ovvio che le conclusioni del gruppo e i risultati del processo miravano esclusivamente ad adattare la base di prove ad un’unica versione, vantaggiosa per l’Occidente, sul coinvolgimento della Russia in questa impensabile tragedia. Facendo palesemente il gioco con il regime di Kiev, i suoi complici si sono completamente screditati. Hanno chiuso un occhio sulle grossolane incoerenze e sulle vere e proprie bugie di Kiev nel quadro di questo processo. In particolare, il fatto chiave del caso sfugge ad ogni logica: le autorità ucraine non hanno chiuso lo spazio aereo della zona del conflitto in violazione del diritto internazionale. Tutto ciò mette in luce l’evidente pregiudizio politico dei principali partecipanti al procedimento.

Colleghi, quest’anno ricorrono 10 anni dal disastro, ma nulla è cambiato. L’Occidente continua a giustificare qualsiasi crimine dei suoi burattini di Kiev per ragioni di opportunità politica, cercando di puntare il dito contro la Russia anche quando i fatti indicano il contrario.

Voglio sottolineare che questo spettacolo politico non ha nulla a che fare con il processo di punizione dei responsabili dello schianto del volo MH-17, che erano e sono effettivamente a Kiev.

Grazie.

mercoledì 24 gennaio 2024

20240124 Lavrov ONU

Discorso e risposte alle domande dei media del Ministro degli Affari Esteri della Federazione Russa Sergej Lavrov durante la conferenza stampa a seguito della riunione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite sull’Ucraina e del dibattito aperto sulla situazione in Medio Oriente, compresa la questione palestinese, New York, 24 gennaio 2024

Do il benvenuto a tutti coloro che continuano a mostrare interesse per la politica estera russa e il nostro lavoro alle Nazioni Unite. Volevamo passare direttamente alle domande e alle risposte, ma devo iniziare con un altro fatto relativo all’uso di metodi terroristici da parte del regime di Kiev.

La mattina del 24 gennaio alle 11:15 (ora di Mosca) è stato commesso un atto terroristico, a seguito del quale un aereo da trasporto russo IL 76 è stato abbattuto vicino alla regione di Belgorod, mentre era in volo per trasportare 65 militari delle forze armate ucraine dalla regione di Mosca a Belgorod. Erano accompagnati da tre ufficiali russi e un equipaggio di sei persone. Sono morti tutti. Prigionieri di guerra ucraini che erano trasportati nella regione di Belgorod per effettuare lo scambio concordato tra Mosca e Kiev. Invece, la parte ucraina ha attaccato questo aereo con missili antiaerei dalla regione di Char’kov. E’ stato fatale.

Abbiamo già richiesto una riunione urgente del Consiglio di Sicurezza dell’ONU alle 15:00, ora di New York. Ci auguriamo che la Presidenza francese adempia coscienziosamente ai suoi compiti e pianifichi un incontro al più presto possibile. Non vorrei che si ripetesse la storia dell’aprile 2022: dopo una messa in scena nel villaggio di Buča, dove furono mostrati i corpi di persone (di cui ancora non riusciamo a conoscere i nomi), la presidenza britannica, che allora guidava il Consiglio di Sicurezza dell’ONU, ha rifiutato di convocare una riunione per tre giorni. Spero che i nostri colleghi francesi non seguano questa strada e convochino oggi alle 15 la riunione urgente del Consiglio di Sicurezza.

News Wire (tradotta dall’inglese): La maggioranza della comunità mondiale concorda sul fatto che una soluzione a due Stati è l’unico modo per raggiungere la pace tra Israele e Palestina. Durante gli incontri a New York ha avuto l’impressione che ci sia la possibilità di un’azione concertata di tutte le parti, compresa Tel Aviv, riguardo ad una soluzione a due Stati? Quali parametri temporali sono possibili per avviare una discussione del genere? Quali opzioni ci sono se il primo ministro israeliano Netanyahu continua a opporsi a ciò?

Lavrov: Ne abbiamo parlato in dettaglio nella riunione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, dove hanno parlato (e continuano a parlare) più di 70 delegazioni. Non c’è altro modo che attuare le decisioni del Consiglio di Sicurezza e dell’Assemblea Generale per creare uno Stato palestinese sui principi approvati all’epoca da tutti: i confini del 1967, la capitale a Gerusalemme Est e la garanzia della vitalità di uno Stato palestinese che vivrà in pace e sicurezza fianco a fianco con Israele e con tutti gli altri Paesi della regione.

Questo obiettivo fu posto per la prima volta alla fine degli anni Quaranta. Per molti decenni si è “parlato” dell’obbligo di creare uno Stato palestinese e si è cercato in ogni modo di “scioglierlo” in alcune iniziative “poco convinte”. Se la stessa “storia” si ripetesse ora, allora “semineremo nuovamente i semi” di un altro conflitto e ci saranno scoppi di violenza.

La maggior parte dei membri delle Nazioni Unite lo capiscono. Ho incontrato molti Paesi arabi. Abbiamo appena avuto un grande incontro con tutti gli ambasciatori che rappresentano i Paesi membri dell’Organizzazione per la Cooperazione Islamica. Tutti sono convinti che sia necessario prendere una decisione formale per la creazione di uno Stato palestinese, così come l’avvio dei negoziati, che devono essere accompagnati da mediatori neutrali ed efficaci.

Il Quartetto dei mediatori internazionali non esiste più. Gli Stati Uniti hanno fatto di tutto per indebolire il suo operato, annunciando che avrebbero mediato da soli. Sappiamo tutti molto bene a cosa ha portato questo. Sosterremo fermamente che l’iniziativa per creare un meccanismo di mediazione che preparerà (idealmente) una conferenza internazionale sulla questione palestinese dovrebbe essere presa dai Paesi della regione, in primo luogo dagli Stati membri della Lega degli Stati arabi.

Ma il primo passo (ne ho parlato ieri e oggi con i Paesi dell’OCI) è che è assolutamente necessario compiere sforzi per ripristinare l’unità palestinese, in modo che tutte le fazioni esistenti e coloro che lavorano con loro dall’estero si uniscano e dichiarino il ripristino dell’unità del popolo palestinese come solida base per il futuro Stato. Senza questo, tutti gli schemi che fluttuano nelle conversazioni dietro le quinte sono impraticabili. Mirano solo a creare l’apparenza di un cambiamento a Gaza senza unirla con la Cisgiordania all’interno di un unico Stato, mantenendo ancora una volta la parte palestinese divisa, non unita, e guadagnando tempo. Eravamo preoccupati per la dichiarazione del primo ministro israeliano Netanyahu secondo cui non si parla della creazione di uno Stato palestinese.

In ogni caso, un accordo è possibile solo attraverso il processo di negoziazione. Ci aspettiamo che coloro che hanno influenza sulla parte israeliana (più di quanta ne abbiamo noi, ad esempio) svolgano la loro funzione e garantiscano che Tel Aviv partecipi in buona fede al processo negoziale. Raggiungeremo questo obiettivo.

TASS: Ritornando alla mostruosa situazione dell’IL 76. Pensa che Kiev lo abbia fatto intenzionalmente? Quali obiettivi persegue l’Ucraina commettendo tali azioni e attacchi terroristici?

Com’è possibile (e potrebbe essere) che gli Stati Uniti non sapessero dell’imminente attacco di Hamas? Inoltre, ci è voluto un anno per prepararsi all’uso di armi pesanti. Quali sono i suoi pensieri su questo argomento? In che modo la situazione generale in Medio Oriente influisce sulla situazione politica interna negli Stati Uniti e sulle prossime elezioni?

Lavrov: Per quanto riguarda la questione dell’aereo da trasporto militare IL 76 abbattuto e le ragioni per cui la parte ucraina ha commesso questo atto criminale, ora stiamo accertando i fatti. Le prime notizie emerse erano che dopo che l’aereo si era schiantato dopo essere stato colpito da cannoni antiaerei, la parte ucraina aveva dichiarato un’altra vittoria per le “valorose” forze armate ucraine. Ma non appena si è saputo che si trattava di un volo che trasportava prigionieri di guerra per lo scambio (e gli ufficiali del loro dipartimento militare non potevano fare a meno di sapere che questo era in preparazione), la propaganda ucraina ha immediatamente iniziato a “nascondere sotto il tappeto” i rapporti di bravura delle loro vittorie e cercare di trovare altre spiegazioni.

Lo dirò di nuovo. Abbiamo appena ricevuto queste informazioni. Le stiamo controllando. A questo scopo insistiamo nel convocare oggi una riunione del Consiglio di Sicurezza, nella quale la parte ucraina possa raccontare come è successo il tutto.

Per quanto riguarda gli eventi nella Striscia di Gaza e le tendenze di crisi che vi si sono sviluppate. Abbiamo parlato molto con tutti i miei interlocutori, in particolare a Mosca, quando è arrivata la delegazione congiunta della Lega Araba e dell’OCI, di come sia “esplosa” la crisi. Ricordate come due settimane prima del 7 ottobre 2023, il consigliere per la sicurezza nazionale del presidente degli Stati Uniti Sullivan ha dichiarato in un’intervista che negli ultimi vent’anni la situazione in Medio Oriente non è mai stata così calma. E’ stato detto. Si tratta di sapere se la parte americana sapeva o aveva qualche segnale.

Sono molte le teorie del complotto avanzate. Subito dopo l’attacco terroristico (che abbiamo condannato), in Israele si è parlato del fatto che i servizi speciali e le agenzie di sicurezza israeliane non potevano ignorarlo. Hanno detto che gli Stati Uniti, che monitorano ogni punto del globo attraverso i loro satelliti, e soprattutto il Medio Oriente, non hanno potuto fare a meno di notare il movimento di un gran numero di persone, attrezzature e droni che si preparavano ad effettuare un atto terroristico.

Sento la stessa cosa che sente lei. Tale ragionamento appare nella sfera pubblica. Nessuno ha visto le prove. Non vorrei speculare se questo sia vero o no.

Sud Africa (tradotta dall’inglese): come valuta la Russia il caso presso la Corte internazionale di giustizia avviato dal Sud Africa riguardo al genocidio di Israele a Gaza?

Lavrov: La Corte internazionale adempirà alle sue funzioni. Come sapete, l’Ucraina accusa la Russia di aver violato la Convenzione sulla prevenzione e la repressione del crimine di genocidio e ha anche fatto appello alla Corte internazionale. Circa 40 Paesi occidentali, in violazione di tutti i precedenti, “si sono iscritti” dalla parte ucraina. Pertanto, non vi è dubbio che questo processo sarà estremamente politicizzato.

Sappiamo che tutti i giudici hanno il dovere di essere imparziali. Fatta eccezione per i giudici della CPI, che hanno le loro “regole”. La Corte internazionale di giustizia ha sempre goduto di un’ottima reputazione. Speriamo che sia guidata dalla lettera del diritto internazionale, compreso il diritto internazionale umanitario e il sistema giudiziario. Non vorremmo interferire.

A questo proposito, ho ricordato che il Segretario di Stato americano Blinken è stato recentemente in Medio Oriente. Gli è stata posta la stessa domanda e lui ha detto che la causa del Sud Africa contro Israele presso la Corte Internazionale di Giustizia per le azioni nella Striscia di Gaza stava distogliendo l’attenzione della comunità mondiale dalla risoluzione del conflitto israelo-palestinese. Presumibilmente l’attenzione viene prestata, ma viene “distratta”.

Non vediamo alcuna attenzione da parte di Washington se non i tentativi di “discutere” la situazione e in qualche modo impedire al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite di prendere una decisione diretta e inequivocabile sulla cessazione delle ostilità. Stanno cercando di usare un linguaggio che essenzialmente dia carta bianca per continuare la punizione collettiva dei palestinesi.

Vediamo. Il tribunale ha i suoi compiti e uno statuto che ne definisce i poteri.

Domanda (traduzione dall’inglese): la Russia ha inviato armi nucleari tattiche alla Bielorussia. Intendete utilizzare queste armi sul territorio dell’Ucraina?

Lavrov: Ci vuole molto tempo prima che le informazioni le arrivino. Questo è successo sei mesi fa. Il presidente russo Putin e il presidente bielorusso Lukašenko hanno spiegato tutto fin dall’inizio.

Gli Stati Uniti e i loro alleati stanno adottando misure per modernizzare le armi nucleari situate in cinque Paesi della NATO in violazione del Trattato di non proliferazione. Il personale militare di questi cinque Stati è addestrato all’uso di armi nucleari tattiche. Quando gli americani hanno voluto mettere il tema delle armi nucleari tattiche quasi al centro della nostra discussione sulla stabilità strategica, abbiamo cercato per molti anni di garantire che tutte le loro armi nucleari tattiche tornassero nel territorio statunitense. Se non altro perché la sua posizione in Europa è strategica per noi: è molto vicina ai nostri confini. Si sono rifiutati categoricamente.

Poi abbiamo detto che, poiché non riusciamo a comprendere appieno il motivo per cui stanno modernizzando i loro arsenali di armi nucleari tattiche (ancora una volta, tenendo conto che Washington si rifiuta di “rimuovere” queste armi sul suo territorio), la Russia, su richiesta del presidente della Bielorussia Lukašenko, trasferirà parte delle sue armi nucleari tattiche per il dispiegamento sul territorio della Repubblica di Bielorussia. Tutti lo sapevano.

L’Occidente ha cercato di suscitare l’isteria, dicendo che per loro è lecito, ma per noi no. Gli americani hanno costantemente mancato tutte le opportunità per evitare l’escalation. Hanno distrutto quasi tutti i trattati. Si rifiutano di far rientrare le loro armi nucleari tattiche nel quadro del Trattato di non proliferazione, che non hanno ancora violato.

Domanda (tradotta dall’inglese): non ci sono prove che gli Stati Uniti abbiano schierato armi nucleari tattiche sul territorio dell’Ucraina o della Bielorussia. Solo la Russia lo fa perché vuole difendere il proprio territorio.

Lavrov: Non ho detto che gli americani stiano piazzando armi nucleari in Ucraina. Mantengono le loro armi nucleari sul territorio di cinque Paesi membri della NATO da molto tempo, da molti decenni. I cittadini di questi Stati sono addestrati all’uso delle armi nucleari. Ecco cosa ho detto.

Ho già menzionato la mentalità dei nostri colleghi americani, anglosassoni e di altri Paesi occidentali, che credono di poter fare qualsiasi cosa. Dicono perché mai Russia e Bielorussia dovrebbero mettersi d’accordo su qualcosa: non sono Paesi “democratici”. E’ una mentalità triste. Presto interferirà con lo sviluppo dell’umanità. Non si può sempre vivere secondo un approccio neocoloniale e utilizzare pratiche neocoloniali nello spirito del “io posso fare tutto, ma tu no”.

BBC (tradotta dall’inglese): quali prove intende presentare la Russia del fatto che sull’aereo abbattuto c’erano effettivamente prigionieri di guerra? Non ha paura che la comunità internazionale non vi creda?

Lavrov: Non sono affatto preoccupato che non ci credano. Come ho già detto, la comunità internazionale, rappresentata dai rappresentanti occidentali e dai media, ha già dimostrato la sua posizione screditata.

Buča è già stata menzionata oggi. All’inizio di aprile 2022 i suoi colleghi della BBC hanno mostrato la via centrale del villaggio di Buča, da dove i soldati russi erano andati via tre giorni prima. Il sindaco della città ha riacquistato i suoi poteri e lo ha annunciato con orgoglio. E tre giorni dopo, la BBC mostra improvvisamente cadaveri di persone sulla strada principale della città. Siamo stati accusati di questo e ci sono state imposte ulteriori sanzioni. Tra poco saranno trascorsi due anni da quando chiedemmo di rendere almeno pubblici i nomi delle persone i cui corpi sono stati mostrati, anche nel servizio della BBC, che, in quanto autrice di quel servizio sensazionale, potrebbe essere interessata a stabilire la verità.

Non ci interessa davvero se la comunità internazionale (con questo lei intende l’Occidente e, soprattutto, gli anglosassoni) ci crede. “La verità fa male”. Pertanto, evitano una conversazione onesta e non rispondono a domande dirette in ogni modo possibile.

Se parliamo della BBC e del suo “punto di ubicazione”, ciò vale anche per l’avvelenamento di Salisbury. Non riusciamo ancora a ricevere una sola risposta alle richieste ufficiali (ce n’erano più di 40) da parte della Procura generale della Federazione Russa, alle quali le autorità reali britanniche sono obbligate a rispondere in conformità sia con i trattati internazionali che con le convenzioni bilaterali.

E in questo caso chieda ai suoi colleghi ucraini. Probabilmente hanno già imparato qualcosa dai “loro referenti”. Non posso promettervi da lontano che gli ucraini confesseranno. Ma sanno per certo che lì c’era del personale militare.

Ci crede? Con tutto il rispetto per la BBC, non sono troppo preoccupato per questo.

Televisione cinese (tradotta dall’inglese): Lei ha menzionato le parole e le azioni dei colleghi statunitensi in Medio Oriente. Dato che le autorità israeliane stanno abbandonando la soluzione dei due Stati, come annunciato ancora una volta la settimana scorsa, pensa che gli Stati Uniti abbiano ancora influenza su Israele sulle questioni relative al cessate il fuoco o alla soluzione dei due Stati? Secondo lei, in che modo la politica estera americana nei confronti del Medio Oriente contribuisce alla situazione attuale?

Lavrov: Non posso parlare di come si stanno costruendo le relazioni tra Stati Uniti e Israele. Questi sono i loro contatti bilaterali.

Posso solo confermare che, come la maggior parte dei presenti, leggiamo sui media americani informazioni su come qui all’interno dell’amministrazione sia in corso una disputa su come rendere Israele più flessibile e più costruttivo. Come andrà a finire, non lo so.

C’è il presidente, i suoi consiglieri per la sicurezza nazionale, il segretario di Stato e molti dei loro vice. Non so quanto sia vera qualsiasi speculazione. Non entrerò nemmeno in merito a questo.

Per quanto riguarda la crisi attuale. Le conseguenze della politica americana nella regione sono comprese da tutti più o meno allo stesso modo. Non una sola avventura intrapresa da Washington negli ultimi decenni, citando “gli interessi fondamentali della sua sicurezza” 10mila miglia attraverso l’Atlantico (qui secondo Washington c’erano minacce alla sua sicurezza), ha portato a una situazione in cui il Paese attaccato abbia iniziato a vivere meglio. Alcuni Paesi praticamente non esistono più.

Ad esempio, la Libia. La sua statualità è completamente distrutta. Iraq: tutti sanno quanto vergognosamente la diplomazia americana abbia cercato di giustificare l’aggressione, fallendo completamente con le sue “prove materiali”.

Dopo l’invasione dell’Iraq è emerso lo Stato Islamico. Quando gli Stati Uniti sciolsero tutte le strutture del partito Baath, compreso l’esercito, gli ufficiali di Saddam Hussein, per mantenere la possibilità di procurarsi il cibo per le loro famiglie, entrarono in massa a far parte dello “Stato islamico dell’Iraq e del Levante” e formarono il suo nucleo.

Inoltre, poco prima, apparve Al-Qaeda. Ciò è avvenuto a seguito dell’invasione americana dell’Afghanistan. E la loro aggressione contro la Siria ha portato alla creazione di Jabhat Al-Nusra, ora chiamato Hayat Tahrir al-Sham.

Sappiamo che in Siria, nelle basi create illegalmente dagli americani nell’est del Paese, si sta cercando di istituire una sorta di quasi-Stato dei curdi, creando così un problema esplosivo su scala regionale. E lì gli americani comunicano ancora con singoli militanti dello Stato islamico, che lì effettuano la riabilitazione, si addestrano e, sotto la direzione dei loro padroni americani, partecipano a una serie di operazioni e azioni terroristiche ben oltre i confini del Medio Oriente.

Gli Stati Uniti dicono a tutti che affronteranno lo stesso conflitto israelo-palestinese. Hanno interrotto le attività del “quartetto” di mediatori internazionali e hanno preso in carico tutto da soli. Vediamo come è andata a finire. Questo è un altro esempio di una situazione in cui, con la leadership americana, si verifica una tragedia.

Azerbajdžan (traduzione dall’inglese): come valuta il processo di normalizzazione delle relazioni tra Azerbajdžan e Armenia? Le forze di pace russe lasceranno la regione del Karabach nel 2025, come stabilito dall’accordo tripartito del 9 novembre 2020?

Lavrov: Il presidente russo Putin ha svolto personalmente un ruolo decisivo nel modo in cui è stato possibile fermare la guerra nel novembre 2020 e nel modo in cui diversi documenti trilaterali (armeno-azero-russo) sono stati concordati al massimo livello. Definiscono i parametri chiave dell’accordo, compresa la questione della delimitazione dei confini, dello sblocco delle rotte commerciali e dei trasporti e della firma di un trattato di pace. Sono state create strutture pertinenti a livello di vice primi ministri dei tre Paesi per affrontare il lato economico della questione.

Ultimamente abbiamo visto come, dopo aver raggiunto tutti questi accordi, i nostri colleghi occidentali hanno deciso che era in qualche modo sbagliato che la Russia riuscisse a realizzare progressi in questo settore. Cominciarono ad attirare armeni e azeri a Bruxelles, poi a Parigi, poi a Washington, poi a Praga. A proposito, nella Repubblica Ceca nel 2022, il Primo Ministro armeno Pašinjan ha firmato un documento in cui riconosce l’integrità territoriale dell’Azerbajdžan entro i confini del 1991. Ciò significa che la Regione Autonoma del Nagorno-Karabach (come allora veniva chiamata il Karabach) è parte integrante dell’Azerbajdžan. Questa è stata una sorpresa per noi. Prima sono state discusse varie opzioni per la soluzione finale del problema dello status del Karabach, ma il Primo Ministro armeno ha fatto tutto da solo. Da allora la questione dello status, di cosa sia il Karabach, è stata chiusa.

Abbiamo ancora le forze di pace lì, anche dopo che tutti hanno riconosciuto il Karabach come territorio dell’Azerbajdžan. Questa questione non riguarda più la parte armena. Questa è una questione di relazioni bilaterali tra Russia e Azerbajdžan. I presidenti hanno discusso questo argomento e hanno convenuto che in questa fase la presenza delle forze di pace russe svolge un ruolo positivo nel rafforzare la stabilità, la fiducia nella regione e nel facilitare il ritorno dei residenti del Karabach che lo desiderano.

Canada Free Press (tradotta dall’inglese): Recentemente Israele ha offerto un cessate il fuoco di due mesi in cambio del rilascio di tutti gli ostaggi, ma Hamas ha categoricamente rifiutato questa proposta.

Ha menzionato anche il primo ministro israeliano Netanyahu e le sue dichiarazioni sul rifiuto della soluzione a due Stati. Ma proprio ieri, il leader di Hamas ha anche dichiarato inequivocabilmente l’impossibilità di una soluzione a due Stati, definendola una “entità sionista”. Nel loro statuto chiedono la distruzione dello Stato ebraico. Come può commentarlo?

Lavrov: Vengono avanzate proposte per “prendersi una pausa per due settimane o due mesi”, riguardo al ritorno degli ostaggi, mentre “quella” parte dice che torneranno, ma non tutti. Sono in corso contrattazioni che distraggono dall’essenza del problema. E dovrebbe consistere in un cessate il fuoco immediato.

Potete sostenere quanto volete che Hamas non riconosce lo Stato ebraico e quindi giustificare la continuazione del massacro a Gaza. Se prestiamo attenzione solo alla “superficie” di ciò che sta accadendo, alle manifestazioni individuali, e non vediamo l’orizzonte dove è destinato ad apparire uno Stato palestinese, incidenti di questo tipo divamperanno continuamente.

Siamo interessati a una soluzione a lungo termine. Pertanto, insistiamo non solo sulla promessa di avviare i negoziati per la creazione dello Stato di Palestina, ma che tali passi siano compiuti in termini pratici e che vi sia un calendario chiaro su quando culmineranno nel risultato richiesto dal Consiglio di Sicurezza e l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.

Il primo passo su questa strada (ne ho parlato ieri e l’ho menzionato oggi in un incontro con i Paesi musulmani) dovrebbe essere il ripristino dell’unità palestinese. Loro stessi devono capire in base a quali principi la ripristineranno. Senza l’unità del popolo palestinese, non ci sarà alcuna base per uno Stato palestinese, e rimarranno solo pretesti per mantenere Gaza separata in una sorta di status speciale (dove qualcuno fornirà una cintura di sicurezza, zone cuscinetto) e la Cisgiordania separatamente, continuando a “fare buchi” come un setaccio con gli insediamenti illegali, mettendo così in dubbio il concetto stesso di uno Stato palestinese unificato. E’ necessario prestare attenzione a questi dettagli.

Per quanto riguarda le dichiarazioni di Hamas. Avete visto i comandanti dell’IDF dire che i palestinesi sono “animali” e che “non possono essere classificati come persone civili”? Alcuni hanno addirittura affermato che ogni residente di Gaza diventa automaticamente un estremista dopo aver compiuto tre anni, perché, dicono, lì si coltiva l’odio verso Israele. Comunque si chiami questo processo, ma quando lo Stato promesso non è stato dato per più di 70 anni… Cosa pensa che insegnino nelle scuole, cosa raccontano ai bambini negli asili di Gaza per la terza generazione consecutiva? Probabilmente spiegano loro che si sta commettendo un’ingiustizia.

Molti anni fa dissi ai miei colleghi israeliani che il problema irrisolto della creazione di uno Stato palestinese è il fattore più importante che consente agli estremisti di essere reclutati nelle fila di varie organizzazioni. Allora si offesero con me, ma ne sono ancora convinto.

Se perdiamo questo momento di preoccupazione attuale e non riusciamo a portare avanti una soluzione che promuova gli interessi dei palestinesi di avere uno Stato vitale e funzionante fornendo allo stesso tempo garanzie di sicurezza israeliane (una parte fondamentale della sfida), allora avremo perso una rara opportunità storica.

Domanda: La comunità mondiale ricorda come sono apparse e come sono nate organizzazioni come Hamas?

Lavrov: Ne abbiamo parlato oggi con i rappresentanti dell’Organizzazione per la cooperazione islamica. Ricordano bene come è successo tutto. Hamas è stato utilizzato per contrastare Fatah a Ramallah e per “bilanciarlo”. Non voglio entrare nei dettagli adesso.

Nel 2006, durante i preparativi per le elezioni in Palestina, ho parlato con l’allora segretaria di Stato americana Condoleeza Rice. La nostra valutazione della situazione è stata che sarebbe stato meglio consigliare ai palestinesi di rinviare le elezioni. La “misurazione” dell’umore della popolazione di Gaza e della Cisgiordania indicava che la popolarità di coloro che parlano da posizioni radicali (in particolare Hamas) era notevolmente aumentata. Rice non era d’accordo e disse che la democrazia funziona così: tipo, sarà quel che sarà.

Più recentemente, l’ex segretaria di Stato americana Hillary Clinton, ricordando quel periodo, ha affermato che gli americani non avrebbero dovuto accettare di tenere elezioni in cui Hamas avesse vinto e, se avessero accettato, avrebbero dovuto fare di tutto per garantire che vincessero coloro che li favorivano. Ciò riguarda anche la questione della struttura democratica del mondo e di quei Paesi ai quali gli americani prestano una certa attenzione.

Domanda: Come valuta il livello delle relazioni russo-americane? A che punto sono adesso? Ci sono prospettive per un loro completo congelamento, da cosa potrebbe o dipenderà in definitiva?

Lavrov: Il livello è basso. Il punto è basso. Non ci sono praticamente contatti, ad eccezione della discussione sulle condizioni per il funzionamento delle nostre missioni diplomatiche negli Stati Uniti e sul lavoro dei loro diplomatici nella Federazione Russa. Anche qui ci sono molti tentativi di ottenere vantaggi unilaterali, di accusarci di fare determinati passi. Anche se sanno bene che tutta la storia attuale della presenza diplomatica è iniziata con la decisione di Barack Obama nel dicembre 2016.

Tre settimane prima dell’insediamento di Donald Trump, l’amministrazione democratica ha lasciato un “regalo”: ha cacciato da Washington un totale di 120 nostri cittadini (con le loro famiglie). E in modo “nobile” tipicamente americano: la data entro la quale avrebbero dovuto volare in Russia era determinata in modo tale che non ci fosse un volo diretto da Washington a Mosca. Molto “umani”. I nostri dipendenti, compresi quelli con bambini piccoli, hanno viaggiato per più di sei ore in autobus fino a New York per salire su un aereo per Mosca. Questo non è accettabile per degli adulti.

Non abbiamo risposto per molto tempo. Quando il presidente Donald Trump è venuto alla Casa Bianca, la sua amministrazione ci ha chiesto di non reagire. Erano indignati da questa mossa dei democratici. Abbiamo suggerito loro che se avessero potuto correggere la situazione, avremmo aspettato e guardato. Non ce l’hanno fatta. Nessuno ha cancellato il principio di reciprocità, altrimenti il Paese semplicemente non sarebbe rispettato. Nell’estate del 2017 ci siamo scusati e abbiamo risposto in modo speculare, “chiedendo” ad altrettanti diplomatici americani di lasciare la Russia.

Gli americani, in quanto paladini della cultura della “cancellazione”, hanno invertito ciò che aveva fatto Barack Obama. Iniziano tutte le loro attuali conversazioni con il fatto che, dicono, abbiamo cacciato la loro gente nell’estate del 2017. Ma lo abbiamo fatto in risposta. Non è una narrazione onesta.

Domanda: è possibile congelare le relazioni tra Stati Uniti e Russia?

Lavrov: Praticamente non ce ne sono. C’è una noiosa conversazione su come dovrebbero funzionare le missioni diplomatiche di Russia e Stati Uniti, di quanto personale di sicurezza dovrebbe avere l’ambasciatore americano. Nonostante il nostro ambasciatore, secondo gli americani, abbia bisogno di meno dipendenti per garantire la sua sicurezza. Non posso credere che si stia discutendo di questi argomenti.

Un altro tema ricorrente sono i ricordi americani che il Trattato tra la Federazione Russa e gli Stati Uniti d’America sulle misure per l’ulteriore riduzione e limitazione delle armi offensive strategiche esiste, ma la Russia ne ha sospeso l’attuazione. Ad esempio, riprendiamo questo lavoro.

Abbiamo risposto molte volte che il Trattato dice che è stato concluso e si basa sui principi di sicurezza indivisibile, uguaglianza e rispetto reciproco. Tutto il resto, comprese le ispezioni degli impianti nucleari di cui gli americani hanno così disperatamente bisogno, deriva da questi principi. E furono “calpestati” dagli americani. Ma quelli, con la loro tipica semplicità nazionale, dicono che “è un’altra cosa”.

Per gli Stati Uniti non importa che stiano facendo una guerra con noi in Ucraina, che definiscano nemica la Russia (nei loro documenti dottrinali il nostro Paese è indicato come nemico), che abbiano aizzato quasi tutta l’Europa contro il nostro Stato. Allo stesso modo, Napoleone riunì tutta l’Europa sotto la sua bandiera contro la Russia, e Hitler portò la maggior parte dei Paesi europei nelle file della Wehrmacht e li costrinse a combattere contro l’Unione Sovietica. Allo stesso modo, l’America ha ora riunito tutta l’Europa sotto la “bandiera dei nazisti” (nella persona di Zelenskij) e vigila attentamente per garantire che nessuno faccia “passi laterali”, che scarti.

Nella conferenza stampa successiva ai risultati del 2023 (il 18 gennaio di quest’anno), mi è stato chiesto se fosse stata data una risposta al documento non ufficiale americano sul dialogo strategico. Lo abbiamo mandato all’inizio di gennaio di quest’anno. E’ tutto esplicitato. Non abbiamo nulla di cui discutere con loro adesso. Ci siamo impegnati a mantenere i “tetti” sui tipi di armi fissati nel Nuovo Trattato START, ma non possono esserci ispezioni. Inoltre, ci sono già stati casi in cui gli ucraini hanno attaccato le nostre strutture strategiche con armi a lungo raggio, che (dirò evasivamente) non avrebbero potuto “raggiungere” queste strutture se gli americani non avessero contribuito a modernizzarle.

Domanda (tradotta dall’inglese): è preoccupato che la Corea del Nord non cercherà più l’unificazione con la Corea del Sud? L’aumento della tensione nella penisola coreana preoccupa Mosca? Potete confermare che il presidente russo Putin visiterà la RPDC?

Lavrov: Le relazioni tra Russia e RPDC si stanno sviluppando in modo piuttosto attivo e costante. Notiamo che la Corea del Nord si sforza di essere indipendente e di “non ballare secondo la musica di chicchessia”. Vediamo come gli Stati Uniti, insieme al Giappone e alla Corea del Sud, stanno “mettendo insieme” un nuovo blocco militare che sta aumentando l’attività militare e che sta conducendo esercitazioni su larga scala senza precedenti con l’obiettivo apertamente dichiarato di prepararsi alla guerra con la RPDC.

Da molti anni promuoviamo l’idea di creare una zona di sicurezza e pace nella penisola coreana. E’ stato consacrato come uno degli obiettivi dei “negoziati a sei”. Ma come tale è stato ignorato dagli americani con vari pretesti: dicono che è troppo presto per arrivare ad accordi del genere, dobbiamo pensarci. Questo gruppo per discutere garanzie di sicurezza reciprocamente accettabili e misure di rafforzamento della fiducia non ha mai iniziato a funzionare.

Allo stesso tempo, la retorica della Corea del Sud è diventata sempre più rivolta a Pyongyang. E in Giappone crescono dichiarazioni piuttosto aggressive. Stiamo seriamente parlando di avere prima un ufficio di rappresentanza in questo Paese e poi, molto probabilmente, l’infrastruttura della NATO. Gli americani stanno attivamente “spostando” sia le loro infrastrutture militari che l’Alleanza del Nord Atlantico in questa regione. Si dice che il “triangolo” USA-Giappone-Corea del Sud svilupperà la cooperazione nel campo nucleare.

Il leader nordcoreano Kim Jong-un ha dichiarato che non si unirà alla Corea del Sud. Il primo ministro israeliano Netanyahu ha affermato che non ci sarà nessuno Stato palestinese. E’ un male quando dominano e prevalgono tendenze divisive anziché unificanti. Ma il contributo a questo processo già sistemico osservato in molte regioni del mondo viene dato, innanzitutto, da coloro che si considerano “padroni della Terra”, credono di aver governato il mondo per 500 anni come volevano, hanno vissuto al comando a spese degli altri, e ciò dovrebbe continuare ad essere fatto. Si tratta di una logica che ignora completamente le realtà oggettive, in particolare il fatto che la stragrande maggioranza delle ex colonie sono diventate indipendenti, hanno realizzato i propri interessi nazionali, vogliono rafforzare la propria identità nazionale, culturale e religiosa e si stanno sviluppando in modo tale che l’Occidente sia lasciato indietro, almeno i suoi membri BRICS.

E’ necessario rispettare le realtà del mondo moderno, e non pensare che se sei così forte, hai il dollaro e puoi “strangolare” tutti con esso: se vuoi, disconnetti dal sistema SWIFT, se vuoi, non concedi prestiti tramite il FMI e la Banca Mondiale. Gli stessi Stati Uniti lo hanno imposto al mondo intero e un tempo il mondo lo aveva accettato. Gli americani allora hanno iniziato ad abusare grossolanamente della loro influenza su questi meccanismi globali.

Lasci che le faccia un’analogia dell’infanzia: quando uscivamo a fare una passeggiata in cortile dopo la scuola, c’erano sempre ragazzi più giovani e qualcuno più grande. E i ragazzi più grandi a volte cercavano di offendere i più piccoli. E’ stato un peccato, ma poi i piccoli sono cresciuti abbastanza velocemente e il problema è stato risolto.

Russia Today (traduzione dall’inglese): L’agenzia stampa Bloomberg in uno dei suoi titoli dice che l’Europa deve “armarsi contro i barbari alle sue porte”, cioè contro la Russia. Numerosi leader occidentali sostengono che la Russia attaccherà i Paesi della NATO nei prossimi cinque anni. Pensa che i leader dei Paesi occidentali stiano cercando di incitare la propria popolazione verso una possibile guerra “totale” contro la Russia?

Lavrov: Sentiamo costantemente questa retorica. Penso che non sia così. Ci sono ancora persone intelligenti, che possiedono non solo la conoscenza della storia, ma anche un istinto di autoconservazione. Ho sentito che il presidente degli Stati Uniti Biden ha detto qualcosa di simile, avvertendo che se l’Ucraina perde, la Russia “andrà” immediatamente negli Stati baltici, in Finlandia e in altri Paesi della NATO. Leader di “basso calibro” hanno fatto dichiarazioni simili, e non solo negli Stati Uniti.

Sono propenso a credere nell’intelligenza della leadership americana. Lo considero un tentativo di risolvere il problema immediato relativo allo stanziamento di fondi all’Ucraina. Credono che il Congresso possa essere facilmente intimidito da questa favola, dall’invenzione che alla fine arriverà a un compromesso e deciderà di stanziare 60 miliardi di dollari per l’Ucraina in un pacchetto con assistenza a Israele e alcune somme per attrezzature al confine americano. Sono convinto che chi dice queste cose capisce benissimo che si tratta di una sciocchezza. Il presidente russo Putin ha commentato questa storia abbastanza recentemente. Consiglio di rivedere la sua intervista.

Non abbiamo alcun desiderio, nessuna necessità militare, politica o economica di attaccare nessuno. Non avremmo avuto la necessità di lanciare l’operazione militare speciale se l’Occidente non avesse permesso il colpo di Stato del febbraio 2014 e successivamente non avesse dato carta bianca ai golpisti, che hanno immediatamente annunciato che avrebbero cancellato lo status della lingua russa in Ucraina, chiamando terroristi gli abitanti della Crimea e del Donbass (persone che hanno rifiutato di accettare i risultati del sanguinoso colpo di Stato anticostituzionale). Tutto questo è avvenuto con il sostegno dell’Occidente.

La guerra scatenata contro il Donbass è stata fermata e sono stati firmati gli accordi di Minsk (i tedeschi e i francesi ci hanno implorato, lo hanno chiesto anche gli americani). Sono stati approvati all’unanimità nella sala accanto, al Consiglio di Sicurezza dell’ONU. All’epoca aveva funzionato. Si è scoperto che, ad eccezione del presidente russo Putin, nessuno dei firmatari intendeva attuarli. Lo hanno poi ammesso loro stessi.

Sto dicendo che l’operazione militare speciale è diventata inevitabile dopo molti anni di tentativi di convincere l’Occidente del pericolo di creare una minaccia diretta dall’Ucraina direttamente ai nostri confini: a meno di 10mila miglia di distanza (gli americani una volta dicevano che Iraq, Afghanistan, Libia, Siria, Jugoslavia erano una minaccia per gli interessi americani), non oltre l’oceano, ma proprio ai confini della Russia e su quelle terre che furono bonificate e sviluppate dai russi per diversi secoli, in cui ora i discendenti vivono. Ma è loro proibito parlare russo: questa è una situazione completamente diversa.

E’ un peccato che alcuni in Europa stiano cercando di seguire questa strada, cercando di bandire la lingua e la cultura russa. Ciò è indegno di coloro che sono orgogliosi dell’alto rango dei membri dell’Unione Europea.

Domanda (tradotta dall’inglese): Presto si terranno le elezioni in Europa. Pensa che queste elezioni e i loro risultati possano cambiare il rapporto tra Europa e Russia, magari a vostro favore?

L’ex presidente degli Stati Uniti Trump ha affermato che se tornerà alla Casa Bianca, fermerà la guerra in Ucraina in pochi giorni. Gli crede? Pensa che possa farcela?

Lavrov: Ci sono molti eventi e dichiarazioni che compaiono quotidianamente nella sfera pubblica, in relazione ai quali si può porre la stessa domanda: ci crede o no? Non voglio giocare. Non posso credere in qualcosa che non si è materializzato. Vediamo.

Dubito che la parte ucraina sarà pronta per qualsiasi tipo di soluzione. Il presidente Zelenskij ha già commentato in modo piuttosto scortese queste dichiarazioni di Trump. Ha uno stile piuttosto rozzo, come, in linea di principio, l’intera leadership ucraina. Ricordate, l’ambasciatore dell’Ucraina in Germania Mel’nik ha definito il cancelliere tedesco Scholz “una salsiccia di fegato offesa”. E quale fu la reazione di Scholz? Va tutto bene, va tutto bene. Quindi la maleducazione è nel loro sangue.

Per quanto riguarda le elezioni del Parlamento europeo, non conosco molto bene questo “organismo politico”. Di tanto in tanto sentiamo dichiarazioni e risoluzioni russofobe adottate lì. No, non mi interessano e non seguo queste elezioni. Penso che sia molto più utile guardare quali Paesi dell’UE, durante le loro elezioni nazionali, stanno cercando di evitare che ogni nazione europea venga dissolta in questo apparato burocratico senza volto di Bruxelles. Questo è più interessante che guardare chi e come negozierà e raggiungerà accordi riguardo al passaggio al Parlamento europeo.

News Daily (traduzione dall’inglese): I canali diplomatici tra Russia e Stati Uniti sono sostanzialmente interrotti. Che tipo di danno pensa che stia subendo il resto del mondo quando non esiste una relazione normale tra due Paesi? Cosa è necessario fare per normalizzare le relazioni russo-americane?

Lavrov: Mi interessa che il resto del mondo soffra per lo stato attuale delle relazioni russo-americane?

Per rispondere a questa domanda, le chiederei di dirmi quanto piacere ha provato il resto del mondo quando abbiamo avuto rapporti più o meno normali con l’America? Cos’era? Solo in senso astratto. Quanto è bello che parlino tra loro? Può essere più specifico su ciò che sta accadendo ora e su come il resto del mondo ne sta soffrendo.

A quanto pare possiamo dire che ormai in molti lanciano l’allarme per il fatto che l’escalation e la retorica bellicosa stanno crescendo. Nessuno vuole una “grande guerra”. E nemmeno noi. Molte volte nella nostra storia abbiamo vissuto “grandi” guerre.

Ma queste azioni vengono intraprese dagli Stati Uniti. I documenti dottrinali degli Stati Uniti e della NATO affermano che noi siamo la principale minaccia diretta. E nella fase successiva, la Cina sarà la loro sfida principale. “Scrivono” attentamente tutte queste formule.

Dirò di più, stanno attirando Paesi neutrali. La Finlandia è già nella NATO. Non è chiaro cosa ci guadagnerà. In Svezia, a quanto pare, il “processo” è cambiato. Ieri ho incontrato il capo del Dipartimento federale degli affari esteri della Confederazione Svizzera, Kassis. Mi voleva convincere che potevano (come avevano fatto prima) essere mediatori in qualsiasi questione. Gli ho spiegato che il mediatore deve essere neutrale. La Svizzera era famosa non solo per la sua neutralità militare, ma anche nel senso più ampio del termine. Ciò ha consentito a Ginevra di fungere con successo da capitale europea delle Nazioni Unite, di ospitare vari processi di negoziazione e di contribuire così allo sviluppo pacifico della Terra e delle sue varie regioni. Kassis ha detto che sono tuttora “sempre pronti” e, dicono, “al nostro servizio”.

Ho attirato la sua attenzione sul fatto che ora hanno già concordato una strategia di sicurezza nazionale, che coprirà il periodo dal 2024 al 2028. Si afferma che la Svizzera è pronta e interessata a costruire la sicurezza europea non con la Russia, ma contro la Russia. Ci sono altri esempi, più piccoli delle relazioni russo-americane. Ma questi esempi (come quello che ho appena citato) riflettono il modo in cui sistematicamente il “principale garante dell’unità occidentale” inculca nella testa anche dei Paesi neutrali la necessità di agire da posizioni russofobe, anti-russe. E’ triste.

ARD, Germania (tradotta dall’inglese): negli ultimi giorni ha avuto l’opportunità di incontrare a New York l’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump o i rappresentanti della sua campagna presidenziale?

>Lavrov: Sta parlando di nuovo di questo anche lei, ho capito bene?

ARD, Germania (tradotta dall’inglese): Non ancora.

Lavrov: Meno male. Perché no, non l’ho incontrato.

India (traduzione dall’inglese): Recentemente abbiamo sentito che tra la Russia e l’India si sta creando il Corridoio del Mare Orientale. Come vede la Russia il potenziale impatto di un simile corridoio sulle relazioni commerciali con l’India? Che impatto avrà tutto questo sulla regione del Pacifico?

Lavrov: Questa domanda richiede una risposta dettagliata. In breve, noi, come la stragrande maggioranza dei Paesi del continente eurasiatico, sentiamo il bisogno di nuovi corridoi che forniscano una logistica più economica e una consegna più rapida delle merci rispetto a quanto avviene attualmente attraverso il Canale di Suez o intorno all’Africa. Tutti sono interessati a creare catene di trasporto logistico che non dipendano dall’Occidente, da coloro che abusano sistematicamente della propria posizione nel commercio e nelle rotte di trasporto globali.

Esiste un corridoio nord-sud che consentirà la consegna rapida, efficiente e affidabile delle merci dal Mar Baltico al Golfo Persico. Esiste un piano per collegare i porti russi dell’Estremo Oriente e dell’India. C’è l’iniziativa Europa-Medio Oriente-India. Gli europei occidentali stanno promuovendo questo argomento. Ma per noi la priorità è il corridoio Nord-Sud, di cui l’India beneficerà direttamente. Attraverserà la Russia, l’Azerbajdžan, l’Iran e arriverà fino all’India. Anche il Pakistan è interessato a questo.

Ci sono molte discussioni simili adesso. L’India è molto interessata alla rotta del Mare del Nord. Proprio come la Cina. La rotta del Mare del Nord, tenendo conto del fattore di riscaldamento e della prospettiva che durerà tutto l’anno, è in diretta concorrenza con tutte le altre rotte, guadagnando un terzo del tempo rispetto alla stessa rotta attraverso il Canale di Suez. Ne stiamo discutendo con i nostri colleghi indiani, naturalmente, non attraverso il nostro ministero. A farlo sono i ministri dell’Economia, delle Finanze, dei Trasporti e i capi di governo. Ma questo è uno dei principali obiettivi a lungo termine del nostro sviluppo regionale.

Domanda (tradotta dall’inglese): Recentemente ha menzionato l’importanza dell’interazione dei talebani con il Fronte di resistenza nazionale dell’Afghanistan. Lei ha parlato della necessità di creare un governo inclusivo in questo Paese. Cosa intendeva? Può precisare circa l’interazione con il Fronte di Resistenza Nazionale? Ieri lei ha parlato di ciò che sta accadendo nel Mar Rosso in relazione agli Houthi. Potrebbe dirci di più a riguardo?

Lavrov: Per quanto riguarda il Mar Rosso. C’è un’aggressione diretta e illegale in corso in violazione di tutti i principi del diritto internazionale. I partecipanti e gli organizzatori di questa aggressione mentono quando affermano che si tratta di legittima difesa in conformità con la Carta delle Nazioni Unite. Il nostro Ufficio di Rappresentanza a New York ha distribuito un documento (è disponibile) che smonta tutti gli argomenti utilizzati da inglesi e americani e dimostra che si tratta di pura rapina e non di legittima difesa.

Per quanto riguarda l’Afghanistan. La nostra ambasciata non è mai stata ritirata da Kabul. Ha funzionato e continua a funzionare lì. Siamo in contatto con i talebani, come con le persone che detengono il potere reale nel Paese. Ma come tutti gli altri membri dell’ONU, non riconosciamo ancora ufficialmente i talebani, dal momento che si sono impegnati a soddisfare diverse condizioni, tra cui il rispetto dei diritti umani, in particolare delle ragazze e delle donne, promettendo la creazione di un governo inclusivo. Inclusivi non solo dal punto di vista dell’origine etnica. Ci sono uzbeki, tagiki, pashtun, hazari nel governo talebano, ma sono tutti politicamente talebani. Si tratta di garantire non solo l’inclusione etno-confessionale, ma anche l’inclusione politica. Ci sono anche l’ex presidente Hamid Karzai, l’ex capo dell’amministrazione Abdullah Abdullah e altre figure laiche che vogliono restare nel loro Paese, aiutarlo e rimetterlo su basi normali.

Come sapete, anche in questo caso gli americani non restituiscono i soldi degli altri. 9 miliardi di dollari potrebbero essere utili per risolvere gli acuti problemi socioeconomici dell’Afghanistan, ma li hanno “intascati” e non spiegano nulla su come e cosa.

Per quanto riguarda il Fronte di Resistenza Nazionale dell’Afghanistan. E’ nel nord del Paese. Hanno una posizione che non lascia sperare che siano pronti ad entrare in dialogo con i talebani nel prossimo futuro. Ma dobbiamo lottare per questo. Sono tutti afgani. Lo sosteniamo attivamente. Ma per questo è necessario che coloro che influenzano questo Fronte di Resistenza Nazionale incoraggino anche un approccio pacifico, e non diano per scontate le azioni violente che di tanto in tanto continuano.

Sky News Arabia (tradotta dall’inglese): pensa che il Quartetto per il Medio Oriente sia “morto” e che la Russia stia svolgendo un ruolo attivo, visti gli eventi recenti?

Ci sono numerosi rapporti secondo cui la Casa Bianca, il Dipartimento di Stato e il Pentagono stanno discutendo del ritiro delle forze americane dalla Siria. Come può commentarlo?

Lavrov: A proposito del “quartetto”. Ho commentato approfonditamente questo argomento nei giorni scorsi. Anche qui a New York. Per molti anni, probabilmente a partire dal momento in cui è stata approvata la “road map” per l’accordo israelo-palestinese (molto tempo fa), abbiamo sostenuto la piena partecipazione dei rappresentanti della Lega degli Stati arabi al “quartetto”. Per il resto, questa struttura appariva in qualche modo “semi-coloniale”: USA, Russia, Unione Europea, ONU e nessun arabo. Ma dobbiamo occuparci della soluzione del Medio Oriente.

Purtroppo è stato possibile solo garantire che i restanti membri del Quartetto accettassero di invitare di tanto in tanto rappresentanti della Lega degli Stati arabi. Una volta terminata la discussione principale, sono stati semplicemente informati di cosa discutevano i “fratelli maggiori” e se si fossero accordati su qualcosa. Ora, quando ho affermato che siamo interessati a un nuovo meccanismo di mediazione efficace, ho espresso una riserva sul fatto che i Paesi regionali dovrebbero svolgere un ruolo guida in tale ambito. Dalle mie numerose conversazioni con questi Paesi (Giordania, Qatar, Emirati Arabi Uniti, altri colleghi), ho sentito che erano pronti ad assumere un ruolo così proattivo. Non sarà facile. Gli “istinti” impiegano molto tempo a morire. L’istinto americano di risolvere da soli tutti i problemi e di dire a tutti chi dovrebbe fare cosa e chi, ad esempio, Abbas dovrebbe scegliere come “protettore” di Gaza, questi istinti non sono affatto scomparsi.

Non abbiamo una “conversazione” con gli americani sul problema del Medio Oriente. Anche se in questo caso sarebbero opportuni sforzi collettivi a sostegno degli Stati regionali. Ma tutto è cancellato.

Credo che il nuovo meccanismo dovrebbe essere guidato e composto da un nucleo di Paesi regionali. Se riterranno opportuno che Russia, Cina e altri Paesi del cerchio esterno si uniscano a questi sforzi, allora quella sarà una loro decisione. Probabilmente, allora tutti dovranno essere d’accordo, lavorare in armonia e non cercare di lanciare contemporaneamente alcuni schemi che distraggono l’attenzione.

Il ritiro delle truppe dalla Siria è già avvenuto una volta. Quando Trump, in qualità di presidente degli Stati Uniti, ha annunciato che avrebbero lasciato la Siria, i leader delle forze democratiche siriane hanno immediatamente iniziato a chiedere a noi, al nostro personale militare, di aiutarli a stabilire contatti con Damasco. Pochi giorni dopo, gli Stati Uniti “hanno cambiato idea” e i rappresentanti delle forze democratiche siriane, i curdi, hanno smesso di chiederlo. Sono subito tornati sotto l’“ala” americana. Il punto qui non è se se ne andranno oppure no. Sono lì illegalmente. Le forze politiche dei curdi siriani, contando sull’“ombrello americano” e sul clientelismo, stanno facendo una scommessa moralmente e politicamente falsa.

Domanda (tradotta dall’inglese): Il Pentagono si dice pronto a collaborare con la Turchia per contribuire a risolvere il conflitto nel Mar Nero nel contesto della Convenzione di Montreux. Si parla di annullare questa convenzione? Il presidente Putin ha intenzione di visitare la Turchia nel prossimo futuro?

Lavrov: Per quanto riguarda la dichiarazione del Pentagono, a quanto ho capito (non l’ho vista), a quanto pare, hanno detto che avrebbero chiesto alla Turchia un ammorbidimento del “regime degli stretti” rispetto alle esigenze attuali, quando in condizioni di ostilità le navi da guerra dei Paesi non costieri non entrano nel Mar Nero. Questi sono i cambiamenti che vogliono ottenere. Se è così, allora i nostri colleghi turchi ci hanno ripetutamente detto che, in quanto custodi dell’eredità della Convenzione di Montreux, si atterranno rigorosamente alle sue disposizioni. Mi risulta che il capo del Pentagono, Austin, sia tornato al lavoro. Questo è probabilmente il motivo per cui ora sono così attivi. Non penso che ci riusciranno.

Per quanto riguarda la visita in Turchia. Mi è stato chiesto anche della visita in Corea del Nord. Posso dire che il presidente Putin ha ricevuto inviti dai leader di questi due Paesi e da molti altri suoi partner stranieri. L’elenco dei suoi contatti è formato al Cremlino dalla sua amministrazione.